Corriere della Sera, 21 novembre 2025
Il lavoro di Rubio, i viaggi di Witkoff e poi l’ok di Donald: Gaza come modello
Il piano di pace in 28 punti, redatto nel corso dell’ultimo mese dagli americani consultandosi con i russi, ha causato allarme a Kiev e in diverse capitali europee, quando martedì il sito Axios ne ha rivelato l’esistenza. Ieri il piano circolava sui blog ucraini e Axios l’ha pubblicato, dopo averlo verificato con un funzionario americano.
Dal 24 al 26 ottobre, l’inviato e amico immobiliarista di Trump, Steve Witkoff, ha incontrato a Miami l’amministratore del fondo sovrano russo Kirill Dmitriev che ha assunto anche un ruolo di negoziatore diplomatico. Gli ucraini sapevano che gli americani stavano lavorando a qualcosa perché Witkoff aveva parlato «nelle linee generali» del piano con il consigliere per la sicurezza nazionale di Zelensky, Rustem Umerov, in un incontro all’inizio di questa settimana, sempre a Miami, ma non conoscevano i dettagli e si sono lamentati perché non è stato chiesto loro di contribuire.
All’inizio della settimana, secondo Axios, un incontro pianificato tra Zelensky e Witkoff, però era saltato: gli americani dicono che il presidente ucraino non si era dimostrato pronto a prendere sul serio il piano. Kiev lo vedeva come un tentativo del Cremlino di far leva sullo scandalo per corruzione a Kiev e approfittarsi della debolezza di Zelensky.
Forse far uscire la notizia del piano sui media è stato anche un modo per la Casa Bianca di fare pressione su Zelensky – che ieri si è mostrato più conciliante.
Nelle prime dichiarazioni ufficiali, la Casa Bianca ha assicurato ieri che il piano, che ha l’appoggio di Trump, è ancora un documento «in evoluzione». La portavoce Karoline Leavitt non ha voluto confermarne i contenuti e ha aggiunto che non è solo opera di Witkoff ma è coinvolto anche il segretario di Stato Marco Rubio (un altro funzionario ha detto alla tv Nbc che è coinvolto anche Jared Kushner, genero del presidente) e che le posizioni di Kiev verranno ugualmente prese in considerazione. Si tratta di una «impalcatura di idee», ha detto Witkoff al telefono al ministro degli Esteri tedesco Wadephul: «Se alla gente non piacciono certe parti del piano, dovrebbero farcelo sapere. Cercheremo di trovare un compromesso». Però allo stesso tempo a Zelensky è stato chiarito – dicono fonti di Reuters – che gli Usa si aspettano la sua approvazione e con scadenze piuttosto pressanti.
Il problema dal punto di vista di Kiev è che il piano prevede concessioni significative per loro: cedere aree del Donbass che controllano tuttora che diventerebbero una zona demilitarizzata dove i soldati russi non entrano ma riconosciuta internazionalmente «de facto» come russa, scrivere nella Costituzione e negli statuti della Nato che Kiev non entrerà mai nell’Alleanza; ridurre le forze armate da 850mila a 600.000, in cambio di una garanzia di sicurezza americana (ancora da definire) contro future aggressioni russe; dividere a metà con i russi l’energia che viene dalla centrale nucleare di Zaporizhzhia. Rubio ha scritto su X che «una pace duratura richiederà concessioni difficili ma necessarie di entrambe le parti». Ma Mosca allo stato attuale deve farne poche: per esempio «alcuni» asset russi congelati verranno usati per la ricostruzione ucraina e ci sarebbe «una decisiva risposta militare coordinata» se aggredisce di nuovo l’Ucraina.
Il modello è il piano in 10 punti per Gaza negoziato da Witkoff e Kushner. Witkoff è diventato l’inviato per la Russia dopo che il Cremlino ha chiarito che il generale Kellogg era sgradito; ma mentre il piano per Gaza ha trovato appoggio internazionale, esperti e alleati hanno sollevato dubbi sul suo approccio con Putin che ha incontrato 5 volte in 6 mesi. «I russi vedono in Witkoff qualcuno pronto a promuovere i loro interessi» ha detto un funzionario dell’Ue a Politico.
I metodi di Witkoff sono poco ortodossi: va a Mosca sul jet privato, accompagnato solo dall’interprete (dopo le critiche per aver usato quello di Putin ha iniziato a usare quello del dipartimento di Stato), dal suo capo dello staff e da agenti dalla sicurezza; passa la maggior parte del tempo alla Casa Bianca, mentre il suo staff è al dipartimento di Stato e usa spesso Miami come base della diplomazia come già fece con il braccio destro di Netanyahu, Ron Dermer. Secondo Trump, è proprio questa la sua forza: da uomo d’affari può avvicinare due parti che rifiutano di parlarsi. Invece i critici pensano che la mancanza di informazioni e di esperienza lo renda vulnerabile alla propaganda russa e sostengono che da immobiliarista vede la questione ucraina come una disputa territoriale, mentre l’obiettivo di Putin non è solo territoriale: è una mossa radicata nella Storia per reclamare l’influenza globale russa e potenzialmente ridisegnare i confini dell’Europa.