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 2025  novembre 20 Giovedì calendario

Gettonapoli, l’inchiesta sulle commissioni farlocche nelle municipalità napoletane

Si sono inventati la politica in smart working. Quando va bene, seduti sul divano di casa per seguire le riunioni. Oppure, collegati col telefonino ma disattivando la telecamera. E mentre il Covid usciva dalle nostre vite, “l’invenzione” ha continuato a contagiare le commissioni delle dieci municipalità di Napoli. No, non è che qui usino ancora le mascherine. Sta venendo fuori, piuttosto, che è tutta una grande maschera. Hanno iniziato a toglierla due consiglieri della quarta municipalità, Armando Simeone e Carmine Stabile. «Ore 9, si apriva la commissione», racconta Simeone. «L’ordine del giorno? Strisce pedonali su corso Umberto. Una mezz’ora di chiacchiere per poi scrivere una nota all’assessore. Fine del collegamento. Ma notavamo che uno o due consiglieri restavano col presidente di commissione fino alle 12, senza discutere di nulla. Lo Stato stava pagando i gettoni di presenza. Versando pure i rimborsi ai datori di lavoro di quei consiglieri municipali assenti dal lavoro e giustificati per l’attività politica. Questa storia delle commissioni in videoconferenza stava diventando pericolosa, lo dicemmo ai colleghi». Simeone, eletto nel 2021 col gruppo Bassolino – consigliere municipale da quasi 30 anni con trascorsi in Rifondazione comunista – insieme al collega Stabile, decide di scrivere al sindaco Gaetano Manfredi. Lettera protocollata il 28 ottobre 2024. Apriti cielo? Macché. Passano i mesi e i due ritentano col segretario generale dell’ente, Monica Cinque. Che non risponde, fa di più: li convoca a Palazzo. «Ci disse che il fatto di essere lì era già un atto di denuncia», racconta Simeone, «che lei come autorità anticorruzione era responsabile della spesa pubblica, ma fino a quando non ci ficcavano il naso la Procura o la Corte dei conti... Non so cosa lei abbia fatto, ma dopo qualche mese è arrivata la Finanza». Il primo blitz del Nucleo di polizia economico-finanziaria, guidato dal colonnello Paolo Consiglio, è scattato l’11 settembre. Quella mattina i militari si sono presentati in quattro municipalità, con una delega di indagini del viceprocuratore della Corte dei conti della Campania Ferruccio Capalbo. Hanno chiesto i verbali delle riunioni degli ultimi due anni e acquisito i filmati delle videoconferenze. Dopo una settimana, hanno fatto visita ad altre quattro municipalità. Poi le ultime due. Tutte passate al setaccio.
Il meccanismo è semplice: a ogni commissione corrisponde un gettone di presenza. Più commissioni uguale più gettoni. Il sospetto degli inquirenti è che le riunioni siano un tantino fumose. «Farlocche», è il termine che usa Simeone: «In questi quattro anni penso che sarà stata convocata cento volte una commissione per lo spazzamento meccanizzato, cento volte per l’installazione della videosorveglianza: sempre gli stessi argomenti, senza concludere un atto. E poi a che servono ben nove commissioni, laddove altre municipalità ne hanno cinque?». A moltiplicare i gettoni? «Il gettone è solo un complemento, i consiglieri devono garantirsi soprattutto la possibilità di non andare a lavorare. Ti segui la riunione, ti becchi il gettone e continui a percepire il tuo stipendio di impiegato». Si chiamano rimborsi ai datori di lavoro. «La legge lo consente, ma 20 anni fa, quando iniziai a fare il consigliere, le commissioni almeno producevano».
I finanzieri hanno bussato anche alle porte del Comune. E carte utili alle indagini le hanno trovate, eccome. Sempre a ottobre 2024, nel giro di sette giorni, prima il ragioniere generale e poi i revisori dei conti avevano lanciato l’allarme: «La spesa per i compensi nelle municipalità è raddoppiata dal 2019 a oggi». Passando da 3,3 milioni di euro a 7 milioni l’anno. «Il Comune è in riequilibrio economico», ricorda il ragioniere. L’ha salvato dal dissesto il governo Draghi nel 2022 siglando il patto per Napoli proposto da Manfredi: 1,2 miliardi dallo Stato in 20 anni. «È necessario», insiste il ragioniere, «tenere conto dell’impatto finanziario» dei compensi «sulle future annualità». I conti sono saltati, in realtà, a causa della legge di bilancio che dal 2022 ha previsto per i Comuni l’aumento delle indennità dei politici. Non una norma, una slavina. Perché il gettone dei consiglieri municipali è parametrato su quello dei consiglieri comunali. E i presidenti dei parlamentini, con i loro assessorini, percepiscono uno stipendio agganciato in percentuale a quello degli assessori comunali.
Occhio ai numeri: le municipalità sul territorio sono dieci, si occupano di manutenzione di strade, scuole, verde. Sono formate ciascuna da 30 consiglieri eletti dal popolo, più il presidente che nomina una giunta con tre assessori e un vicepresidente. Per effetto dell’aumento al presidente di municipalità spettano 5.382 euro lordi al mese.
Un assessorino arriva a intascare 3.498 euro lordi, circa il 60 per cento in più del collega di Milano, quasi il doppio dell’omologo di Genova. E con il limite massimo di 28 gettoni al mese, un consigliere municipale porta a casa fino a 1.300 euro lordi. Non sono cifre da vitalizio, ma siamo a livelli di un golosissimo ammortizzatore sociale.
I finanzieri hanno strabuzzato gli occhi di fronte a commissioni convocate con questa motivazione: “Approvazione del verbale della seduta precedente”. «Il dato politico grave», riflette Rino Nasti, consigliere dei Verdi alla quinta municipalità, «è che l’esorbitanza dei costi non è supportata da una produzione di atti. Il bilancio delle municipalità è di 800 mila euro l’anno per strade, scuole, verde. Ma ne costano in soldi ai politici 750 mila. Uno squilibrio enorme. In tre anni la mia giunta municipale ha prodotto solo quattro delibere. Si dovrebbero convocare le commissioni sugli atti della giunta: ma se non ne producono?». In Comune hanno partorito una riforma. City manager è Pasquale Granata, esperienza in Anci, l’associazione dei Comuni, uno che certi ingranaggi li conosce. Meno gettoni, da 28 a 20. Taglio del numero di consiglieri e assessori, e delle indennità. Serve il sì del consiglio comunale e, mettendo mano così allo statuto, parte delle novità entreranno in vigore solo dalla prossima consiliatura. E, dopo l’indagine, i direttori di municipalità hanno sfornato un manuale di sani principi. Del tipo: non si convocano commissioni con oggetto “indeterminato”. È scritto proprio così.
I consiglieri in videoconferenza devono essere “visibili, collegati in modo consono al ruolo istituzionale, e da una sede idonea”. Astenersi da bagni casalinghi e bar. Sì, è successo anche questo. «Ma hanno già trovato l’escamotage», sbotta Simeone, «la commissione si convoca alle 8, alle 9.30 si chiude se non c’è niente di cui discutere. Ma poi parte subito un’altra commissione, così che il singolo consigliere salta da una riunione all’altra...». Fatta la legge, trovato... Ti anticipa Simeone: «Si può aggirare tutto ai fini dell’intrallazzo».