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 2025  novembre 24 Lunedì calendario

«Non cediamo ai violenti. Era un attacco antisemita»

M inistro Matteo Piantedosi, da titolare dell’Interno conferma che il Viminale pagherà i danni da 100 mila euro alla città di Bologna?
«Spero che quella del sindaco Lepore sia stata soltanto una battuta, per quanto infelice. I danni vanno chiesti a chi li causa, non a chi lavora per limitarli. In piazza, a Bologna, c’erano da una parte dei criminali che hanno aggredito e devastato e dall’altra i poliziotti che hanno fronteggiato gli attacchi. Occorre evitare di dare l’idea che si cerchi di assolvere i delinquenti, colpevolizzando chi li contrasta».
Il sindaco Lepore le aveva chiesto di non far giocare la partita della Virtus contro il Maccabi.
«Nonostante il rischio sempre insito in queste circostanze, la risposta non poteva essere quella di subire la prevaricazione. Le proposte venute dal Comune si limitavano a trasferire altrove il problema, peraltro senza porsi la domanda di cosa ne avrebbero pensato i sindaci dove si chiedeva venisse trasferita la manifestazione. L’unico problema sembrava essere non far giocare la squadra israeliana. Non voglio credere che ci fossero condizionamenti ideologici che, sostanzialmente, sarebbero coincisi con quelli dei movimenti violenti che abbiamo visto in scena».
Sta dicendo che Lepore voleva cedere ai violenti?
«Sto dicendo che se consentiamo a chiunque di ricattare le istituzioni abdichiamo all’inderogabile dovere di difendere fondamentali principi costituzionali, preparando il terreno a una progressiva dittatura di minoranze violente. In Italia ognuno deve avere libertà e agibilità senza che qualcuno si senta la verità in tasca con la conseguente pretesa di limitare diritti di altri. È un principio irrinunciabile che abbiamo difeso con fermezza».
Ritiene che l’ordine pubblico sia stato gestito al meglio?
«Avevamo messo nel conto il copione ricorrente messo in scena da frange di estremisti che l’avevano preannunciato come elemento di un ricatto che, come ho detto, mirava soltanto a non far mettere piede al Maccabi in città. Sono professionisti del disordine che strumentalizzano tutti i temi più divisivi del dibattito pubblico per creare azioni violente: Tav, ponte di Messina, Medio Oriente non importa la tematica ma l’opportunità per fare danni. Nell’occasione c’era anche una componente di antisemitismo. E per questo dico che al Viminale e agli uomini e alle donne in divisa che a Bologna hanno garantito l’ordine pubblico non deve essere mandata una fattura dei danni ma la gratitudine per la professionalità e l’equilibrio con cui, come sempre, è stata gestita la situazione, in condizioni così difficili».
Il tema della sicurezza a Milano è diventato emergenza. In altre città i sindacati di polizia lamentano gravi carenze negli organici. State sottovalutando la situazione?
«La sicurezza è un obiettivo a cui stiamo lavorando non solo a Milano, con un impegno testimoniato da dati evidenti: assunzioni nelle forze di polizia come non se ne facevano da decenni e reati in calo quest’anno e nettamente inferiori rispetto a 10 anni fa».
L’opposizione vi chiede un confronto.
«Noi siamo sempre disponibili, intanto stiamo fronteggiando fenomeni come l’immigrazione incontrollata, il degrado delle periferie e la devianza giovanile. Lo abbiamo fatto con politiche spesso oggetto di critiche da parte degli stessi che, per converso, ora rivendicano maggiore sicurezza».
Lei ha subito cercato di smorzare la polemica sul consigliere del presidente Mattarella Francesco Saverio Garofani, escludendo complotti. Non crede che la reazione del governo sia stata esagerata?
«L’autorevolezza del Quirinale non è stata mai messa in dubbio da nessuno. Il presidente Mattarella è rispettato in maniera trasversale in Italia e all’estero ed è un saldo punto di riferimento per il nostro Paese. Questo è quello che conta e mi sembra che il caso sia stato già chiuso».
La presidente Meloni e il ministro Salvini hanno definito grave la decisione dei giudici dell’Aquila di trasferire in una casa famiglia i bimbi che vivevano in un bosco. È d’accordo?
«Personalmente, con le riserve che bisogna sempre avere quando non si conoscono nel dettaglio gli elementi documentali della vicenda, dico che sottrarre dei minori ai propri genitori deve essere sempre una decisione estrema da ponderare con molta cautela. Qualsiasi sia la situazione di contorno, privare dei bambini dell’affetto dei propri genitori è la decisione più grave che si possa assumere in qualsiasi situazione».
Si può dire che ormai ogni vicenda giudiziaria viene usata contro i magistrati in funzione del referendum sulla separazione delle carriere?
«Il dibattito sulle vicende che sono oggetto delle decisioni giudiziarie c’è sempre stato, anche in forme molto accese, e ci sarà sempre. È la riprova del fatto che la giustizia è una funzione molto importante e che interessa molto i cittadini. I magistrati non possono dolersi di questa attenzione sull’oggetto del loro lavoro e della discussione che ne deriva. Del resto anche i giudici, a loro volta, rivendicano il diritto di poter pubblicamente commentare decisioni e situazioni che riguardano la politica, come espressione di una più compiuta e moderna democrazia. E questo nonostante, talvolta, la specificità della funzione del magistrato suggerisca maggiori cautele e sobrietà».
Cinque funzionari di polizia stimati e apprezzati sono stati condannati per il caso Shalabayeva con un verdetto che ribalta la precedente assoluzione.
«Rispetto sempre le sentenze dei giudici ma sono amareggiato e preoccupato. In Italia è sempre più difficile rappresentare lo Stato, assumere decisioni complesse senza correre il rischio di essere processato».
A chi si riferisce?
«Non solo ai ministri quando vengono processati per le politiche che perseguono, ma penso ai Vigili del fuoco per la piena del Natisone, ai finanzieri e ai militari della Guardia costiera per il naufragio di Cutro, ai carabinieri per l’inseguimento a Milano, ai poliziotti per il caso Shalabayeva, agli agenti della penitenziaria alle prese con situazioni difficilissime nelle carceri».
Pensa a uno scudo penale?
«No. Nessuno dev’essere ritenuto pregiudizialmente immune da contestazioni e processi, però talvolta sembra affermarsi un’inversione di tendenza storica: le azioni delle pubbliche istituzioni si presumono sempre colpevoli».
Quindi che cosa farà?
«I poliziotti del caso Shalabayeva hanno tutti sempre servito lo Stato con risultati straordinari, talvolta rischiando in prima persona quando hanno dovuto fronteggiare situazioni difficilissime e pericolose. Rinnovo loro la fiducia, non faremo a meno della loro professionalità. E confido che nell’ultimo grado di giudizio siano assolti».