La Lettura, 23 novembre 2025
Barcellona splende con la luce di Gaudí
Ci saranno anche i castelleres, domenica prossima, il 30 novembre, tra le navate della Sagrada Familia. Gli altissimi e vertiginosi grattacieli umani della tradizione folkloristica catalana. Decine di persone arrampicate una sopra l’altra (a loro Antoni Gaudí si ispirò per movimentare le guglie della sua opera più maestosa) si innalzeranno all’interno della chiesa incompiuta più famosa del mondo per festeggiare una data speciale: 30 novembre 1925, inaugurazione della Torre di Barnaba, 98 metri, la prima costruita sulla facciata della Natività, l’unica che il «creatore di sogni» riuscì a vedere con i suoi occhi. Cento anni esatti dopo (il caso vuole che coincida tutto: domenica, prima di Avvento...), quella torre sarà illuminata. E darà il via a una serie di celebrazioni: nel 2026 cadono i cento anni dalla morte di Gaudí e per l’occasione sarà completata la torre più alta, quella di Gesù Cristo. «Un faro per chi vorrà accogliere la sua luce».
Un riassunto delle puntate precedenti sarebbe impossibile, la storia della Sagrada Familia è un romanzo fatto di avanzamenti e intoppi, di raccolte fondi (nel 2024 sono entrati nelle casse della Fondazione 133,9 milioni di euro), di speranze e stop improvvisi (il Covid), di battaglie (ora è in corso quella sulla scalinata che condurrà alla facciata della Gloria: costruirla vorrebbe dire «sfrattare» migliaia di barcellonesi), di fede. Meglio allora condensare con qualche data. Posa della prima pietra: 1882; affidamento dell’incarico a Gaudí: 1883; morte dell’architetto a Barcellona dopo essere stato investito da un tram: 10 giugno 1926; conclusione della facciata della Natività: 1933; conclusione delle quattro torri della facciata della Passione: 1978; consacrazione della basilica con Papa Benedetto XVI: 7 novembre 2010; inaugurazione della Torre della Vergine Maria: 8 dicembre 2021. Tappa recente, 30 ottobre 2025: con l’inserimento di un nuovo elemento nella torre centrale, la chiesa raggiunge i 162,91 metri, supera la cattedrale tedesca di Ulm e diventa la chiesa più alta del mondo. E arriviamo alla prossima domenica, festa per tutta la giornata: il programma prevede il concerto del coro dei bambini, l’apertura della mostra 1925-2025. Cien años de la torre de Bernabé. El primer testimonio de Gaudí (fino al 26 maggio 2026), l’illuminazione della torre, gli appuntamenti all’interno della chiesa con i castelleres, un concerto per campane, il dialogo sul futuro e l’anima della basilica tra Jordi Faulí, architetto capo della Sagrada Familia (o, come si scrive in catalano, Família), e Chiara Curti, architetto milanese, storica della basilica (suoi i libri La Sagrada Família. Cattedrale della luce, Triangle, 2024 e la biografia Mi Gaudí, Triangle, 2025; sua anche la mostra itinerante Mossi dalla bellezza, che dopo Milano ora è in Brianza, a Seveso), ma soprattutto membro del direttivo dell’Associazione paneuropea Futuro del patrimonio religioso (Frh) e docente alla facoltà ecclesiastica di Barcellona dove insegna Vita e opere di Gaudí.
Curti è tra gli italiani che stanno collaborando al palinsesto dell’«anno di Gaudí». «È interessante – spiega – che le celebrazioni comincino la prossima domenica, giorno di Sant’Andrea, il primo apostolo chiamato da Gesù, e che proprio in quella data si ricordi Barnaba, l’ultimo. Gaudí avrebbe definito provvidenziale questa coincidenza». Curti è una studiosa appassionata, ma anche una tecnica, descrive con entusiasmo l’accelerazione data, dal 2014 in poi, alla costruzione della basilica, in particolare delle torri (per ultimare la facciata della Gloria bisognerà aspettare almeno il 2034). Merito di un sistema che al cemento armato rivestito in pietra – troppo pesante: le fondamenta della basilica non avrebbero retto e nemmeno sarebbe state rispettate le norme antisismiche – ha preferito pannelli in muratura di pietra precompressa realizzati fuori dal cantiere, leggeri, facilmente montabili e resistenti alle sollecitazioni imposte dal vento e dai terremoti. Un prefabbricato di pietra, «quasi» artistico. Con questo criterio gli ingegneri di Arup, società di progettazione, consulenza e pianificazione con sede a Londra e uffici in tutto il mondo, stanno procedendo per ultimare la Torre di Gesù Cristo dell’altezza (futura) di 172,5 metri, che sarà conclusa intorno al 10 giugno prossimo, nel centenario della morte di Gaudí (Papa Leone XIV è stato invitato alle celebrazioni). In quella giornata un altro italiano potrà gioire del risultato raggiunto: Andrea Mastrovito, l’artista – vincitore di un concorso internazionale – che realizzerà l’Agnus Dei, la scultura destinata alla torre più alta. L’incarico è stato annunciato nel Museu Diocesà de Barcelona, la Casa de la Almoina: l’agnello è un elemento centrale nella «poetica» dell’architetto, come egli stesso scrisse negli Àlbums del Temple. Irrinunciabile. Lo sa bene lo scultore (è in corso la sua mostra a Venezia, Quando il cielo finisce), che dal suo laboratorio bergamasco dice a «la Lettura»: «L’agnello, trasparente, sarà colpito dalla luce e a sua volta la rifletterà. Sarà sospeso tra la terra e il cielo». Mastrovito parla di relazioni e condivisione, di un progetto che «è un sogno che si realizza». I lavori procedono: «Siamo a buon punto, servirà molta concentrazione per terminarlo».
Arte – moderna e contemporanea —, scultura, ingegneria, economia. Architettura: Barcellona sarà la Capitale mondiale dell’Architettura nel 2026, riconoscimento conferito dall’Unesco e dall’Unione Internazionale degli Architetti. E spiritualità. A partire da quella di Antoni Gaudí. Una settimana prima di morire, il 14 aprile 2025, Papa Francesco lo ha dichiarato «Venerabile» (si tratta della seconda tappa nel cammino verso la santità). Dell’«architetto di Dio» sono state riconosciute le «virtù eroiche». Chiara Curti fa notare: «In un momento buio come quello che stiamo vivendo, quasi un nuovo Medioevo attraversato da guerre e oscurità, il fatto che un uomo solo abbia immaginato un progetto del genere, con un’idea che consapevolmente vuole coinvolgere i posteri, dave darci un segnale di speranza e di luce». Luce è forse la parola più ricorrente quando si parla della Sagrada Familia. «I quattro bracci della croce – conclude Curti – si illumineranno nei momenti speciali dell’anno. La luce sprigionata dalla basilica sarà di tutti: cristiani e non, atei e osservanti potranno guardare in alto con un sentimento di fiducia. Del resto Gaudí lo diceva: verranno da tutto il mondo»