Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  novembre 23 Domenica calendario

Bolsonaro cella deluxe

Beccato sul fatto, ora è finito in gabbia. Jair Bolsonaro è stato posto agli arresti presso una sala speciale del quartier generale della Polizia Federale dopo che ha tentato di fuggire dai domiciliari in cui si trova dal mese di agosto. Condannato per tentato colpo di Stato adesso è accusato anche di tentativo di fuga o almeno questo sostiene il giudice Alexandre de Moraes che ha mandato cinque volanti a prelevarlo per portarlo in un luogo sicuro e vigilato 24 ore su 24.
Bolsonaro avrebbe tentato di manomettere la cavigliera elettronica (versione brasiliana del braccialetto elettronico) che è obbligato a indossare e aveva premeditato di sgattaiolare fuori dalla sua villa con piscina a Brasilia approfittando della folla che il figlio Flavio, che è senatore federale, aveva convocato per un sit-in in suo appoggio. La fuga sarebbe dovuta finire a pochi chilometri da lì, presso l’ambasciata degli Stati Uniti, dove avrebbe trovato la protezione del suo amico Donald Trump.
Un altro colpo gobbo nella telenovela giudiziaria dell’uomo che ha guidato il Brasile dal 2019 al 2022 e che è stato condannato a 27 anni e tre mesi per il progetto di colpo di Stato che voleva mettere in atto pur di non lasciare il potere al progressista Lula da Silva, che lo aveva battuto alle elezioni. Una sentenza che non può essere contestata in un processo d’appello perché il Supremo tribunale federale è l’ultima istanza possibile nell’ordinamento brasiliano. Il punto ora è capire dove e in che condizioni sconterà la pena. Quattro le ipotesi al momento. La più pericolosa è il penitenziario di Papuda, un carcere comune con celle collettive e condizioni molto precarie. Progettato per 8.000 reclusi, ne ospita 14.000, con letti di cemento armato, pasti scadenti, senza ventilatori né coperte per l’inverno. Un’alternativa è l’area separata di Papudinha, destinata a politici corrotti o ex poliziotti o che sarebbero a rischio di linciaggio in un penitenziario comune. Qui le celle sono meno affollate, i servizi igienici accettabili, si può avere la televisione e ricevere pasti caldi da fuori. L’ex presidente potrebbe ricevere lo stesso trattamento riservato a Lula da Silva dopo la condanna, poi annullata, per corruzione: una stanza di 15 metri quadri, con una tv, aria condizionata e un bagno privato. Una stanza simile a quella dove Bolsonaro si trova attualmente, stando al video pubblicato ieri dalla polizia e che è stato registrato prima di ricevere l’illustre ospite.
I suoi legali puntano alla concessione degli arresti domiciliari a causa dell’età (ha 70 anni) e delle precarie condizioni di salute per i postumi della pugnalata in pancia ricevuta nel 2018. Sicuramente compromesso, in ogni caso, il suo futuro politico. A questo punto può solo fungere da grande elettore, indicando un candidato di destra per le prossime elezioni, nella speranza poi che questi, se eletto, possa concedergli la grazia e scarcerarlo. Lula punta a un quarto mandato, a destra c’è ressa. L’opzione più quotata dai sondaggi è il governatore di San Paolo, Tarcisio de Freitas che non ha ancora sciolto le riserve. C’è chi sogna un nuovo Bolsonaro e si fa il nome del figlio Flavio o della moglie Michelle, molto popolare tra gli elettori evangelici. Tutti hanno bisogno della benedizione di Jair Messias, che in ogni caso non può parlare alla stampa se non per interposta persona. La sua è una figura divisiva che gode ancora oggi di un discreto seguito politico. Da ieri i profili social dei brasiliani sono divisi tra chi festeggia come se fosse un carnevale anticipato e lo zoccolo duro dei fedelissimi che chiama all’insurrezione per difendere ad oltranza il loro “capitano”.
Dopo il fiasco della Cop30, col Brasile che non è riuscito a imporre la sua linea ai delegati della conferenza sul clima, il presidente Lula è volato in Sudafrica per il vertice del G20. La prigione di Bolsonaro non gli dispiace di certo, anche se a lungo andare potrebbe anche contribuire a unificare la destra proprio contro la sua voglia di rielezione.