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 2025  novembre 25 Martedì calendario

Federico Cecchin: «Con il mio disegno racconto le persone»

«Per piacere, non chiamarmi caricaturista, ma illustratore. Perché la caricatura è vista male dalle persone. Hanno paura di venire ritratti nei loro difetti. Invece io voglio donarmi alle persone». Ritrarre un ritrattista non è semplice, ma Federico Cecchin si presenta in modo così garbato e gentile all’inizio del nostro dialogo. Ci tiene ad essere chiamato nel modo giusto per non snaturare la sua professione. Cecchin è famoso per i ritratti che riesce a fare fin da quando era piccolo e ha trasformato questa sua dote in un lavoro. Che piace e attira milioni di persone anche sui social: su TikTok ha 3,8 milioni di follower e i suoi ritratti già quasi 50 milioni di «mi piace», su Facebook 700 mila e su Instagram 191 mila. Una popolarità nata e coltivata tutta da lui, con il desiderio di mostrarsi per quello che è e non per quello che gli altri vogliono che sia. A Cecchin piace anche essere chiamato creator più che influencer e apprezza quando le persone gli scrivono dicendogli che dalla sua conoscenza è nata una gran voglia di disegnare. «Molti colleghi si vantano di essere caricaturisti, ma nel mio mondo – racconta Cecchin – lo vedo riduttivo e non è funzionale a ciò che faccio per aziende e persone. Chi fa le caricature ci vede lungo, sa chi e come sei. E se trova una piccola caratteristica da evidenziare, te la tira fuori all’ennesima potenza». Il talento di Cecchin l’ha portato anche ad essere ospite in tante trasmissioni tv.
Ma Federico Cecchin non cerca notorietà. «È il mio lavoro – racconta ancora – e lo tratto come un lavoro e non come un hobby. Cerco di disegnare le persone con uno stile abbastanza “basic”, rassomigliandoli nel minor tempo possibile e facendo un bel regalo. La cosa più importante è che poi se lo appendano in casa e che rimanga nel loro cuore». Cecchin ha scelto questa strada. Per essere completi caricaturisti, pardon illustratori, si devono possedere tante caratteristiche: la bellezza del segno e del disegno, la capacità di deformare in modo accentuato ma intelligente, premendo su caratteristiche importanti del volto. «Il caricaturista – si confida Cecchin – non è cattivo, non vuole offenderti, è una sua deformazione professionale: gli piace fingere il più possibile per creare arte». È direttore artistico di «Faces!», il primo festival internazionale della caricatura che si tiene ogni anno al Palazzo del Fumetto di Pordenone, la città in cui vive. In questi mesi sta proponendo degli spettacoli di pittura con la luce su pannelli fluorescenti con bombolette spray che erogano luce ultravioletta.
Cecchin fa il suo mestiere ed esprime la sua arte anche per strada. «Fra noi artisti ci incontriamo e dialoghiamo, ci analizziamo, creiamo sinergie e ognuno impara dall’altro. Ci presentiamo come artisti singolari e ognuno ha le sue caratteristiche. Ho iniziato a fare il caricaturista grazie alla mia ossessione per le facce: vedevo le linee sulle persone e mi piaceva disegnarle, ma non sapevo come fare. Un’occasione di incontri è arrivata anche dalle associazioni di volontariato con le quali ho collaborato». Una di queste, di cui fa parte ancora, è «Aiuto Bambini Betlemme» che da Verona si attiva per i piccoli della Palestina dal 2005. Cecchin racchiude nel suo profilo dei valori umani da raccontare. «Mi piace essere chiamato professionista, non artista. Sono un sognatore, cerco di andare avanti per strade prefissate. E di emulare qualsiasi altro lavoro. Tante persone mi chiedono se lo faccio per lavoro o per hobby: non vorrei che me lo chiedessero, ma è normale che lo facciano. Se qualcuno mi dicesse “che bel lavoro che fai”, sarei al settimo cielo». Anche quando lavora per strada Cecchin si vuole mostrare organizzato e preparato. «Molti altri artisti – racconta ancora – mi prendono in giro, ma è il mio modo di fare e sono sempre stato ripagato. È il lavoro che faccio da 30 anni, non sono ricco, ma mi ha permesso di avere una famiglia, una casa e pagare un mutuo. Vivo decentemente, disegnando». Quello di Cecchin può essere visto come un privilegio. Ma lo ha costruito con cura e passione. Lasciando sempre alle persone un pezzo di sé.