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 2025  novembre 25 Martedì calendario

Quei 38mila minori tolti ai genitori. Uno su due finisce in una comunità

Il tentativo di salvaguardare il rapporto tra i minori e le famiglie d’origine, di non spezzare il filo degli affetti, è l’obiettivo principale. E, nonostante le polemiche, non è così facile che i bambini vengano separati dai genitori. Anche in situazioni estreme, è molto difficile che siano dichiarati adottabili. Come nel caso di Carla e Francesca, sorelle di 13 e 14 anni, per tre ospiti di una struttura e da dieci anni in affido: «Per undici anni hanno continuato a vedere saltuariamente la mamma – spiega Cristina, genitore affidatario – è una prostituta con seri problemi di droga. È sparita due anni fa, per le bambine è stata dura. Rimangono comunque legate a lei. Credo che adesso sia in un centro per disintossicarsi. Non ho mai chiesto l’adozione e d’altra parte, nonostante la potestà genitoriale le sia stata revocata e la situazione, Carla e Francesca non sono state dichiarate adottabili». Il numero dei minori in affido non raggiunge neppure la metà di quelli ospiti di case famiglia e strutture, perché difficilmente le famiglie accettano di prendersi cura di un bambini che abbiano superato i 5 anni. È difficile recuperare quelli relativi alle adozioni nazionali. La banca dati dei minori dichiarati adottabili, prevista dalla legge fin dal 2001, 25 anni dopo, non è ancora pienamente operativa.
La viceministro al Lavoro Maria Tersa Bellucci ha annunciato ieri l’insediamento del Tavolo nazionale dedicato ai minori fuori famiglia, affidati ai servizi sociali e ai neomaggiorenni in prosieguo amministrativo, diffondendo i dati del monitoraggio nazionale, realizzato attraverso il sistema informativo sull’Offerta dei servizi sociali, con il supporto dell’istituto degli Innocenti di Firenze, una ricerca che ha coinvolto, nell’ultima rilevazione, il 98,2 per cento degli ambiti territoriali sociali. Al 31 dicembre 2024, il numero di minori in carico ai servizi sociali, inclusi gli stranieri non accompagnati, era pari a 345.083. Considerando i dimessi nel corso dell’anno, il totale raggiunge i 374.327. Il 57,1 per cento sono maschi, il 42,9 femmine. Prevalgono le fasce di età riguarda bambini tra i 6 e i 10 anni e gli 11 e i 14 anni. Nel numero sono inclusi bambini e ragazzi che restano in famiglia ma sono seguiti dagli assistenti sociali. La rilevazione segnala inoltre un totale di 17.315 minori in affidamento familiare e 38.139 accolti nei servizi residenziali.
Rispetto al 31 dicembre dell’anno precedente il numero degli under 18 in affidamento familiare è cresciuto, erano 15.992, numero che comprende tutte le forme di affido e i minorenni stranieri non accompagnati. Rispetto all’anno ancora precedente (16.382 soggetti) si riscontrava invece una riduzione del 2,4%. Escludendo i minorenni stranieri soli, i dati integrativi riguardavano 15.006 minorenni in una qualche forma di affidamento familiare. Considerando solo l’affidamento familiare per almeno cinque notti a settimana ed escludendo i bambini e gli adolescenti stranieri non accompagnati, i minorenni registrati sono 12.632. Nel 2023 erano 26mila i minorenni accolti nei servizi residenziali, inclusi i bambini e gli adolescenti stranieri non accompagnati (+2,8% rispetto al dato registrato nel 2022).
Le regioni in cui l’affidamento familiare risultava più diffuso nel 2023, con valori pari o superiori ai 2 casi per mille, sono la Liguria, il Piemonte e il Molise (quest’ultimo vede un incremento del tasso di 0,7 rispetto al 2022, in parte attribuibile a una maggiore copertura dei dati). Valori pari o inferiori a un affidamento ogni mille residenti si registrano in Abruzzo, in Campania e in Basilicata. I tassi di accoglienza dei bambini e dei ragazzi allontanati dal nucleo familiare di origine (al netto dei minorenni stranieri soli) e collocati nei servizi residenziali evidenziano una certa eterogeneità regionale: si oscilla da valori pari o superiori al 3 per mille in Liguria (3,6) e Basilicata (3,0) a valori di poco superiori all’1 per mille in Veneto, Toscana e Campania.
Gli affidamenti per la maggior parte sono a lungo termine, «più della metà degli affidamenti (esattamente il 61%) ha avuto una durata superiore ai due anni: quasi il 22 per cento dai 2 ai 4 anni, percentuale che sfiora il 39 per cento per le permanenze oltre i 4 anni». Le famiglie affidatarie quindi sono «occupate» per lungo tempo» aumentano i minori che necessitano di sostegno fuori famiglia.