corriere.it, 27 novembre 2025
Nucleus Genomics, la startup che promette bambini su misura (ma fa «solo» scegliere l’embrione migliore)
Tre neonati con caratteristiche fenotipiche totalmente diverse, gli slogan «Pick your baby» e «Have your best baby» che si stagliano sopra le loro teste: ad un primo sguardo, la campagna pubblicitaria recentemente lanciata dalla startup newyorkese Nucleus Genomics sembra strizzare l’occhiolino alla scelta degli starter di un qualsiasi capitolo dei Pokémon, con la «sottile» differenza che qui non si è allenatori di mostriciattoli virtuali, ma genitori. La scelta non è tra tipo Acqua, Fuoco ed Erba, ma ricade su embrioni veri, fatti e finiti.
Messa in questi termini, la volontà della compagnia (sostenuta da mecenati di spicco come Peter Thiel, il fondatore di PayPal) abbraccerebbe apparentemente quegli stessi meccanismi di editing genetico visti qualche settimana fa con Preventive, la startup finanziata da Sam Altman (il numero uno di OpenAI) e soci, sfiorando ancora una volta il rischio distopico di sfociare nell’eugenetica e nei cosiddetti «designer babies».
Non ci si affiderebbe più alla «casualità» della natura, ma come nel reparto ortofrutta di un supermercato si finirebbe a scegliere l’anguria più buona e dalle migliori caratteristiche (forma e colore della buccia, suono sordo alla percussione, etc.) tra quelle messe in vendita sul bancone.
C’è da fare un importante distinguo tra le due startup, però, complice la necessità di ridimensionare il significato di quegli stessi slogan, fin troppo sensazionalistici e fraintendibili ai più, lanciati dalla compagnia di New York.
Se infatti Preventive basa (apparentemente) il suo futuro business sull’editing genetico e la relativa tecnologia Crispr per dare vita a «bambini perfetti», nel caso di Nucleus Genomics la facoltà di scelta da parte dei potenziali genitori si posiziona più «a valle» del processo.
Di fatto, la compagnia non promette in realtà nessuna modifica degli embrioni a livello genetico, ma offre «semplicemente» la facoltà di scegliere a propria discrezione l’embrione con il miglior corredo genetico (per caratteristiche fisiche, malattie ereditarie e quant’altro) tra quelli a disposizione sottoposti a una diagnostica genetica avanzata. Prezzo del servizio completo: diecimila dollari. Esiste persino un’app (Pick your baby) che permette di avere un’anteprima delle caratteristiche del futuro figlio.
Il questionario di Nucleus Preview (loro stessi lo definiscono un «software di ottimizzazione genetica») che viene sottoposto ai potenziali genitori ha tutta l’aria di scimmiottare l’editor iniziale di un videogioco di ruolo: gli utenti hanno modo di esporre le proprie preferenze regolando diversi parametri di priorità come l’altezza, il colore degli occhi e il quoziente intellettivo. Esistono perfino voci di condizioni specifiche, come nel caso dell’autismo, che vengono trattate alla stregua di veri e propri «malus», con la possibilità di assegnare punteggi negativi. Sulla base dei dati raccolti, il software genera una classifica degli embrioni maggiormente in linea con le preferenze della coppia.
L’unico terreno (scientifico in primis, oltre che legale) su cui giocherebbe Nucleus Genomics, quindi, è la fecondazione in vitro (in acronimo, FIV), seguita dopo qualche giorno dalla diagnosi pre-impianto per l’analisi genetica dei diversi embrioni. In questo caso, però, il rischio di camminare furbescamente sulle uova confinando in terreni grigi e non ben valicati a livello legale è altissimo: la fecondazione in vitro è una tecnica di riproduzione assistita perfettamente legale negli Stati Uniti e in Europa, a differenza dello screening degli embrioni, processo che non è regolamentato in maniera esplicita dalla legge statunitense e può dunque essere tranquillamente eseguito, fino a prova contraria.
È proprio su questo buco legislativo che il team di Nucleus avrebbe fatto leva per il suo operato, spingendo l’acceleratore su campagne pubblicitarie d’effetto che inneggiano a «geni fantastici» e promettono ben più di ciò che – all’atto pratico – sono in grado di fare con i loro strumenti a disposizione. Un passo ben più lungo della gamba, insomma.
Nel bene e nel male, purché se ne parli: conti alla mano, questo «marketing dell’indignazione» sembra funzionare a gonfie vele. Da quando la campagna pubblicitaria è stata lanciata lo scorso 14 novembre nelle stazioni della metropolitana (e non solo) di New York, le vendite di Nucleus hanno registrato un clamoroso aumento del 1700%, così come le iscrizioni alla newsletter e le visite al portale web della compagnia.
Su X sono in molti i sostenitori di Nucleus Genomics che affermano come l’azienda offra semplicemente più opzioni per i genitori: «Voglio dire, non vorresti che tuo figlio abbia il miglior risultato possibile? Andrai comunque incontro al processo della fecondazione in vitro, perché scegliere un embrione casuale invece del migliore nel tuo lotto?», scrive Alina.
Un altro utente aggiunge: «Definire questo processo come “eugenetica” è semplicemente pigrizia intellettuale. Lo screening genetico non corrisponde all’eugenetica: si tratta di riduzione del rischio. È la stessa logica alla base della prevenzione delle malattie ereditarie, con l’unica differenza che ora siamo in grado di quantificare il carico mutazionale, la probabilità di malattia e la stabilità cromosomica, invece che tirare a indovinare».