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 2025  novembre 23 Domenica calendario

L’infedeltà coniugale non interessa più. A indagare sono le aziende

In Italia sono millecinquecento e con i colleghi degli Stati Uniti sono gli unici ad essere riconosciuti come categoria. Investigatore privato non ci si improvvisa, non bastano una parrucca, baffi finti e un cappello a coprire il volto. Si studia e anche tanto: una laurea triennale in giurisprudenza e una sorta di tirocinio di tre anni in un istituto autorizzato. Il via libera ad operare, a scandagliare la vita delle persone, a pedinare, ricercare, scoprire, arriva solo dopo un lungo percorso. La licenza? Viene rilasciata dalla prefettura.
Antonio Cavallo, cinquantasei anni, presidente regionale Piemonte e Valle d’Aosta della Federpol, Federazione italiana degli istituti privati per le investigazioni, è un omone con una ventina d’anni di indagini alle spalle. Attento ad ogni singolo dettaglio, parola, movimento. Deformazione professionale, quando entra in un ristorante sceglie una postazione che gli permette di tenere d’occhio l’intera sala, la porta d’ingresso, le uscite d’emergenza. Come tanti ha iniziato da giovanissimo a lavorare per la sicurezza nei locali, nelle discoteche, negli stadi. Poi, negli Anni 90, arriva una chiamata da una società di Milano per collaborare a livello investigativo. «Ero così affascinato da quel lavoro che per essere preso ho detto anche qualche bugia», scherza. «Me ne sono innamorato».
Le trasformazioni del mondo degli investigatori privati le ha viste quasi tutte. Assumere uno Sherlock Holmes per accertare l’infedeltà coniugale non va più di moda. Ora, raccontano quelli del settore, i maggiori clienti sono le aziende che vogliono monitorare i dipendenti sui permessi assicurati dalla legge 104, sulle mutue, i riposi. E i casi di frode alle assicurazioni.
Incarico firmato e scatta il pedinamento, in fondo una delle tecniche più tradizionali. E in alcuni casi il regolamento consente agli investigatori di utilizzare anche il Gps, «utile – spiega Cavallo – per non stare eccessivamente addosso alla persona da monitorare». Ognuno ha le sue strategie. Quella di Cavallo è di dare continuità all’attività di controllo. «Io opto per la casualità. Pedino in giorni diversi, ad orari diversi, anche in settimane diverse». Così che ad esempio il dipendente furbetto non possa trovare scuse del tipo: «Quel venerdì, ma solo quel venerdì, ero in mutua ma sono uscito per fare la spesa». Gli appostamenti non hanno limiti di tempo. «Possono durare anche una ventina d’ore per poi vedere tre minuti di ciò che serve. È per questo che spesso ci si dà il cambio. L’attenzione, dopo un’intera giornata, inevitabilmente registra dei cali». E se si viene scoperti? Se scatta l’ammonimento, bisogna liberare il campo immediatamente. Sparire. Sennò si rischia di incappare in una denuncia per molestie o addirittura violenza privata.
«Quando si lavora la notte si può correre anche qualche pericolo», spiega Cavallo. Una volta è stato accerchiato da degli spacciatori, un’altra ha notato un gruppo di pusher che nascondevano droga sotto i cestini dell’immondizia e ha avvisato le autorità. «È pure capitato che sventassi una truffa dello specchietto». Pedinare una persona significa arrivare a conoscerne i segreti più profondi, virtù e vizi. «Se non sono inerenti al lavoro, però, non vengono trascritti», assicura Cavallo. Come un padre confessore.
Non solo azione. Il lavoro di un investigatore privato è anche ricerca. In particolare nelle questioni familiari, di affidamento dei figli o di separazione dei beni, si scandagliano documenti, incartamenti, si incrociano stati di famiglia e dichiarazioni fiscali. Niente voyeurismo, i limiti ci sono e ben precisi. «Lo scopo – spiega Cavallo – è raccogliere informazioni per la difesa di un diritto in sede giudiziale. Bisogna assolutamente rispettare le regole imposte dalla privacy». I dati devono riguardare l’oggetto dell’indagine, non quello che lo circonda. Ad esempio, «nelle foto si devono oscurare i volti di chi è accanto alla persona monitorata, a meno che rientrano nel campo dell’indagine».
Non si può, insomma, assumere un investigatore privato per soddisfare la propria curiosità su questo o quel personaggio. Cavallo lancia un appello: «Fate attenzione, perché ci sono molti abusivi nella nostra professione». Individui senza scrupoli che non badano a norme o regole e sconfinano nel vero e proprio dossieraggio. Veri investigatori? No, semmai faccendieri. Elementare Watson