Corriere della Sera, 21 novembre 2025
Giorgetti difende la linea della prudenza e del rigore: «I saldi non si toccano»
Un confronto serrato che non ha sciolto tutti i nodi, ne ha affrontati solo alcuni, ma senza arrivare a risposte definitive. Il vertice di maggioranza, durato un’ora e mezza ieri sera a Palazzo Chigi, non è stato risolutivo. Tanto è vero che ce ne sarà un altro la prossima settimana. Dopo il test elettorale delle regionali in Veneto, Campania e Puglia. E dopo gli impegni internazionali della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, al G20 in Sud Africa. C’è ancora tanto lavoro da fare. Al punto che ieri sera tardi, quando i partiti della maggioranza avevano cominciato a dare per certo che la manovra sarà modificata, Giorgetti ha fatto uscire una secca smentita di queste «ricostruzioni» «infondate». Una mossa che segnala da un lato che le tensioni non si sono abbassate nonostante il vertice e dall’altro che il ministro è deciso a non muoversi dalla linea della prudenza e del rigore tenuta finora.
Ci sono ancora temi importanti da discutere, per esempio gli aggiustamenti al capitolo pensioni chiesti dalla Lega e che ieri non sarebbero stati toccati. E sopratutto ci sono le coperture da verificare per dare il via libera alle modifiche alla manovra che il Tesoro vorrebbe poche e qualificate. La legge di Bilancio si può anche correggere, ma senza colpi di testa, fedeli alla linea che, finora, ha pagato, come dimostrano le promozioni ottenute da parte delle principali agenzie di rating. Questo messaggio Giorgetti lo aveva già inviato più volte nelle scorse settimane, e resta la bussola del ministro.
Attorno al tavolo, oltre a Giorgetti (Lega) e al vice Maurizio Leo (Fratelli d’Italia), i due vicepremier e rispettivamente leader di Forza Italia e Lega, Antonio Tajani e Matteo Salvini, il capo di Noi moderati, Maurizio Lupi, e i capigruppo al Senato di Fratelli d’italia, Lucio Malan, di FI, Maurizio Gasparri, e del Carroccio, Massimiliano Romeo.
Certamente alcuni fra i temi trattati trovano una maggiore disponibilità del Tesoro, come per esempio l’estensione su più anni dell’iperammortamento per le imprese, ora previsto solo per il 2026. Giorgetti la settimana scorsa ha incontrato il presidente della Confindustria, Emanuele Orsini, e ha aperto sul tema. Altre richieste, invece, sono oggettivamente più complicate da attuare, come la tassazione agevolata per favorire l’emersione dell’oro da investimenti, cui tiene tanto Forza Italia, ma le cui entrate sono aleatorie e dunque difficili da stimare e da portare a copertura di altre proposte di modifica. C’è insomma ancora tanto da fare, confermano diversi partecipanti al vertice, anche se aggiungono che il clima sarebbe stato costruttivo.
Meloni era stata costretta a convocare il nuovo vertice qualche giorno fa, quando le tensioni nella maggioranza erano apparse evidenti, in particolare tra Lega e Forza Italia. E avevano portato alla presentazione di ben 1.600 emendamenti al disegno di legge di Bilancio da parte dei partiti di maggioranza in Senato, poi ridotti a 238 su un totale di 414 «segnalati» da tutti i gruppi parlamentari. Comunque tanti e contenenti diverse richieste difficili da gestire per Giorgetti. Che ieri, alla fine, si è messo di traverso davanti a chi si stava già vendendo la pelle dell’orso.