corriere.it, 25 novembre 2025
Inflazione Usa, il tacchino dopo le uova: perché il Giorno del Ringraziamento è un problema per Trump
Giovedì 27 novembre è il Giorno del Ringraziamento, una delle feste più sentite negli Stati Uniti. Celebra, di solito con un pranzo in famiglia, le cose buone ricevute nell’anno, cade sempre il quarto giovedì di novembre e apre ufficialmente la stagione delle festività e dello shopping natalizi. Il Thanksgiving è quindi anche un’occasione per molti americani di farsi i conti in tasca. E così il costo del pranzo del Ringraziamento, come già il prezzo delle uova, diventa subito un tema politico. Il presidente americano Donald Trump, con il suo istinto quasi feroce per il consenso, all’inizio del mese ha tenuto a dire che quest’anno il cesto del Ringraziamento di Walmart, una delle principali catene di supermercati americane, costa il 25% in meno dello scorso anno.
Trump sa benissimo che è stato eletto soprattutto a causa dell’inflazione. «Dal giorno in cui presterò giuramento, faremo rapidamente scendere i prezzi e renderemo l’America nuovamente conveniente», aveva promesso in campagna elettorale (il termine inglese è «affordable», che significa «accessibile» e indica qualcosa che le persone possono permettersi). «I prezzi scenderanno. State a guardare. Scenderanno rapidamente».
Quello che Trump non ha detto a proposito del cesto del Ringraziamento di Walmart è che costa meno perché il supermercato ci ha messo meno prodotti e più economici di quelli dell’anno scorso. La percezione in politica è (quasi) tutto. In realtà il pranzo del Ringraziamento quest’anno è più caro, anche se gli americani potrebbero non accorgersene.
Per Thanksgiving in America si mangia tradizionalmente tacchino ripieno. Ma l’influenza aviaria solo negli ultimi 3 mesi ha portato alla morte di oltre 2 milioni di tacchini in tutti gli Stati Uniti. E un’altra malattia, la rinotracheite del tacchino (causata da un virus noto come Ampv), ha fatto diminuire le uova deposte. Il risultato è che la popolazione di tacchini degli Stati Uniti è al minimo storico degli ultimi 40 anni. Secondo il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, questo dovrebbe causare un aumento del 44% dei prezzi all’ingrosso dei tacchini. Ma molti negozi li offrono scontati o addirittura a prezzi stracciati per attirare clienti. «Stiamo assistendo all’attuazione di alcune promozioni nel tentativo di attirare i clienti nel negozio», ha detto all’agenzia Ap David Ortega, professore di economia e politica alimentare alla Michigan State University.
La società di ricerche di mercato Datasembly prevede però che i 10 alimenti base per i pasti delle festività da lei monitorati costeranno complessivamente il 4% in più. Il tacchino si mangia tradizionalmente accompagnato dalla salsa di mirtilli rossi: quella in scatola ha registrato il maggiore aumento di prezzo (il 38% in più dell’anno scorso), dopo che la siccità ha influito sulla produzione di mirtilli e i dazi sull’acciaio hanno reso più costose le lattine. Al 17 novembre un paniere di 11 prodotti di base per il Ringraziamento – tra cui un tacchino congelato da 10 libbre, 10 patate Russet, una confezione di ripieno e lattine di mais, fagiolini e salsa di mirtilli rossi – costava 58,81 dollari, ovvero il 4,1% in più rispetto al 2024, secondo Datasembly, che rileva settimanalmente i prezzi in 150.000 negozi statunitensi.
Nella seconda settimana di novembre, le galline congelate costavano in media 1,77 dollari al chilo, con un aumento dell’81% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, secondo Mark Jordan, direttore esecutivo di Leap Market Analytics. Dipende dai danni dei virus avicoli ma anche dell’aumento della domanda dei consumatori, che scelgono le carni bianche perché le altre sono diventate troppo care (il manzo per esempio a settembre costava il 14% in più dell’anno prima). «Gran parte della popolazione guarda le bistecche e dice: non posso o non voglio pagare 30 dollari al chilo», spiega ancora Jordan all’Ap.
L’aumento dei prezzi è un problema anche in Europa e in Italia, ma Trump non solo non ha mantenuto la sua promessa di abbassare i prezzi: ha fatto molto per aumentarli. Oggi tutti i prodotti in scatola negli Stati Uniti costano dai 10 ai 40 centesimi in più a lattina a causa dei dazi sull’acciaio, secondo i calcoli dell’economista della Rutgers Business School Farok Contractor. L’inflazione a settembre era al 3%, il tasso più alto da gennaio. Sempre a settembre, riporta Reuters, diversi prodotti alimentari di base per le famiglie hanno registrato il maggiore aumento degli ultimi tre anni. L’unica cosa che adesso costa meno sono le uova, che erano diventate il simbolo dei fallimenti dell’amministrazione Biden.
La stretta sull’immigrazione voluta da Trump ha colpito duramente le comunità ispaniche, tradizionale fonte di manodopera nei campi, e ha reso il costo del lavoro più alto per le aziende agricole, cosa che a sua volta incide sui prezzi.
Per tutti questi motivi Trump la scorsa settimana ha revocato i dazi che aveva imposto su centinaia di prodotti alimentari importati, tra cui carne bovina, banane e caffè. E per tutti questi motivi alle elezioni amministrative e locali del 4 novembre hanno vinto candidati democratici come Zohran Mamdani a New York, Abigail Spanberger in Virginia e Mikie Sherrill nel New Jersey: hanno puntato tutti sul tema dei prezzi eccessivi. Secondo i sondaggi, gli elettori del New Jersey, della Virginia, della California e di New York hanno citato le preoccupazioni economiche come la questione più rilevante nel decidere chi votare. E una recente analisi dei dati sui consumatori ha rilevato che sempre più persone sono in ritardo con il pagamento delle bollette per l’elettricità e il riscaldamento: un segnale d’allarme sulle difficoltà degli americani a pagare per beni e servizi essenziali.
«I prezzi non sono diminuiti. A dieci mesi dall’insediamento di Trump, i prezzi continuano a salire. I generi alimentari sono più costosi. Le bollette dell’elettricità hanno subito un’impennata. Acquistare un’auto nuova costa di più» ha scritto la settimana scorsa il New York Times in un editoriale che accusa il presidente Maga di aver peggiorato la situazione. «Con l’attenuarsi degli effetti della pandemia di Covid-19, il ritmo dell’aumento dei prezzi è sceso da un tasso annuo del 3% a gennaio al 2,3% ad aprile. Poi, quando le politiche di Trump hanno iniziato a produrre effetti, l’inflazione è risalita al 3%. “In un certo senso, questa amministrazione avrebbe potuto non fare nulla e ottenere comunque progressi sull’inflazione”, ha affermato Claudia Sahm, a lungo economista della Federal Reserve che ora lavora presso New Century Advisors, una società di investimento. “Ma le politiche che hanno scelto hanno creato costi aggiuntivi per le imprese, che tendono a trasferire tali costi sui consumatori”».
Secondo il quotidiano americano la politica dei dazi di Trump è destinata a farsi sentire soprattutto nei prossimi mesi. «I dazi doganali sono tasse sulle importazioni e vengono inizialmente pagati dalle aziende che importano merci negli Stati Uniti. Nei primi mesi della presidenza Trump, gli importatori hanno per lo più assorbito questi costi piuttosto che aumentare i prezzi per recuperare il denaro dai consumatori. Alcune aziende hanno dichiarato di voler aspettare per vedere se i dazi sarebbero durati. Con il passare del tempo, le aziende hanno trasferito sempre più i costi dei dazi ai propri clienti. Goldman Sachs stima che la quota dei costi dei dazi sostenuta dai consumatori sia aumentata dal 22% di aprile al 55% di ottobre e che continuerà a crescere, raggiungendo il 67% entro la metà del prossimo anno». I prezzi dunque aumenteranno ancora.
È il motivo principale del notevole calo di consensi di Trump negli ultimi mesi. «Una volta terminata la luna di miele, i presidenti tendono a perdere rapidamente popolarità. Ma nessun presidente recente è caduto così in basso così rapidamente come Donald Trump» nota l’Economist. «Trump è stato rieletto sull’onda del pessimismo economico, promettendo agli elettori che durante il suo secondo mandato “i redditi saliranno alle stelle, l’inflazione scomparirà completamente, i posti di lavoro torneranno a crescere e la classe media prospererà come mai prima d’ora”. Finora sono rimasti delusi. I giudizi sulla sua gestione dell’economia e dell’inflazione erano nettamente positivi subito dopo il suo insediamento. Da allora sono scesi a livelli fortemente negativi». Intanto il presidente posta foto della ristrutturazione milionaria della Casa Bianca, con marmi e rubinetti dorati, che non potrebbero essere più lontane dalle preoccupazioni degli americani per il pranzo del Ringraziamento.