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 2025  novembre 24 Lunedì calendario

Caso Garofani, La Russa: «Credo che il consigliere del Quirinale debba lasciare l’incarico»

«Questo è il segretario del comitato di difesa, si deve occupare della difesa. Credo che almeno quel ruolo forse è meglio che lo lasci a qualcun altro»». Così il presidente del Senato, Ignazio La Russa, torna a parlare della vicenda che ha visto coinvolto Francesco Saverio Garofani, consigliere del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla XXVII Edizione di Italia Direzione Nord in corso a Milano. «Il presidente della Repubblica, che si è trovato tra capo e collo questa vicenda, non ha nessuna responsabilità, e sono certo che non condivide leidee del suo consigliere», prosegue La Russa. Poi la precisazione: «Spiace che aver risposto a una domanda sul consigliere Garofani possa far pensare di riaprire un caso che anche io, come Giorgia Meloni, considero chiuso e sul quale ho espresso personalmente sin dal ptrimo minuto piena solidarietà al presidente Mattarella. Certo, ho detto, forse in maniera troppo sincera, che Garofani potrebbe essere imbarazzato a svolgere il ruolo non di Consigliere ma di Segretario del Comitato supremo di Difesa. Ma non tocca a me chiedere le sue dimissioni e nemmeno l’ho fatto». 
«Che Meloni non c’entrasse niente era del tutto evidente»
Il presidente del Senato ha poi aggiunto: «Che Meloni non c’entrasse niente era del tutto evidente. Si parla di un Consigliere che in ambiente di tifosi, a ruota libera, si è lasciato andare improvvidamente a tutta una serie di considerazioni su governo e Meloni». 
«Fosse stato di destra sarebbe stato crocifisso»
«Se lo dice un consigliere del presidente della Repubblica non si può addossare questo pensiero al presidente, ma una critica a questo consigliere è assolutamente legittima, soprattutto se gli è stata chiesta una smentita e lui ha detto “si trattava di chiacchiere di amici”. Fosse stato uno di destra oggi lo vedremo appeso ai lampioni di qualche città o cattolicamente crocifisso», ha concluso. «Si tratta dei suoi personali desideri, che non sono degni di uno che fa il Consigliere del Presidente».
La Russa riaccende quindi i riflettori su una vicenda che rischiava di degenerare in scontro istituzionale ma che proprio la premier ieri, parlando a margine del G20, aveva definito chiusa: «Ho parlato direttamente col Presidente della Repubblica, ho chiarito con il Presidente tutta la questione, approfitto per ribadire l’ottimo rapporto che da sempre ho con Presidente Mattarella, non penso che sia il caso di tornare su questa vicenda», ha detto Meloni, ribadendo di non essere a conoscenza della nota che avrebbe diramato il suo fedelissimo di partito, Galeazzo Bignami. «Non ero a conoscenza della nota fatta da Bignami» su Garofani «ma penso che servisse proprio a fugare i dubbi dal Quirinale». Il capo gruppo di FdI alla Camera aveva chiesto ufficialmente una smentita riguardo all’articolo de La Verità che parlava di un attacco del Quirinale al governo Meloni, che sarebbe stato raccontato appunto da Garofani durante una cena tra amici. Una nota, quella di Bignami, che aveva scatenato l’ira del Quirinale, con una dura smentita. Poi la telefonata e l’incontro di Meloni al Colle avevano- a quanto pare- dissipato i malumori e chiarito la stima reciproca, pur lasciando una scia di amarezza nel capo dello Stato. Fino a oggi, fino alla sortita del presidente del Senato che ha esplicitamente chiesto un passo indietro del consigliere del Quirinale, a cui Mattarella aveva dato la piena fiducia.