la Repubblica, 26 novembre 2025
Conte: “Per la coalizione un tavolo dopo l’estate, sentiremo prima la base”
Finite le prove elettorali nelle regioni, è iniziata la cavalcata verso le politiche del 2027. E Giuseppe Conte, anche in risposta alle sollecitazioni degli alleati, annuncia l’apertura di un cantiere «partecipativo» del M5S per il programma. Solo successivamente questo lavoro sarà portato al tavolo comune del centrosinistra e non sarà una pratica da sbrigare in poche settimane, «perché non sarebbe serio». I tempi? «Penso che si possa fare dopo l’estate».
Roberto Fico ha vinto bene in Campania, ma in Puglia la vostra lista si ferma al 7 % e in Veneto addirittura poco sopra il 2%. Come se la spiega questa debolezza?
«Intanto oggi dopo la Sardegna con Alessandra Todde, con Fico andiamo a governare un’altra importante Regione come la Campania. È evidente che il nostro elettorato è più motivato quando c’è un nostro candidato. In Campania, infatti, calcolando anche la lista “Fico Presidente” abbiamo raggiunto il 15%. È una sperimentazione che sta funzionando, in passato non mettevamo in piedi liste civiche del presidente e i risultati sono stati lusinghieri. Come è accaduto in Calabria con la lista per Tridico».
Sta di fatto che anche al Sud non andate bene nelle elezioni locali. Perché?
«Perché non abbiamo apparati che muovono consensi e pacchetti di voti. Tutti i candidati, anche quelli della civica del presidente, devono sottostare alle nostre regole rigidissime. Non prenderemo mai uno che ci porta trentamila voti, perché non accettiamo transfughi di altri partiti. Detto questo, passo dopo passo stiamo migliorando anche sui territori».
L’analisi dei flussi dell’Istituto Cattaneo mostra che persino a Roberto Fico, non solo ad Antonio Decaro, sono arrivati consensi da chi aveva in passato votato a destra. Cosa è scattato?
«Evidentemente l’attenzione che abbiamo dimostrato per legalità e bisogni reali di famiglie e imprese viene giudicata di buon senso da tanti cittadini. Soprattutto quelli legati a un’idea di destra sociale sono molto delusi da questo governo. La loro sconfitta al Sud è dovuta al fatto che questa destra dice che le cose vanno bene e si ritrova a fare promesse artificiose a pochi giorni dal voto».
Si riferisce alla proposta di condono?
«A quella e alla proposta di aumentare di cento euro le pensioni minime. Se Meloni ritiene che si possa fare, perché solo per i campani? Visto che siamo in sessione di bilancio, la sfido: aumentiamo tutte le minime di 100 euro, noi ci stiamo».
In Veneto il candidato della Lega, Alberto Stefani, ha doppiato Giovanni Manildo. La questione settentrionale del centrosinistra è ancora aperta. Cosa pensa di fare?
«Quelle priorità che abbiamo segnalato con gli emendamenti alla legge di bilancio, dall’attenzione alle piccole e medie imprese, alla sanità, alla sicurezza delle città, rispondono a preoccupazioni molto avvertite anche al Nord. Da qui alle politiche intendo io stesso dedicare molta più attenzione a dialogare con i territori del Nord in sofferenza, tra crisi produttiva, prezzi dell’energia troppo alti e dazi americani».
Bonelli e Fratoianni propongono di iniziare subito il confronto sul programma, Schlein invita a non discuterne solo fra leader di partito ma nel Paese. Lei come risponde?
«Noi abbiamo applicato i criteri della democrazia partecipativa nel nostro processo costituente ed è stata un’esperienza rivoluzionaria. Oltretutto quell’entusiasmo ci ha portato un 10% in più di iscritti. Intendiamo applicare quello stesso metodo anche per il programma, coinvolgendo la società civile, le forze civiche e culturali e il nostro network giovani».
Arriverà però un momento in cui dovrete confrontarvi con le altre forze o no?
«Certo, metteremo generosamente a disposizione i risultati di questo processo “Nova 2.0” nel confronto successivo con le altre forze politiche, per definire un’agenda di cambiamento del Paese che sia realmente nata dal basso».
Quanto può durare questa fase di studio?
«Se deve essere un processo serio non può che durare alcuni mesi. Non si può risolvere tutto in una kermesse di partito con qualche esperto invitato a parlare».
Il tavolo finale di coalizione?
«Potrebbe partire dopo l’estate».
E se la situazione precipita?
«Se l’agenda politica ci costringerà ad accelerazioni, stia sicuro che non ci faremo trovare impreparati».
Schlein ha detto che il leader si può scegliere o con primarie oppure applicando il metodo che va a palazzo Chigi il segretario del partito più votato. E lei?
«Alla fine del confronto con le altre forze politiche, valuteremo le modalità con cui scegliere chi sarà il frontman o la frontwoman più adatto a rappresentare questo progetto».
Dipenderà anche dalla legge elettorale o no?
«È evidente che la legge elettorale potrà condizionare quest’ultimo passaggio».
Fratelli d’Italia sta provando a forzare sulla modifica della legge elettorale. Ma voi non rischiate di spaccarvi sul proporzionale?
«Direi alle forze di maggioranza, dopo questa tornata elettorale che evidentemente ritengono poco soddisfacente, di non lasciarsi dettare le iniziative politiche dall’ansia».
E se proponessero l’obbligo di indicazione del premier sulla scheda elettorale?
«Non possono pensare a qualche espediente solo per avvantaggiarsi. Né possono pensare di far rientrare il premierato dalla finestra dopo essersi spaventati quando lo hanno presentato davanti al portone principale. Oltretutto non mi sembra che siano d’accordo al loro interno».
Intanto in primavera ci sarà il referendum sulla separazione delle carriere. Sarà una battuta d’arresto per le opposizioni?
«No, perché sono convinto che quando i cittadini comprenderanno la posta in gioco, quando sarà chiaro a tutti che questa riforma non migliora in nulla il sistema giustizia ma serve solo a proteggere la classe politica, respingeranno al mittente questa riforma».