Corriere della Sera, 23 novembre 2025
Metalmeccanici, 205 euro in più in busta paga
Firmato ieri pomeriggio, dopo 17 mesi di trattativa e 40 ore di sciopero, il contratto dei metalmeccanici. Il rush finale del confronto ha tenuto al tavolo le delegazioni di Federmeccanica e Assistal con Fim, Fiom e Uilm ininterrottamente da mercoledì scorso.
Il punto chiave della trattativa era quello economico. Alla fine si è chiuso a 205 euro di aumento lordo mensile distribuito su quattro anni (il contratto copre dal 2025 al 2028). Una parte dell’aumento – cioè 27,7 euro – è già nelle tasche dei lavoratori perché a giugno le aziende hanno pagato un incremento in busta paga, appunto di 27,7 euro, per compensare l’inflazione del 2024. Il prossimo aumento sarà a giugno 2026 (59,58 euro); poi a giugno 2027 (64,87 euro) e a giugno 2028 (64,87 euro). I flexible benefits salgono da 200 a 250 euro.
L’inflazione prevista per i quattro anni presi come riferimento (parliamo dell’Ipca) avrebbe garantito un aumento di 173 euro. I 32 euro aggiuntivi sono la contropartita rispetto a maggiori flessibilità. In pratica sono stati aumentati da 5 a 7 giorni i Par (permessi retribuiti) a fruizione collettiva ed è stato incrementato l’orario plurisettimanale.
La mediazione è stata complicata. Federmeccanica fino all’estate scorsa non ne voleva sapere di accordare un aumento superiore all’inflazione, nemmeno in cambio di flessibilità orarie. Era orientata a una forma di contratto Esg, con compensazione secca dell’inflazione e un nuovo welfare per la non autosufficienza. Se i grandi gruppi, a partire da Leonardo, erano fin dall’inizio più disponibili ad andare incontro alle istanze del sindacato, le territoriali confindustriali con forte presenza di piccole e medie imprese, come Assolombarda, hanno tenuto fino all’ultimo la linea del rigore.
Un ruolo è stato giocato anche dal governo. Dopo l’ultimo sciopero estivo, con manifestazioni e blocchi stradali, la ministra del Lavoro convocò le parti. E il messaggio fu chiaro: chiudere. Dal canto suo il sindacato è dovuto scendere ben sotto i 280 euro pretesi all’inizio. E anche i 700 euro di aumento richiesti per le aziende senza contrattazione di secondo livello (oggi sono 480) alla fine non ci sono. Insomma, tutti hanno rinunciato a qualcosa.
«La nostra volontà è sempre stata chiara: firmare il contratto che rispettasse due condizioni: competitività e sostenibilità», ha detto il presidente di Federmeccanica Simone Bettini. Ferdinando Uliano (Fim) sottolinea che l’accordo «mantiene una clausola di garanzia a tutela delle impennate inflazionistiche». «La firma è stata per noi un risultato straordinario», ha sottolineato Michele De Palma (Fiom), pensando alle 40 ore di sciopero. Rocco Palombella (Uilm): «Tutelati 1,4 milioni di lavoratori».