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 2025  novembre 24 Lunedì calendario

Furto al Louvre, ombre e messaggi fasulli intorno al tesoro. Una società israeliana: «Sul dark web i ladri ci hanno chiesto 8 milioni in criptovalute»

Tre dei quattro autori materiali del furto al Louvre sono stati da tempo arrestati ma la refurtiva non è stata ancora recuperata: ogni giorno che passa rende più improbabile il ritrovamento dei gioielli, alimentando peraltro leggende varie e possibili atti di disinformazione. 
Secondo il media israeliano i24News, un’azienda israeliana sostiene di essere in contatto con una persona che si presenta come rappresentante degli autori del furto al Louvre. In base a questa versione «gli scambi avrebbero avuto luogo sul Darknet, una rete internet parallela accessibile solo tramite software specifici», e secondo l’emittente pubblica israeliana Kan l’intermediario avrebbe inviato una prima immagine della refurtiva.
L’azienda israeliana specializzata nella sicurezza che si dice coinvolta nelle indagini e nel recupero dei gioielli rubati è il Cgi Group, il cui direttore generale Zvika Nave è convinto che, nonostante i sospetti su un’immagine creata dall’intelligenza artificiale, la foto sia autentica.
La persona che dice di essere in possesso di almeno parte della refurtiva avrebbe chiesto 8 milioni di euro in criptovaluta Monero, proponendo uno scambio in Slovacchia, e minacciando di rivolgersi a «contatti in Asia e a Dubai» se le trattative fossero fallite.
La Cgi Group avrebbe trasmesso le informazioni alle autorità francesi competenti, ma secondo il suo direttore Nave, citato da i24News, «i giochi di ego in Francia ci hanno impedito di progredire e il contatto è stato interrotto».
La vicenda rilanciata dai media israeliani appare di dubbia credibilità. Già poche ore dopo il furto al Louvre, il 19 ottobre scorso, la società Cgi Group dichiarò di essere stata contattata dalla direzione del museo per aiutare nelle indagini, salvo essere smentita poco dopo dallo stesso Louvre. Stavolta la solita società dice di essere in contatto con un intermediario, ma come parte della refurtiva oggetto della trattativa viene indicata «la corona dell’imperatrice Eugenia», che in realtà è l’unico gioiello subito ritrovato, perché venne abbandonato dai banditi durante la fuga la mattina stessa.
Pochi giorni fa utenti pro-russi hanno diffuso sui social media false immagini create dall’intelligenza artificiale per accompagnare la storia – ugualmente falsa – di un ritrovamento dei gioielli tra i beni sequestrati a un uomo vicino al presidente ucraino Zelensky, Timur Mindich.