il Fatto Quotidiano, 23 novembre 2025
Pnrr tra ritardi e revisioni: dove vanno i soldi
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza dovrebbe concludersi il prossimo anno. I lavori vanno ultimati entro il 31 agosto, così da permettere lo svolgimento di tutte le verifiche entro la fine del 2026. Come è noto, gli stanziamenti destinati all’Italia per il Pnrr ammontano a 194,4 miliardi di euro – 71,6 miliardi in sussidi e 122,8 miliardi in prestiti da rimborsare a tassi agevolati.
Il Piano prevede investimenti e riforme, articolati in 7 Missioni e 17 Componenti, con l’obiettivo di garantire una piena transizione ecologica e digitale e colmare i ritardi storici che penalizzano il Paese, con particolare attenzione alle persone con disabilità, ai giovani, alle donne e ai divari territoriali. Rispetto al progetto iniziale inviato a Bruxelles il 30 aprile 2021, molte cose sono cambiate. Sono stati introdotti nuovi interventi – tra cui, nel 2023, l’intera Missione RePower Eu per far fronte alla crisi energetica derivante dal conflitto in Ucraina – mentre altri sono stati eliminati, sia per le difficoltà di realizzazione nei tempi previsti sia per garantire la neutralità dell’impatto ambientale.
Di conseguenza, i relativi finanziamenti per le opere già avviate saranno trasferiti su risorse nazionali. Nel frattempo è in attesa di approvazione da parte della Commissione Ue un’ulteriore richiesta di revisione dell’Italia (la sesta e ultima). Il quadro finanziario complessivo resta quindi tutt’altro che definito, anche a causa della mancata trasmissione al Parlamento della Relazione aggiornata, che il governo avrebbe dovuto presentare a luglio. Entro il 31 dicembre è inoltre prevista la rendicontazione di 63 misure (13 traguardi e 50 obiettivi), dalla cui verifica dipenderà lo sblocco della penultima rata del Piano, pari a quasi 13 miliardi di euro.
Nel frattempo, sul sito Italia Domani è stato pubblicato un set di dati che permette di verificare lo stato di avanzamento al 14 ottobre 2025. Il valore dei progetti avviati o in corso è pari a 162,8 miliardi di euro, oltre 30 miliardi in meno rispetto alla dotazione totale del piano. I pagamenti effettuati ammontano a 77 miliardi, cioè al 47,3% del totale previsto. In poco più di un anno il tasso di pagamento mensile è triplicato: da meno di 1 miliardo a oltre 2 miliardi al mese. Nonostante il miglioramento, il ritmo di spesa è ancora insufficiente per raggiungere gli obiettivi previsti.
Tra le sette missioni del Pnrr, la più finanziata è “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, 57,8 miliardi; quasi 15 di questi, però, non sono ancora stati trasformati in progetti. Anche RePowerEu – la settima missione aggiunta a fine 2023 – mostra un gap di oltre 8 miliardi su 11,2 previsti, oltre a una quota di pagamenti molto bassa (20%).
Considerando il poco tempo ormai disponibile, colpisce che il 3,5% dei progetti attivi – pari a 5,7 miliardi – sia ancora fermo a una fase precedente all’avvio dell’esecuzione. Tra questi figurano l’infrastruttura strategica per il sistema elettrico italiano Tyrrhenian link (500 milioni di euro); le misure per la gestione del rischio di alluvioni e la riduzione del rischio idrogeologico (391 milioni su 714 totali); il potenziamento delle smart grid per la distribuzione dell’elettricità (391 milioni, più altri 385 della misura rafforzata sui complessivi 4 miliardi); il piano per asili nido e scuole dell’infanzia (336 milioni su 4,3 miliardi) e molti altri interventi.
Quasi due terzi dell’intero ammontare dei progetti, pari a 105,5 miliardi, è attualmente in fase di esecuzione, mentre il 25,5% – 41,5 miliardi – risulta già completato.
Lavori per 10 miliardi di euro – pari al 6,2% del totale – avrebbero già dovuto essere completati entro il 14 ottobre 2025, ma risultano in ritardo, in aumento rispetto al 5,8% registrato al 30 giugno. Le missioni che presentano i maggiori ritardi nell’esecuzione sono Istruzione e Ricerca (15,9%), Salute (6,8%) e Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura (6,5%). Tra gli interventi più rilevanti, si segnalano ritardi nel completamento dell’Intervento straordinario per la riduzione dei divari territoriali nei cicli I e II della scuola secondaria di secondo grado e nella lotta all’abbandono scolastico (910 milioni su 1,26 miliardi complessivi); nel piano di messa in sicurezza e riqualificazione dell’edilizia scolastica (758 milioni su 5 miliardi); nella digitalizzazione degli ospedali (608 milioni su 2,8 miliardi) e numerosi altri.
Per evitare la perdita dei finanziamenti, nei prossimi mesi assisteremo a una corsa contro il tempo per recuperare i ritardi accumulati e portare a termine il maggior numero possibile di progetti. Un rush finale che, tuttavia, non deve andare a discapito della qualità delle opere né ridurre la portata degli obiettivi iniziali.
Questo Piano ha rappresentato un motore fondamentale per sostenere la crescita economica del Paese; sarebbe un vero peccato se una parte delle risorse stanziate rimanesse solo sulla carta, senza trasformarsi in opere e servizi concreti per cittadini e imprese.