Corriere della Sera, 27 novembre 2025
«Così Laudati ha fregato il vice capo...». Nei messaggi di Striano i veleni della Dna
L’inchiesta sui presunti dossieraggi confezionati all’ombra della Direzione nazionale antimafia s’è chiusa con la conferma degli illeciti ipotizzati a carico del tenente della Guardia di finanza Pasquale Striano, dell’ex magistrato in servizio alla Dna Antonio Laudati e degli altri indagati, ma senza rispondere alle domande principali: perché e per conto di chi il finanziere ha accumulato, approfittando del suo ruolo nella Superprocura, le centinaia di migliaia di documenti scaricati dalle banche dati riservate della Dna, delle Fiamme gialle e altre strutture pubbliche? E soprattutto: che fine hanno fatto quei documenti? Dei quali non conta solo il numero, ma anche la qualità: secondo l’analisi di 224.983 testi prelevati da Striano tra il 2019 e il 2022 (cifra all’epoca ancora provvisoria, poi salita a 349.055) c’erano 73.068 rapporti o informative di polizia, 12.709 trascrizioni di intercettazioni telefoniche o ambientali, 12.055 verbali d’interrogatorio e 8.029 richieste di misure cautelari.
Cifre esorbitanti a cui tre anni di indagini – cominciate a Roma, trasferite a Perugia e infine tornate a Roma – non hanno saputo dare un senso, perché non si possono certo spiegare con gli atti inviati ai giornalisti in contatto con Striano e alle altre persone inquisite. Forse per via di una sorta di «falsa partenza», visto che Striano fu avvisato del procedimento a suo carico dalla Procura di Roma (con tanto di reato contestato: accesso abusivo a sistema informatico) un mese e mezzo prima di essere interrogato e due prima di essere perquisito.
L’altro aspetto non chiarito sono le responsabilità di un sistema organizzativo del Gruppo Sos (Segnalazioni operazioni sospette) all’interno della Dna che ha consentito il «verminaio» denunciato dal procuratore di Perugia Raffaele Cantone e l’attività «radicalmente abusiva e assolutamente inimmaginabile» descritta dal procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo (che ha riformato tutto l’ufficio e allontanato Striano subito dopo il suo insediamento, nel 2022). Di cui i superiori di Striano all’epoca dei fatti, nei loro interrogatori, si sono detti ignari e stupiti.
Nell’unico verbale sottoscritto davanti al pm di Roma l’1 marzo 2023, quando gli chiesero conto degli accessi abusivi sul conto del ministro Crosetto, il tenente disse che s’era mosso di sua iniziativa, seguendo una prassi consolidata e che poi avrebbe riferito a Laudati, come già avvenuto in altre occasioni. Il quale, nell’interrogatorio reso a maggio scorso, ha reagito così: «Se ha detto queste cose è un bugiardo e se mi accusa di qualche cosa è un calunniatore. Escludo che avesse in questa o in altre occasioni il mio “via libera” per attività pre-investigative estranee a dossier già presenti o a Sos già giunte». Poi ha spiegato che non fu lui a chiedere che il tenente rientrasse nella Dna: «Credo che della cosa si occupò il procuratore aggiunto Giovanni Russo, o il procuratore Cafiero De Raho... Io ho fatto solo il mio dovere, ma mi hanno ripagato col fango».
Russo, vicecapo della Dna fino al gennaio 2023, ha smentito sottolineando che lui di Striano non si fidava per niente, anzi: «Sapevo che si trattava di un ufficiale molto intraprendente, con tendenza a espandere il proprio ruolo e potere, e refrattario alle regole della Dna, già prima della presente indagine». Anche Cafiero de Raho, procuratore nazionale fino al febbraio 2022 e oggi deputato Cinque Stelle, ha negato precisando che non si occupava di assunzioni: «Il reclutamento era compito del dott. Russo, non so dire se si avvalesse dei consigli di Laudati...». E su altre dichiarazioni del suo ex vice, ha detto: «Russo ha preso distanza da molte cose... lui e laudati si conoscevano da sempre, avendo lavorato insieme alla procura di Napoli, erano vicinissimi».
Il clima dentro la Dna nel 2019, periodo a cui si riferiscono le testimonianze dei tre magistrati, è descritto anche da alcuni messaggi Whatsapp fra Striano e un altro finanziere del gruppo Sos che dice al luogotenente (riferendosi a una terza): «Lui è consapevole del fatto che sei un Laudati man», mentre Striano parla di una «guerra tra Russo e Laudati... Russo non vuole il gruppo Sos, l’attacco è a Laudati...». Nell’aprile 2020, invece, Striano riferisce all’intero gruppo Sos, alcune decisioni del procuratore Cafiero de Raho: «Il gruppo Sos che già esiste sarà diretto da lui personalmente tramite Laudati (dovremmo svincolarci definitivamente da Russo)... Laudati contento per aver fregato Russo» utilizzando un termine molto più volgare. Ma il mistero sul movente di tutti quegli «accessi abusivi» resta.