corriere.it, 24 novembre 2025
Lotta contro Aids, tubercolosi e malaria, il Global Fund rilancia con 11,34 miliardi. Ma l’Italia frena
In un clima internazionale segnato da guerre, instabilità economica e tagli ai bilanci pubblici, l’Ottavo Vertice di Rifinanziamento del Fondo Globale ha comunque raggiunto un risultato significativo: 11,34 miliardi di dollari impegnati per sostenere la lotta contro Aids, tubercolosi e malaria. Pur restando sotto la cifra prevista dall’Investment Case, il messaggio è forte: la cooperazione globale sulla salute tiene, nonostante tutto. Il summit – il primo ospitato in Africa – ha inoltre certificato la necessità di un modello più flessibile e country-led, capace di adattarsi alle nuove dinamiche della salute globale e di mobilitare risorse in tempi più rapidi.
Lady Roslyn Morauta, presidente del consiglio direttivo del Global Fund, ha affermato che il risultato riflette sia la resilienza che il rinnovamento. «In un anno difficile, questo risultato dimostra la fiducia del mondo nel nostro modello collettivo e nella sua capacità duratura di produrre risultati», ha sottolienato «Ma dimostra anche la nostra determinazione ad adattarci, a lavorare in modo più intelligente, a essere più efficienti e a garantire che ogni dollaro produca il massimo impatto».
L’apertura del presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha messo in primo piano la leadership del continente nella costruzione di sistemi sanitari resilienti. A Johannesburg, oltre 30 Paesi hanno annunciato contributi, accompagnati da una forte presenza multilaterale e filantropica. Tra i donatori più rilevanti spiccano:
Stati Uniti: 4,6 miliardi di dollari
Regno Unito: 850 milioni di sterline
Germania: 1 miliardo di euro;
Canada: 1,02 miliardi di dollari canadesi;
Spagna: 145 milioni di euro;
Italia: 150 milioni di euro;
Paesi Bassi: 146 milioni di euro;
Sudafrica: 36,6 milioni di dollari
Nel complesso, i Paesi del G20 hanno mobilitato 8,96 miliardi di dollari. A questi si aggiungono le donazioni di diversi Paesi africani che, pur essendo anche beneficiari dei programmi, hanno contribuito complessivamente con 51,59 milioni di dollari, in un gesto di solidarietà e corresponsabilità.
Accanto agli Stati, la mobilitazione del settore privato è stata tra le più forti di sempre. La Bill & Melinda Gates Foundation ha annunciato un impegno di 912 milioni di dollari, consolidando il suo ruolo di principale donatore privato. La Children’s Investment Fund Foundation (CIFF) ha aggiunto 135 milioni, che si sommano ai 200 milioni già confermati dall’ultimo ciclo. Storico anche il contributo di (RED) Foundation, con 75 milioni di dollari, mentre altri attori del settore privato hanno portato il totale a 1,34 miliardi.
Per Cecilia Lodonu-Senoo, che parla a nome delle delegazioni delle comunità, delle Ong dei paesi in via di sviluppo e delle Ong dei paesi sviluppati presso il Consiglio del Fondo globale, gli impegni presi a Johannesburg hanno un significato profondo. «Per le persone affette da Hiv e per le famiglie colpite da tubercolosi e malaria, questi impegni significano accesso, dignità e speranza», ha affermato. «Le comunità sono sempre state al centro di questa lotta e continueremo a essere al centro di ciò che verrà dopo».
Una parte crescente degli investimenti sarà destinata a rafforzare le strutture sanitarie nazionali. Nel 2024 il Fondo Globale ha investito 2,7 miliardi di dollari in laboratori, sistemi informativi, ossigenoterapia, formazione e supporto alla forza lavoro. Sono interventi che vanno oltre Hiv, Tbc e malaria e diventano fondamentali per prevenire le future pandemie. Sands ha ribadito che l’era dei bilanci espansivi è finita: «I soldi non basteranno mai. Dobbiamo essere più intelligenti: sostenere la produzione regionale, migliorare la gestione finanziaria e aiutare i Paesi a diventare sempre più autonomi. Solo così costruiremo sistemi capaci di resistere nel lungo periodo».
Mentre la maggior parte dei donatori storici ha confermato o incrementato gli impegni, l’Italia ha annunciato un contributo di 150 milioni di euro, 35 milioni in meno rispetto al ciclo precedente – una riduzione del 20%. ONE Campaign parla apertamente di passo indietro. «In un momento in cui i progressi contro le principali malattie infettive sono a rischio, fare un passo indietro da uno dei partenariati sanitari globali più efficaci manda un segnale sbagliato. La leadership italiana è stata fondamentale fin dal lancio del Fondo al G8 di Genova nel 2001 e dall’ospitare la sua prima conferenza di rifinanziamento a Roma», ha dichiarato Lien Arits, responsabile per le politiche e per l’advocacy di ONE in Italia. La decisione contrasta con la strategia politica del governo, che nel 2024 e 2025 ha posto il continente africano al centro della propria visione geopolitica attraverso il Piano Mattei.
Secondo African Leaders Malaria Alliance e Malaria No More UK, il taglio italiano potrebbe tradursi in una riduzione stimata di 20 milioni di dollari nelle esportazioni africane verso l’Italia entro il 2030.
Arits ha concluso: «Invitiamo il governo italiano a colmare il divario tra la visione di un partenariato co-creativo con i Paesi africani e una decisione di finanziamento che rischia di indebolire i sistemi sanitari su cui tali partenariati si basano. In vista del Vertice Africa–Italia, l’Italia può ancora fare della salute globale un pilastro del proprio impegno e mantenere la leadership dimostrata per decenni. È il momento di allineare le parole ai fatti».