corriere.it, 25 novembre 2025
MediaWorld vende iPad a 15 euro e poi li chiede indietro ai clienti: «Errore macroscopico e riconoscibile»
Lo scorso 8 novembre sul sito di Mediaworld è apparsa un’offerta troppo allettante per non coglierla: un iPad Air M3 da 13 pollici a 15 euro anziché 784. E, infatti, alcuni consumatori l’hanno colta, riuscendo ad accaparrarsi il dispositivo a un prezzo stracciato. Si è trattato di un’offerta con il 98% di sconto, rivolta ai possessori di una carta fedeltà e da reperire online. Ma non era chiaro con quale modalità, se spedizione a casa o ritiro in negozio e pagamento online al ritiro. La catena di negozi di elettronica ha spiegato con una lettera ai clienti interessati – inviata il 19 novembre – che si è trattato di un errore «tecnicamente macroscopico e riconoscibile», proponendo due opzioni: saldare ulteriori 619 euro (con uno sconto di 150 euro per «scusarci del disagio») entro dieci giorni oppure restituire l’iPad.
Per questa seconda possibilità, Mediaworld si offre pure di ritirare il prodotto a casa dei clienti che lo hanno acquistato approfittando dell’errore, tramite corriere e senza costringere l’utente a costi o incombenze come il recarsi al punto vendita più comodo. Inoltre, l’azienda propone il rimborso dei 15 euro più un buono spesa del valore di 20 euro sui prossimi acquisti. Non è noto quanti siano gli utenti che hanno sfruttato la super offerta, ma molti si starebbero muovendo consultando i loro avvocati per capire se sono obbligati a riconsegnare indietro l’iPad, dal momento che l’errore è stato commesso da Mediaworld.
Su cosa è giusto fare dal punto di vista dei consumatori, il riferimento da considerare è l’articolo 1.428 del codice civile che consente di annullare un contratto se l’errore è essenziale e riconoscibile. Ma per Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori, «in termini puramente oggettivi quello commesso Mediaworld potrebbe essere un “errore riconoscibile” da parte del consumatore. Ma se guardiamo meglio al mercato, non possiamo trascurare che (soprattutto per i prodotti di elettronica) sono frequenti offerte, sconti e concorsi sempre più esasperati. Ecco allora che, anche visto l’approssimarsi del Black Friday, ritengo che sia sostenibile che qualche consumatore abbia acquistato in buona fede: per fare questa valutazione concorrono altre circostanze, ad esempio il fatto che l’offerta del tablet è stata inviata da Mediaworld ai clienti fidelizzati che quindi potevano credere trattarsi di una promozione. D’altro canto, il numero di pezzi acquistati, sarebbe invece un indizio contro l’acquirente, essendo evidente che se qualcuno ne ha acquistati in grande quantità, forse voleva approfittare dell’errore».
A tal proposito, quindi, quale scenario si prospetta di fronte sia alla catena di negozi di elettronica sia ai clienti coinvolti nella vicenda? «Da un punto di vista giuridico è bene ricordare che si tratta di semplici proposte di accordo bonario che il consumatore può tranquillamente rifiutare – spiega ancora Dona —: in quel caso Mediaworld valuterà se citare in giudizio gli interessati. Gli acquirenti possono resistere alle richieste dell’azienda, a patto che riescano a dimostrare di aver comprato in buona fede, scambiando l’errore per una delle tante offerte in circolazione. Con questo non voglio dire che vada premiato l’atteggiamento di chi approfitta di un errore, ma che deve essere tenuto nella giusta considerazione la asimmetria economico-informativa tra chi vende e chi acquista. Se oggi il valore di un gadget tecnologico non c’è più chiaro e anche colpa delle aziende che continuano a bombardarci di promozioni e super offerte». Per Dona, infine, la questione è anche etica: «La lettera ai consumatori è stata un clamoroso autogol. Partendo dal presupposto che non ci hanno voluto rivelare il numero di pezzi ritirati in negozio dai consumatori, ritengo discutibile che un’azienda, invece di mettere meglio a punto le procedure interne, vada a richiedere la restituzione dei tablet o a proporre la vendita con uno sconto ridicolo».