La Lettura, 23 novembre 2025
Qui cade l’occhio. Uno studio sulle copertine
Un detto recita di non giudicare mai un libro dalla copertina. C’è invece chi ha provato a capire l’intenzione di acquisto di chi si aggira senza un’idea precisa tra gli scaffali delle librerie proprio a partire dall’immagine. Uno studio, pubblicato sul «Journal of Neuroscience, Psychology and Economics», condotto da Alessia Dorigoni, ricercatrice specializzata in neuroscienze del consumatore, ha utilizzato la tecnica dell’eye-tracking, cioè l’analisi dei movimenti oculari. I partecipanti hanno guardato due copertine della stessa autrice (Francesca Giannone) e della stessa casa editrice (Nord), per tenere sotto controllo la variabile della preferenza per uno scrittore e la popolarità: «Ho misurato tre informazioni rispetto ai movimenti oculari – spiega Dorigoni —: il dwell time, per quanto tempo si fissa qualcosa; il numero di fissazioni, cioè quanto volte si torna a guardarlo; e il time to first fixation, quanto tempo s’impiega a vederlo».
Poi è stata affrontata la questione della posizione sugli scaffali. «Nella prima parte dello studio, quando abbiamo mostrato lo scaffale, abbiamo visto che per La portalettere, con il volto in primo piano, essere posizionata all’altezza degli occhi ha maggiore importanza. Per l’altro titolo, Domani, domani, in alto o in basso non si notano differenze. La posizione può influire ma interagisce anche con il tipo di copertina».
I volti catturano di più la nostra attenzione, lo dice da tempo la scienza, ma non è automatico il passaggio all’acquisto: «Tra vedere qualcosa e decidere di comprarlo esiste uno scalino, senza contare che in un mondo dove molti libri hanno volti in copertina, l’effetto di aggancio può diminuire. A livello biologico siamo portati a vedere qualcosa che risalta: in un sacco di pallini bianchi, quello rosso balza all’occhio. Se però la maggior parte è rossa, la salienza dell’oggetto diminuisce». Un discorso è dire che un volto attiri di più l’attenzione, un altro è decidere di comprare un libro: «Messe vicine, la copertina con il volto in primo piano non porta a un acquisto maggiore rispetto a quella più complessa, con figure intere di profilo. Sarebbe interessante in futuro compiere il passo successivo: una ricerca sul campo con l’uso di occhialini che misurano i movimenti oculari per capire i comportamenti dopo aver preso in mano il libro».
Oggi, grazie alla tecnologia, è più semplice misurare le intenzioni dei lettori: «Con 85 mila libri pubblicati in media ogni anno, farsi notare in libreria è cruciale – precisa Valentina Notarberardino, che insieme a Dorigoni ha ideato la ricerca e che ha svolto il ruolo di consulente editoriale —. Angus Phillips della Oxford Brookes University ha riportato l’esempio dell’editore di Agatha Christie, che negli anni Ottanta registrò un calo delle vendite. Sottoponendo un questionario ai lettori, risultò che le copertine facevano percepire i libri come horror e non come gialli. Il cambio portò a un aumento del 40% nelle vendite. Questo per dire che non esistono copertine “brutte” ma solo efficaci o no». Forse i lettori si sono un po’ stufati di essere osservati da tutti quei volti in libreria.