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 2025  novembre 24 Lunedì calendario

Palantir vuole uccidere la democrazia? Nella testa del suo fondatore Peter Thiel, una delle figure più misteriose e potenti della Silicon Valley

Palantir Technologies non è semplicemente un’azienda di software. Per molti, rappresenta l’incarnazione high-tech dello stato di sorveglianza; per altri, è lo strumento essenziale che protegge l’ordine occidentale. Ma per comprendere veramente la sua natura e il pericolo che può rappresentare per le democrazie liberali, è necessario guardare oltre gli algoritmi e addentrarsi nella mente del suo fondatore, Peter Thiel, una delle figure più enigmatiche e influenti della Silicon Valley.
L’operato di Palantir, che fornisce potenti strumenti di analisi dei dati a agenzie di intelligence (come la CIA), apparati militari e forze di polizia, è il prodotto di una visione del mondo complessa e, a prima vista, contraddittoria. Questa visione è radicata in correnti di pensiero diverse che Thiel ha fatto sue: la filosofia mimetica di René Girard, la profezia anarchico-capitalista de “L’Individuo Sovrano” e, più di recente, una profonda cornice teologico-apocalittica.
L’intreccio di queste idee non solo ha dato forma a Palantir, ma pone oggi una sfida radicale ai fondamenti stessi del consenso democratico.
Il primo pilastro ideologico di Thiel si è formato a Stanford, dove, da studente di filosofia, rimase folgorato dagli insegnamenti del filosofo francese René Girard. La teoria centrale di Girard è quella del desiderio mimetico: gli esseri umani sono fondamentalmente imitativi. Non desideriamo le cose per il loro valore intrinseco, ma perché le desiderano gli altri.
Questo meccanismo, apparentemente innocuo, è per Girard la radice di ogni conflitto. Quando due o più individui desiderano la stessa cosa, diventano rivali. Questa rivalità mimetica si diffonde a macchia d’olio, minacciando di far collassare la società in una violenza caotica. Per sopravvivere, le società hanno sviluppato un meccanismo di salvezza: il capro espiatorio. La comunità, inconsciamente, canalizza la sua violenza collettiva verso un singolo individuo o gruppo, incolpandolo dei propri mali. La sua espulsione o linciaggio riporta temporaneamente la pace.
Thiel ha assorbito questa visione pessimistica della natura umana e l’ha applicata al mondo degli affari e della tecnologia. Se la competizione (rivalità mimetica) è intrinsecamente violenta e distruttiva, allora la strategia vincente è evitarla del tutto.
Nel suo libro Zero to One, sebbene Girard non sia mai citato, il suo pensiero è ovunque. La tesi di Thiel è che le startup non dovrebbero cercare di competere in mercati affollati, ma dovrebbero creare prodotti unici per raggiungere una posizione di monopolio. Il monopolio, per Thiel, non è avidità; è la fuga dalla violenza mimetica del mercato. Questa lente girardiana ha informato i suoi investimenti più riusciti. È stato il primo investitore esterno di Facebook, intuendo che la piattaforma di Mark Zuckerberg sarebbe diventata la più potente «macchina del desiderio mimetico» mai creata. Come Thiel avrebbe spiegato, «chi possiede una macchina per creare desiderio, possiede il mondo». Il pulsante “Mi piace” è diventato il volano di questa mimesi globale.
Se Girard ha fornito a Thiel una diagnosi della condizione umana, il libro The Sovereign Individual (1997) di James Dale Davidson e William Rees-Mogg gli ha fornito una profezia sul futuro. Considerato una sorta di bibbia radicale nella Silicon Valley, il testo profetizza il crollo imminente dello stato-nazione. Secondo gli autori, l’era industriale, che ha concentrato il potere nelle mani dei governi attraverso la tassazione e il controllo territoriale, sta finendo. La rivoluzione digitale e la microelaborazione stanno «riducendo il rendimento della violenza». Il capitale, ora digitale e mobile (pensiamo alle criptovalute), può sfuggire alla tassazione. Gli individui di talento – gli “Individui Sovrani” – non saranno più legati alla geografia o alla cittadinanza. Opereranno nel cyberspazio, un “paradiso fiscale nel cielo”, accumulando ricchezze e potere al di fuori di ogni giurisdizione.
In questo nuovo Medioevo digitale, lo stato-nazione si dissolverà. La politica democratica diventerà un relitto. I servizi pubblici, inclusa la sicurezza, saranno privatizzati, offerti in concorrenza da entità che assomiglieranno più a corporazioni o bande armate che a governi. Sarà un’era di disuguaglianza estrema: da un lato un’aristocrazia dell’informazione, dall’altro una massa di “talenti medi” inutili e senza supporto.
Se Girard offre la diagnosi e L’Individuo Sovrano la profezia, un saggio teologico del 2025, Viaggi alla fine del mondo, scritto da Thiel con Sam Wolfe, fornisce la cornice apocalittica definitiva. Pubblicato sulla rivista First Things, l’articolo svela il livello più profondo del pensiero di Thiel, legando il progetto tecnologico moderno direttamente alla figura dell’Anticristo.
L’analisi parte da Francis Bacon e dalla sua Nuova Atlantide (1626). Thiel e Wolfe sostengono che Bacon, sotto la patina di compatibilità cristiana, nascondesse un “sogno” più oscuro: “abolire Dio” e abolire il caso stesso. La Nuova Atlantide non è una semplice utopia, ma un “grimorio”, una mappa per un “impero globale e tecnocratico”.
Il centro di questo impero è la “Casa di Salomone”, un istituto scientifico segreto il cui scopo è «la conoscenza delle cause e dei movimenti segreti delle cose; e l’ampliamento dei confini dell’impero umano, per l’effettuazione di tutte le cose possibili». Questa missione, notano, è sacrilega, poiché solo «con Dio... tutte le cose sono possibili».
In questa lettura, Palantir è la moderna Casa di Salomone. È l’incarnazione del progetto baconiano: un istituto segreto (velato dalla segretezza commerciale e statale) che usa la “stregoneria” tecnologica per ottenere l’onniscienza (la conoscenza di tutte le cause e movimenti segreti) al fine di effettuare tutte le cose possibili (controllo predittivo, fine del caso, abolizione del rischio).
Thiel e Wolfe spingono l’analogia fino alla sua conclusione teologica. Sostengono che l’utopia tecnocratica di Bacon, Bensalem, sia segretamente governata da un personaggio di nome Joabin, che identificano, attraverso indizi testuali, come l’Anticristo biblico. L’impero baconiano offre “Pace e sicurezza!”, la stessa frase usata da San Paolo per descrivere l’inganno dell’Anticristo prima della fine dei tempi.
Questo dilemma è aggiornato da Alan Moore in Watchmen, che Thiel e Wolfe citano. L’Anticristo moderno, Ozymandias, usa la tecnologia (un’“invasione aliena” simulata) per creare una minaccia globale, costringendo il mondo ad accettare un governo unico per salvarsi da Armageddon. La domanda di Moore è quella di Thiel: «Ozymandias o guerra nucleare?».
La sfida alla democrazia diventa così assoluta. Thiel non ci presenta una scelta tra democrazia e autoritarismo, ma una scelta apocalittica: «Anticristo o Armageddon?». O il caos (guerra nucleare, collasso climatico, IA fuori controllo) o un regime tecnocratico globale (l’impero di Ozymandias, il Governo Mondiale di One Piece, la Bensalem di Bacon) che ci salva da noi stessi.
Qui emerge la grande contraddizione, o forse la sintesi, di Peter Thiel. Come può l’uomo che profetizza la fine dello stato (L’Individuo Sovrano) essere lo stesso che arma lo stato con Palantir? Come può l’uomo che avverte che la tecnocrazia baconiana è il regno dell’Anticristo essere il suo principale costruttore?
La risposta è che Palantir è lo strumento che unisce queste visioni.
1. Palantir come Macchina Girardiana: Se la società è sull’orlo della violenza mimetica (Girard), ha bisogno di un meccanismo per gestirla. Nella visione di Girard, era il capro espiatorio. Nella visione di Thiel, è la tecnologia. Palantir è una macchina progettata per identificare e neutralizzare le minacce prima che il caos mimetico esploda. È, in effetti, un sistema di identificazione del capro espiatorio su scala digitale.
2. Palantir come Strumento di Transizione (e Controllo): Thiel crede che lo stato stia morendo (Sovereign Individual). Ma la transizione sarà violenta. In questo scenario, Palantir ha una duplice funzione. Da un lato, è uno strumento per l’élite (gli “Individui Sovrani”) per proteggersi durante il crollo. Dall’altro, è il fondamento della nuova struttura di potere.
Come rivela il saggio su First Things, Thiel teme che il progetto baconiano (la scienza moderna) porti inevitabilmente a un regime globale totalizzante. Palantir è la tecnologia che rende possibile tale regime. È la “Casa di Salomone” che offre ai governanti il potere di “effettuare tutte le cose possibili”, un potere quasi divino.
Il pericolo che Palantir rappresenta per le democrazie non è solo una questione di privacy. La vera minaccia è ideologica.
La democrazia liberale si basa su presupposti che Thiel e le sue ideologie di riferimento rifiutano: crede nel dibatto pubblico, nella sovranità popolare e nell’idea che il conflitto possa essere mediato attraverso processi e istituzioni, non solo represso. La visione del mondo di Palantir, al contrario, vede la società come una massa caotica e mimetica (Girard) che ha bisogno di essere gestita da un’élite cognitiva (Sovereign Individual). Vede la trasparenza come un ostacolo e la sorveglianza totale come una necessità per ottenere “Pace e sicurezza”. Quando le agenzie di polizia o di intelligence adottano Palantir, non stanno solo comprando un software; stanno importando un’ideologia. 
Stanno abbracciando la visione apocalittica di Thiel, dove l’unica alternativa al collasso totale (Armageddon) è un controllo tecnocratico totale (l’Anticristo). Peter Thiel, quindi, gioca su due tavoli: finanzia le forze (come le criptovalute) che cercano di distruggere lo stato dal di fuori, e arma lo stato (via Palantir) per implementare un sistema di controllo totale dall’interno. In entrambi gli scenari, la democrazia, intesa come autogoverno di cittadini eguali, è la vittima designata.