Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  novembre 21 Venerdì calendario

Una teca speciale per il Santo Ed è già boom di prenotazioni

Era piccolino di statura, piuttosto gracile, e deve aver risentito parecchio delle condizioni estreme di vita eremitica e penitenziale nei boschi, al freddo, nelle caverne vicino a La Verna: le ossa di San Francesco risultano deformate dall’artrite cronica e consunte in molti punti. I piedi, soprattutto. Sicuramente il santo patrono d’Italia e d’Europa deve aver macinato centinaia di migliaia di chilometri pedibus calcantibus nel corso della sua vita, predicando con ardore, mosso da una forza potentissima, un fuoco travolgente. I suoi resti verranno per la prima volta nella storia esposti al mondo e alla venerazione dei fedeli dal 22 febbraio al 22 marzo 2026.
Ad Assisi si dà per scontato che Leone XIV per quella data voglia tornare ad Assisi a omaggiare una figura specialissima e centrale per la Chiesa, diventata simbolo universale di pace, capace di attrarre da tutto il mondo un flusso sempre più crescente di pellegrini e turisti. «L’ostensione pubblica delle spoglie del santo ha già fatto registrare sul sito oltre 150 mila prenotazioni. La prenotazione che è totalmente gratuita è necessaria per poterlo visitare ed entrare nella basilica superiore. Purtroppo per ovvie ragioni di spazio (e di sicurezza) non possiamo andare oltre le 400 mila presenze durante il periodo dell’ostensione, si tratta di una questione logistica», ha raccontato il Padre Custode del sacro convento, Marco Moroni, il religioso che ha preso la decisione di offrire la possibilità ai fedeli di pregare davanti ai resti di Francesco a ottocento anni dalla sua morte. Una teca in plexiglass offrirà alla vista quello che rimane dello scheletro. Lo stato conservativo è eccellente grazie ad una speciale miscela di azoto per proteggerlo da qualsiasi tipo di deterioramento.
Attualmente l’urna in plexiglass è contenuta in una cassa di legno che a sua volta è inserita in una altra cassa, stavolta di metallo, di fattura ottocentesca che è sigillata con sei sigilli di piombo, il tutto collocato all’interno del sarcofago di pietra del peso di 15 quintali che si trova sopra l’altare nella cripta della basilica inferiore. Dopo la sua morte il corpo di Francesco fu inumato definitivamente nel 1230 e da allora è non è mai stato esposto. Sono però, ovviamente, state autorizzate delle ricognizioni scientifiche per controllare lo stato di conservazione. L’ultima risale al 2015. «Vi era un anatomopatologo, lo stesso scienziato che nel 1978 aveva studiato l’ossatura. Si presentò con un vecchio taccuino in cui aveva annotato ogni particolare e lo voleva confrontare». Padre Moroni rammenta la sensazione fortissima di tenerezza provata davanti a quel plexiglass. Dentro c’erano i resti di una persona amata, «è stato come rivedere un padre».