Corriere della Sera, 25 novembre 2025
Quelli che la Russia «vuole soltanto pace e serenità». Il putinismo all’italiana
«Ecco la vera tecnica della macchina del fango: riportare qualcosa di assolutamente vero ma in modo da sottintendere qualcosa di falso, e chi la vuol capire la capisca». Vi è capitato, no? Di avere la sensazione che ci sia qualcosa che non funziona, ma non riuscite ad acchiapparla. Poi arriva Umberto Eco, e con una riga e mezza vi apre la mente. Eccolo, Matteo Salvini: «Abbiamo sempre votato sì al sostegno all’Ucraina, ma se invece di aiutare i bambini si pagano le mignotte e le ville all’estero, be’, allora io non ci sto. Se noi della Lega fossimo pagati da Putin staremmo a casa tranquilli con i bagni d’oro. Hanno scoperto un giro di mazzette, e almeno cento milioni regalati a Kiev pare siano finiti in conti all’estero, in bagni d’oro e giri di prostituzione».
Finalmente una parola di verità: Vladimir Putin è intervenuto con la forza d’urto delle sue armate perché era ora di farla finita con questa banda di puttanieri, seduti su cessi scintillanti. Putin il moralizzatore. Nel mirino però non ci sono tanto i bagni stile Casamonica, ma soprattutto l’Europa. «La Ue non si metta in mezzo, lascino lavorare Trump, Putin e Zelensky, non rompano le scatole. Francesi, tedeschi, inglesi e Bruxelles ne stiano fuori – ancora Salvini —. Ho l’impressione che in Europa qualcuno abbia interesse che la guerra vada avanti per vendere più armi. Sicuramente noi ci smeniamo». Non che sia solo, Matteo. «Questa settimana il Parlamento europeo sarà chiamato ad approvare altri tre importanti provvedimenti che accelerano il riarmo europeo – questi sono i Cinque Stelle —. Voteremo contro l’Edip, perché è una tappa verso l’escalation militare con la Russia». Basta con il contrastare il desiderio di pace di Mosca. Anni fa circolava una barzelletta: «Caro Ivan, siamo preoccupati dal vostro imperialismo. Ma che dici! Il russo medio vuole serenità, sogna un sole caldo, una spiaggia dorata, un prato verde... Oh Ivan, non l’Italia!».
Il putinismo dei colbacchi e delle magliette, dopo un iniziale arretramento, si fa di nuovo avanti. Non sono poi così lontani i tempi di Mario Borghezio: «Vladimir difende lo spazio vitale della Russia di fronte alle manovre della Nato». Spazio vitale... spazio vitale... dov’è che l’avevamo già sentita? E c’era anche Beppe Grillo: «Putin è l’uomo che dice le cose più sensate in politica estera». E ancora Alessandro Di Battista, quando l’assalto russo a Kiev era ormai alle porte, con militari, carri armati e navi schierate: «Putin non sta aggredendo l’Ucraina, giustamente chiede garanzie sulla sua neutralità».
L’Europa è sul banco degli accusati anche per Giuseppe Conte: «È sbandata, ora la pace sarà molto penalizzante per Kiev. È la conferma di tutti i fallimenti Ue, serviva negoziare subito, appena dopo l’aggressione di Putin. L’Europa è stata portata a spasso da Biden e Johnson. La guerra ha indebolito le economie europee, non quella russa».
Simpatie per la Russia anche a sinistra, sull’onda dell’antiamericanismo, e nell’Anpi di Gianfranco Pagliarulo, e poi un largo fronte pacifista, schierato sul no alle armi a Kiev, con l’Europa sempre ignorata e beffeggiata. Ma anche nel Pd, ogni volta, c’è la battaglia dei distinguo.
La palma però, negli assalti agli alleati europei, è sempre di Salvini, con Emmanuel Macron nel ruolo del faccione da lunapark a cui tirare le palle: «A Milano si direbbe taches al tram, attaccati al tram, vacci tu in Ucraina, se vuoi, Macron: ti metti il caschetto, il giubbotto, prendi il fucile e vai». La politica estera la fanno Giorgia Meloni e Antonio Tajani, ma lui, Matteo, almeno a parole si mette sempre di traverso. Ma, ancora una volta, non è certo solo: il movimento di Marine Le Pen, dato per maggioritario nei sondaggi, la pensa allo stesso modo, e così l’estrema sinistra francese, l’Ungheria di Victor Orbán, l’estrema destra in Germania.
Le opinioni pubbliche mondiali sono stanche di guerra, anche giustamente, non è un mistero. Che cosa ci sia però di inaccettabile in un’Unione europea che non rinuncia a battersi perché Kiev non sia costretta a una pace crocifissa, è difficile capirlo. In nome del realismo, il ritorno al Novecento è servito.