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 2025  novembre 27 Giovedì calendario

Operazione primarie. La sfida per il 2027

Chi ha paura delle primarie? Elly Schlein certamente no. L’altroieri la segretaria del Partito democratico ha annunciato di essere disposta a correre nella competizione dei gazebo, nonostante un recente sondaggio di Youtrend secondo il quale alla primarie della coalizione di centrosinistra vincerebbe Giuseppe Conte, mentre la leader dem si piazzerebbe al secondo posto a un’incollatura dalla terza classificata, cioè la sindaca di Genova Silvia Salis.
Secondo quel sondaggio, tra gli elettori M5S il 96% sceglierebbe di votare Conte, mentre tra gli elettori Pd una percentuale più bassa (55%) indicherebbe Schlein, il 29% voterebbe per la sindaca Silvia Salis e un 16% per il leader del Movimento 5 Stelle. Ma Schlein non sembra dar troppo credito a questi dati. Del resto, per quanto non sia più quella di un tempo, la macchina organizzativa del Nazareno funziona ed è assai improbabile che in caso di primarie la segretaria del maggior partito del centrosinistra subisca una batosta nei gazebo.
Sembrano invece assai meno propensi alla prova delle primarie sia l’ex presidente del Consiglio sia la sindaca del capoluogo ligure. Conte preferisce glissare sull’argomento. Un giorno dice : «Sulla base di quella che sarà la legge elettorale troveremo il modo per farci rappresentare e affidare questo progetto al candidato o alla candidata più efficiente ed efficace, attraverso le primarie o altri metodi». Un altro giorno ammette con Il Foglio: «Non sono contro le primarie ma nemmeno a favore. Ci sono tanti modi per decidere chi deve guidare un’eventuale coalizione».
Salis va oltre. I gazebo non la attirano proprio: «In linea teorica sono contraria alle primarie perché le trovo uno strumento che divide». E gli altri futuribili alleati del centrosinistra? Ernesto Maria Ruffini, l’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate, che ha il favore di Romano Prodi e di alcuni uomini del presidente, da ulivista convinto non è certo sfavorevole alle primarie. Però vorrebbe fare prima «quelle sui contenuti, altrimenti», sottolinea, «tutto si risolve in talent show per capire chi buca di più il video».
L’accoppiata Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli non ama il leaderismo, ma non chiude alle primarie. «Sono uno strumento interessante», dice il portavoce dei Verdi. Resta da capire chi del duetto rosso-verde potrebbe scendere in pista. «Nicola e Angelo si marcano, quindi alla fine si potrebbero candidare entrambi», ironizza un senatore di Avs. Un nome che da qualche tempo in qua va per la maggiore nelle vesti di federatore è quello di Gaetano Manfredi. Il sindaco di Napoli non esclude le primarie anche se a suo avviso non sono l’unica strada da percorrere per scegliere il candidato premier: «Se non si troverà una sintesi tra le forze del centrosinistra, si facciano le primarie e si ascolti la base». Difficile, però, che in una sfida aperta come quella del voto nei gazebo il primo cittadino del capoluogo campano possa avere la meglio su Schlein o Conte.
Anche tra gli stessi dem ci sono perplessità sullo strumento delle primarie. Chi non ha dubbi, però, è Goffredo Bettini: «O si fa come la destra, il partito più grande esprime la premier o il premier, oppure con le primarie, che sono uno strumento democratico e aperto, e chi perde non si ingrugna». E a proposito di dem, l’unico vero problema per Schlein potrebbe essere rappresentato dall’arrivo di un altro candidato pd.
C’è, per esempio, chi vorrebbe che Antonio Decaro si presentasse, ma il neo presidente della Regione Puglia spiega di non essere interessato e fa presente che è stato appena eletto. «Questo non vuol dire niente», osserva un dem non propriamente amico di Schlein, «in fondo Nicola Zingaretti ha fatto per quattro anni il segretario e il presidente della giunta regionale del Lazio». E una candidatura dei riformisti del Pd? Per ora non se ne parla, ma qualcuno ci sta pensando su.
Non sembra interessato a scendere in campo Matteo Renzi. Ma Italia viva non è contraria alla primarie, come spiega Maria Elena Boschi: «Quale sia la formula migliore per scegliere la leadership credo che sia l’ultimo tassello di un percorso che deve partire dai programmi, dai contenuti. Ci sono due modelli entrambi buoni: puoi scegliere il partito che ha più voti o fare primarie di coalizione e giocartela dentro le primarie. Questo è uno degli argomenti che con gli altri alleati dovremo discutere».