il Fatto Quotidiano, 23 novembre 2025
Le passioni di Vanoni: Strehler, palco e Paoli
Pubblichiamo alcuni passaggi di interviste a Ornella Vanoni e su Ornella Vanoni uscite in questi anni, la domenica, sul Fatto Quotidiano.
Ornella Vanoni e l’inizio a teatro. “Ero con Strehler ne I Giacobini di Zardi, il dramma più lungo del teatro di tutto l’universo. Era già notte fonda quando per un cambio di scenografie dovevo salire su e cantare un paio di canzoni. Salivo gli scalini e tremavo. Così Giorgio mi fulminò: ‘Hai il talento, ma non i nervi per fare questo mestiere!’. Aveva ragione”.
Vanoni e il sonno. “Sono una persona nata felice, poi ho scoperto gli uomini e lì si è complicata la vita; poi ho conosciuto Strehler e ho smesso di dormire”.
Vanoni e i rimpianti. “Ne ho due: non essere riuscita a tenere Gino (Paoli), anche se sono andata via io; l’altro è mio figlio: gli sono stata troppo poco vicino, ho perso la prima maternità, ma dovevo lavorare”.
Vanoni da giovane. “Anche allora ero libera, ma non riuscivo a manifestarlo: ero bloccata dalla timidezza, e il mio corpo e il mio volto non mi aiutavano; non erano il volto e il corpo di una timida, e allora mi davano della snob, della stronza, della radical chic, quando non ero niente di tutto quello. Soprattutto i radical chic non mi sono mai piaciuti”.
Vanoni e gli hater. “Qualche hater mi scrive ‘brutta vecchia’, ma non ha capito che anche lui invecchierà e sarà più brutto di me”.
Vanoni e il prato. “Se sono in una casa e trovo il bagno occupato, allora uso il prato; una volta ero ospite di una villa importante, esco e mi accovaccio, poi rientro e il padrone di casa mi domanda: ‘Dove è stata?’. ‘A fare la pipì’. ‘Dove?’. ‘Là’, e indico il punto. Lui atterrito: ‘No! L’azalea di mia nonna’; con tutte le vitamine che prendo, sai che meraviglia è venuta su?”.
Vanoni e Renato Zero. “Più di quarant’anni fa, quando non era ancora noto, una mia amica mi prese da parte: ‘Ti voglio presentare un ragazzo bravissimo’. Così decido di invitarli a casa, a quel tempo abitavo a Roma, sull’Appia, solo che Renato sbagliò cancello e suonò alla villa accanto; non era ubriaco, assolutamente sobrio, e poi magro, bellissimo, pasoliniano nel volto, vestito di nero con sopra un voile e in testa una bandana. La mattina dopo, mio figlio mi domanda: ‘Ma ieri sera avete dato una festa?’ ‘No, perché?’. ‘I ragazzi dei vicini hanno visto un tipo mascherato’. Lì è nata un’amicizia. Non un rapporto superficiale, ma vero, uscivamo, andavamo al cinema, magari a vedere i film con Modugno tipo Piange… il telefono, e mentre tutta la sala si commuoveva noi ridevamo come folli tanto da costringere il direttore del cinema ad accendere le luci. ‘Perché ridete?’. ‘Perché è comico’. Da quel giorno abbiamo replicato con diverse pellicole, tipo Sepolta viva. E giù altre risate.
Pino Strabioli su Vanoni. “Persona incredibile: è venuta in trasmissione e ha svelato di farsi ancora le canne e di desiderare una badante che le rolli gli spinelli”.
Frank Matano su Vanoni. “Mi chiama all’improvviso. E per me è stranissimo. Ogni volta penso: ‘Oh, è Ornella Vanoni’; e poi mi racconta storie fantastiche. Una volta era ad Amsterdam, e io con tono ridanciano penso di provocarla: ‘Ornella proprio lì! Che combini?’. Lei resta zitta, sospira e poi mi sussurra: ‘Una meraviglia’”.
Bobby Solo su Vanoni. “Nel 1963 vado alla Ricordi, prendo l’ascensore, e insieme a me entra Ornella, bella da paura, sensuale con la sua camicetta rosa: mi guarda e inizio a sudare. A tremare. Poco dopo, con nonchalance, si apre due bottoncini, intravedo il reggiseno e a momenti svengo, ma non sono stato in grado di parlare”.
Mimma Gaspari Golino su Vanoni. “Donna fantastica, una pazza scatenata; innamorata di Paoli come non ho mai visto nessuno; una volta è scappata a metà dal parrucchiere perché i tempi erano diventati troppo lunghi e lei temeva di arrivare tardi da Gino”.
Iva Zanicchi su Vanoni. “Ho sempre subìto il suo fascino, ma è complicato mantenerci un rapporto: una volta ti butta le braccia al collo, quella successiva neanche ti saluta; un giorno mi disse: ‘Tu a Sanremo porti canzoni brutte e vinci, io bellissime ma niente’. Per questo a Sanremo, come forma di protezione, me l’hanno tenuta lontana: soffrivo la ribalta, ogni volta mi agitavo, e lei veniva nei camerini e magari mi smontava: ‘Questo vestito non è messo bene’. A una Canzonissima non si presenta alle prove, il regista incazzato decide di non dedicarle neanche un primo piano durante la diretta; finita la sua esibizione, per protesta, inizia a passare davanti alla telecamera, più e più volte, e a urlare. Peccato che sul palco c’ero io”.
Vanoni risponde a Zanicchi. “Quell’anno cantava La nave partirà (1970): al ritornello alzava le braccia al cielo e dal vestito si liberavano degli enormi pendagli, così sono entrata e le ho spiegato: ‘Non hai bisogno di abiti del genere, perché sei brava’. Da lì è andata in crisi; forse è colpa mia, sono troppo breve nelle spiegazioni.
Elisa Fuksas su Vanoni. “Durante il set del film documentario su di lei (Senza fine, del 2021), una sera Ornella non è voluta scendere per le riprese, ha parlato di stanchezza, di età, di mal di pancia. Io basita. Ma di fronte a certe motivazioni non potevo replicare. Quindi non ho insistito. Peccato che poco dopo mi hanno chiamato dalla produzione. Avevano incontrato Ornella: era fuori dal bar dell’albergo, tranquilla, soddisfatta, con in mano un gin tonic.