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 2025  novembre 23 Domenica calendario

Da pasionaria Maga a «traditrice» Marjorie molla Donald e il seggio

Le dimissioni da deputata di Marjorie Taylor Greene, uno dei personaggi più controversi, ma anche più popolari dell’estrema destra repubblicana, allargano la frattura nel movimento Maga: un altro «allarme rosso» per Donald Trump che perde il controllo di una parte del suo fronte.
Taylor Greene, eletta in Georgia e da cinque anni in Congresso, è sempre stata una sostenitrice sfegatata di Trump: definita la sua pasionaria. Ma, come altri ultrà trumpiani che si dicono «puristi», ha trasferito la rigidità ideologica manifestata su questioni come il suprematismo bianco anche al caso Epstein, infuriandosi per il cambio di rotta del presidente.
Sostenitrice di varie teorie cospirative – gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001 opera non di Al Qaeda ma del governo americano, la strage di Las Vegas del 2017 (61 morti e 850 feriti) organizzata per ottenere leggi restrittive sulla diffusione delle armi da fuoco, come chiesto dai democratici – Marjorie aveva accolto con gioia la promessa di Trump in campagna elettorale: scoprire, una volta alla Casa Bianca, gli orrendi segreti sui complici e «compagni di merende» del pedofilo Jeffrey Epstein, morto suicida in carcere nel 2019.
Trump faceva capire che in questo modo sarebbe crollato quello che lui chiamava «deep state»: perfetto per la Taylor Greene, seguace dei QAnon, fabbricatori di complotti, convinti che il mondo sia guidato da una cabala di governanti pedofili, compresi quelli del partito democratico Usa. Una volta eletto, il presidente ha cambiato rotta: nessun file da pubblicare, nessun caso Epstein. Pensava che anche stavolta i fedelissimi avrebbero accettato senza fiatare il contrordine.
Ma le immagini e i documenti di un’antica amicizia Trump-Epstein, la perdita di popolarità del presidente, il suo sostegno incondizionato a Israele, sempre meno digeribile per una parte del fronte Maga che ha sentimenti antisemiti, hanno fatto emergere molti dissensi. Fino alla rivolta di alcuni parlamentari repubblicani, decisi a votare coi democratici per la pubblicazione di tutti i documenti di Epstein. La più scatenata, come al solito, è stata Marjorie, scomunicata da Trump che prima l’ha trattata come una pazza, poi le ha dato della traditrice e le ha tolto il suo appoggio: l’anno prossimo, quando la deputata avrebbe dovuto essere rieletta, lui avrebbe appoggiato un altro repubblicano pronto a sfidarla.
Poi, visto che la rivolta, anziché placarsi, si allargava e che lui rischiava una clamorosa sconfitta in Congresso, Trump ha improvvisamente capovolto la sua posizione dando via libera alla pubblicazione degli Epstein files. Ma la crisi che pensava di aver tamponato, sia pure uscendone ammaccato, si è riaperta ieri con Marjorie Taylor Greene che ha annunciato, in un video di dieci minuti denso di accuse al presidente, la sua decisione di lasciare il Congresso con un anno di anticipo: farà la sua ultima apparizione nella seduta del prossimo 5 gennaio. Poco dopo, il presidente si è detto pronto a una riconciliazione con la deputata: «Semplicemente non ero d’accordo con la sua filosofia».
La parlamentare della Georgia tratta Trump da ingrato e da perdente: rivendica di averlo puntellato per anni, gli ricorda che nel 2021 lasciò il padre in sala operatoria per un tumore al cervello per andare a votare contro il suo impeachment. Aggiunge di aver sacrificato la famiglia e di aver speso milioni del suo patrimonio personale per fare politica sostenendo sempre le scelte del leader salvo che per la giravolta su Epstein, la concessione di visti H1-B per i «cervelli» stranieri (la destra Maga è contro tutti gli immigrati, anche quelli più qualificati) e su Israele. Venendo ripagata con l’accusa di essere una traditrice.
Taylor Greene si dice convinta (come altri dissidenti Maga) che Trump condurrà i repubblicani alla sconfitta nelle elezioni di midterm, tra un anno, e si chiede: «Cosa dovrei fare? Combattere per essere eletta contro il candidato di Trump per poi dover difendere, alla Camera, lo stesso Trump dall’impeachment che verrà sicuramente riproposto dai democratici? Meglio lasciare e tornare dalla famiglia». In attesa di tempi migliori, magari proponendosi come leader dei dissidenti della destra radicale pronti a lasciare il fronte trumpiano.
Come il suprematista bianco Nick Fuentes, che dichiara morto il movimento Maga e accusa Trump di aver distrutto la sua sostenitrice più leale per seguire un’agenda America First fallimentare.