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 2025  novembre 23 Domenica calendario

Nigeria, assalto alla scuola cattolica Rapiti 300 ragazzi e i loro insegnanti

Che tempismo: nel giorno in cui il Consigliere per la sicurezza nazionale della Nigeria incontra a Washington il ministro della Guerra Pete Hegseth, a cui Donald Trump ha affidato l’incarico di studiare un possibile intervento militare americano nel Paese più popoloso dell’Africa per difendere i cristiani da quello che il presidente chiama «genocidio», una banda armata rapisce 303 ragazzi e ragazze dai 10 ai 18 anni e 15 insegnanti in un collegio cattolico.
È successo all’alba di venerdì alla St. Mary’s School di Papiri, un angolo remoto e polveroso nello Stato nigeriano del Niger (stesso nome del Paese vicino). Lunedì era toccato a 25 studentesse musulmane in un’altra scuola nello Stato limitrofo di Kebbi, in una cittadina che per coincidenza ha un nome molto caro alla destra statunitense: Maga.
Due sequestri nel Nord-Ovest del Paese, dalla parte opposta rispetto al regno dei miliziani di Boko Haram, il gruppo simbolo dei jihadisti che nel 2014 rapirono centinaia di studentesse (molte non sono più tornate) in una scuola di Chibok, un nome entrato nella memoria collettiva: fu allora che il mondo «scoprì» la piaga dei sequestri di massa nel Paese che a oggi è la seconda potenza economica del continente pur con enormi squilibri (90 milioni di persone non hanno l’energia elettrica). Le ragazze di Chibok erano per lo più cristiane, ma 11 anni fa la religione non era un elemento su cui fece perno la mobilitazione internazionale. Anche perché Boko Haram nel Nord-Est in prevalenza islamico (come tutto il settentrione) ha fatto più vittime tra i musulmani.
Chi ha rapito i collegiali della St. Mary alle 4 del mattino portandoli nella boscaglia? E le ragazze di Maga? C’è un nesso con l’attacco di martedì a una chiesa di cristiani evangelici nello Stato di Kwara, più a Sud, con 2 persone uccise e 38 rapite mentre la funzione veniva trasmessa in diretta online? Per loro sarebbe arrivata una richiesta di riscatto: 70 mila dollari a persona.
Per il resto nessuna rivendicazione. In Nigeria li chiamano «banditi» e quasi sempre la fanno franca. Difficile comprendere come si possano portar via dai dormitori 303 minori, con i camion, manco si trattasse di una spaventosa gita organizzata. Le autorità dicono che nei giorni scorsi avevano emesso un’ordinanza sulla chiusura delle scuole in seguito ad allarmi su imminenti attacchi, e che alla St. Mary hanno sbagliato a riaprire. Il reverendo Bulus Dauwa Yohanna, presidente della locale sezione dell’Associazione Cristiana della Nigeria, ha detto che è una bugia: «Non abbiamo ricevuto nessun avviso, è un modo per scaricare su altri la responsabilità della mancata sicurezza».
Il governo ha certo una grande responsabilità, verso tutti i suoi 240 milioni di cittadini (divisi più o meno a metà tra musulmani e cristiani). La violenza diffusa ha diverse radici, e semplificare è troppo facile. Nella fascia centrale del Paese, per esempio, i contrasti spesso sanguinosi tra gli allevatori di bestiame (in gran parte di religione islamica e di etnia Fulani) e gli agricoltori (in maggioranza cristiani) non hanno tanto i connotati di uno scontro di religione, quanto di una lotta serrata per le risorse.
Le gang criminali si muovono per arricchirsi, certo, ma possono anche perseguire obiettivi strategici di visibilità e pressione nei confronti del potere politico a vari livelli.
Le accuse di Washington nei confronti del governo del presidente Bola Tinubu, reo secondo il presidente Usa di non fare nulla contro «lo sterminio» dei cristiani nel suo Paese, andrebbero allargate perché è l’intera popolazione a soffrire, non tanto questo o quel gruppo. Secondo l’Unicef, solo il 37% delle scuole nei dieci Stati più a rischio ha sistemi di allarme efficaci.
Alla Casa Bianca il tema del «genocidio dei cristiani» in Nigeria fa il paio con l’inesistente «genocidio» dei bianchi in Sudafrica. La campagna è parte dell’agenda di diversi esponenti repubblicani (come Ted Cruz del Texas) mossi più da interessi elettorali che umanitari (perché nessuno si muove sui massacri in Sudan?). I repubblicani parlano di ottomila morti in un anno. Le vittime, secondo uno studio della Bbc, sono circa la metà, e non soltanto cristiane. Certo le gang che hanno rapito i 303 ragazzi di Papiri hanno dato fiato alle accuse Usa e assestato una sberla al presidente Tinubu, che infatti ha disertato il G20 a Johannesburg.
Partite sporche, sulla pelle dei ragazzi.