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 2025  novembre 18 Martedì calendario

Lazio, ritorna l’aquila (dopo quasi un anno). E i tifosi potranno scegliere il nome dell’erede di Olympia

Con l’infermeria che si svuota a rilento e l’ultimo mercato in entrata bloccato, l’innesto di fine anno in casa Lazio è il nuovo simbolo. Ieri pomeriggio il club ha immortalato al ‘Mirko Fersini’ lo sguardo fiero della tanto attesa mascotte, presentando sui social la nuova aquila. A giugno la società confidava di poterla annunciare entro la quarta uscita interna della prima squadra (fine ottobre): tempistiche dilatate, ma più o meno rispettate. Raccoglierà il testimone di Olympia, vittima incolpevole della grottesca vicenda andata in mondovisione che a metà gennaio portò all’interruzione del rapporto lavorativo col falconiere Juan Bernabé, dopo un connubio durato quasi 15 anni, dal debutto col Milan (1-1) del settembre 2010. Persino Sarri affermava in estate di avvertire la mancanza dell’aquila reale dell’Alaska, di proprietà della Eagle & Victory Srl, avendo vissuto quasi 3 stagioni da suo vicino di camera nel centro sportivo. «A Formello mi faceva sempre tanta compagnia», ammetteva Mau, che nel settembre 2021 festeggiò il 1° derby vinto contro Mourinho (3-2) portandola in trionfo sotto la Nord. «Dorme accanto alla mia stanza, in settimana avevo sentito i suoi acuti: dovevo esultare con lei». L’ultimo volo del rapace risale a 312 giorni fa (10 gennaio), prima dell’1-1 col Como che inaugurava un girone di ritorno all’Olimpico da horror. La cerimonia del pre-partita è rimasta orfana del maestoso spettacolo per 5 mesi di campionato, e l’interruzione del tradizionale rito s’è risolta in una sorta di maledizione: 6 pareggi, 2 ko e una sola vittoria in 9 uscite italiane, il 5-1 al Monza fanalino di coda del 9 febbraio, giorno in cui l’aquila aveva sorvolato il campo della Folgore Caratese in Serie D. Senza il volo di Olympia la squadra ha perso le ali, subendo la cocente batosta col Bodø/Glimt e raccogliendo in altre 16 sfide il misero bottino di 8 pari, 3 sconfitte e appena 5 successi (compresi i 3 più recenti con Sarri). Parlare di malocchio non pare eccessivo, visto che nell’estate 2010 il presidente Lotito si fece ispirare dall’aquila Vitória del Benfica, che già da anni planava a Lisbona sullo stadio Da Luz, teatro del famoso anatema lanciato da Béla Guttmann. Al timone dei portoghesi l’allenatore vinse 2 coppe dei Campioni di fila (1961-62) prima del burrascoso divorzio con annesso sortilegio: al «dopo di me il Benfica non vincerà nulla in Europa» fecero seguito 8 ko in altrettante finali continentali. Dal canto suo, Olympia ha lasciato la Lazio al 4° posto, in zona Champions, per poi vederla perdere l’Europa dopo 9 anni e galleggiare tra il 7° posto finale del 2024/25 e l’odierno 9°.

SCENARI
L’erede di Olympia ha colleghe ormai illustri, da Fortuna dei bulgari del Ludogorets (regalo della Lazio dopo l’eliminazione in Europa League del 2014) a Mèfi del Nizza, colpita dal getto d’acqua di un irrigatore prima del recente ko con la Roma. Il prossimo step è un percorso di addestramento sul modello di chi l’ha preceduta, che si allenava allo stadio una volta a settimana e a Formello 3 ore al giorno sulle note dell’inno «Vola Lazio vola». Sarà un percorso rapido e con qualche disavventura, come quando (con il Cagliari) Olympia si rifiutò di volteggiare, fermandosi per 35’ sulla copertura dello stadio, sopra alla Monte Mario. Per la scelta del nome può esser consultata la tifoseria, che nel 2010 scartò le opzioni di Vittoria, Libera e Skeggia. Per l’esordio bisognerà attendere: difficile una nuova prima volta col Milan in Coppa Italia (4 dicembre), Bologna e Cremonese (20 dicembre) le alternative. Sempre che il club non decida di aprire il 2026 facendo spiegare le ali al regalo per il 126° compleanno nelle uscite casalinghe con Napoli (4 gennaio) o Fiorentina (7). Ad un primo impatto una cosa è certa: non sarà più Olympia, ma le somiglia davvero tanto.