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 2025  novembre 21 Venerdì calendario

Prime crepe a Caracas: il fedelissimo di Maduro apre agli Stati Uniti

Chi parla davvero per Caracas, il presidente Nicolás Maduro che brandisce «fucili e missili», o il ministro degli Interni Diosdado Cabello che apre al negoziato con gli Usa? E la linea di Trump è quella del dialogo, a cui si è pur detto disponibile, oppure l’autorizzazione data alla Cia di condurre operazioni segrete nel territorio venezuelano, presidiato dal mare con la portaerei Ford? Forse valgono entrambe le ipotesi, mentre sull’Economist la leader dell’opposizione e premio Nobel per la pace Maria Corina Machado scrive che il suo Paese «è sulla soglia della libertà, dopo 26 anni di repressione».
Maduro, visitando il dispiegamento militare nello Stato di La Guaira, ha avvertito che «fucili e missili sono pronti per essere schierati nel Mar dei Caraibi per difendere l’asse Caracas-La Guaira». È la retorica della mobilitazione e della difesa a oltranza già usata nei giorni scorsi, ammesso e non concesso che soldati e popolo intendano davvero seguirla. Nelle stesse ore, però, Cabello ha dichiarato che «negli Usa è emerso un gruppo di sostenitori del dialogo. In condizioni di rispetto reciproco, parleremo con chiunque».
Cabello è sempre stato molto duro e molto vicino a Maduro. Dunque se le sue parole non rappresentano l’inizio di una defezione interna al regime significa che Caracas vuole tenere il piede in due scarpe: da una parte minaccia di rispondere alla forza con la forza, se fosse davvero in grado di farlo, ma dall’altra tiene aperta la porta al dialogo offerto da Trump, che potrebbe includere un salvacondotto per l’esilio della leadership.
Anche il capo della Casa Bianca sembra voler tenere sul tavolo entrambe le possibilità. Il gruppo navale della Ford, con aerei di ogni tipo e 15mila soldati pronti allo sbarco, è già in posizione per lanciare bombardamenti o raid in grado di mettere in ginocchio il regime, magari con la scusa di colpire il narcotraffico del Cártel de los Soles, proclamato organizzazione terroristica guidata dallo stesso Maduro. La Cia intanto ha ricevuto la licenza di intervenire come crede. Se però Nicolás capisce che il suo tempo è scaduto e accetta di negoziare l’uscita di scena, Washington non è contraria a evitarsi un intervento che può risultare costoso in termini politici e militari.
Comunque Machado non ha dubbi sul risultato finale: «La transizione verso la democrazia non è ipotetica, è già iniziata. E avanza perché le condizioni sono ora allineate. L’opposizione ha un mandato per guidare. La maggior parte delle forze armate crede nella Costituzione. La pressione internazionale sta crescendo. E i pilastri finanziari e coercitivi del regime si stanno indebolendo. La transizione avanza perché i venezuelani l’hanno resa inarrestabile». Perciò «il tempo sta scadendo per Maduro. Il Venezuela si sta avvicinando a una rinascita nazionale».