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 2025  novembre 18 Martedì calendario

Come sarà la nuova NBA in Europa: 16 squadre, Milano e Roma rappresenteranno l’Italia. Il via nel 2027

Uno sviluppo europeo per un’integrazione sempre più stretta. Le indiscrezioni degli ultimi mesi prendono forma. “Sappiamo che c’è una lunga storia e una tradizione molto sentita nel basket europeo, è lo sport in maggior crescita ed è secondo solo al calcio. Pensiamo di poter accelerare questo sviluppo”, aveva detto il vice commissioner Mark Tatum nel mese di settembre. Poi sono arrivate le prime conferme: l’NBA arriva in Europa.
Nulla a che vedere con gli official store o i Global Games. La lega più famosa del mondo lancerà a ottobre 2027 un nuovo campionato con una formula semi-aperta da 16 squadre europee. Con il coinvolgimento di Milano e Roma, anche l’Italia farà parte del nuovo progetto. A dirlo è George Aivazoglou, managing director della NBA per l’Europa: “Stiamo parlando con alcune squadre di basket già esistenti. Sappiamo che a Roma c’è una grande base di tifosi, possiamo rivitalizzare qualche squadra storica oppure crearne una nuova. Milano è la casa di alcuni dei brand più famosi del mondo. Ci sono due grandi squadre di calcio, c’è una grande squadra di basket, l’Armani. Ci sono tante conversazioni in corso con l’ecosistema della città per capire come sarà il club e come sarà l’arena”. Secondo le previsioni di Aivazoglou, l’Europa dispone di un mercato sportivo da 50 miliardi di dollari. Di questi cinquanta però, i campionati di basket ricavano meno dello 0,5%. Ecco perché la volontà di integrare due realtà che porterebbe alla nascita di un ecosistema sempre più globalizzato. Europa e America insieme per creare nuove opportunità commerciali e sportive. Ma andiamo con ordine.
Dicevamo di una lega semi-aperta. Il format è semplice e molto chiaro. Ci saranno dodici squadre fisse e altre quattro che annualmente dovranno guadagnarsi l’ingresso attraverso meriti sportivi. “Dodici saranno permanenti, le altre quattro parteciperanno a turno per meriti sportivi: uno slot sarà assegnato alla vincitrice della Basketball Champions League, il torneo continentale organizzato dalla nostra partner FIBA; gli altri tre invece verranno selezionati in base ai risultati nei campionati nazionali“. Un meccanismo che, secondo Aivazoglou, “può dare la possibilità a tutti di sognare”. I club permanenti coincidono anche con le sedi che ospiteranno il torneo: l’Italia (come detto) con Roma e Milano, il Regno Unito con Londra e Manchester, la Francia con Parigi e Lione, la Spagna con Madrid e Barcellona, la Germania con Berlino e Monaco, la Grecia con Atene. E la Turchia con Istanbul. Una League Phase da Champions League o una divisione per Conference come in Nba? Dovrebbe trattarsi di un girone unico in pieno stile Eurolega. Per ora, solo ipotesi.
C’è poi chi potrebbe vivere questa nuova dimensione in prima persona. “Noi siamo aperti a sentire tutte le proposte, poi la proprietà valuterà cosa possiamo fare”. Parola di coach Ettore Messina, allenatore dell’Olimpia Milano e presidente delle Basketball Operations. “Che per la Nba sia un obiettivo importante avere una partecipazione in qualsiasi modo dell’Olimpia è qualcosa che credo faccia molto piacere alla proprietà e ancora una volta una prova dell’apprezzamento per l’impegno che la famiglia Armani ha messo nella pallacanestro e un bel riconoscimento per la città e la sua storia”. Agire con efficacia e rapidità: il progetto interessa e non poco. “Sicuramente la Nba sta intervenendo con energia sul piano della comunicazione per far sapere che ha un piano e lo vuole portare avanti anche in tempi sufficientemente rapidi. La mia posizione è molto semplice: noi abbiamo nell’Eurolega un prodotto cestistico di altissimo livello, con partite che sono seconde per intensità, trama e passione solo ai playoff Nba. Poi però leggi sul giornale che il Real Madrid, il club più potente al mondo, perde 38 milioni per fare una stagione di Eurolega”. Non è solo una questione di soldi, a pesare è anche la condizione fisica degli atleti coinvolti e un numero di infortuni che ogni anno continua a crescere. “Al problema molto serio dal punto di vista economico e di sostenibilità si aggiunge quello ormai palese che è bellissimo avere 20 squadre, ma da fine settembre a ora sono stati già 60 gli infortuni in Eurolega”. Ecco perché un ecosistema rinnovato potrebbe essere una soluzione a tutti i problemi. “Ciò di cui abbiamo bisogno è un modello che possa unire i bisogni sia sportivi sia economici, e un calendario che sia armonizzato. Noi siamo aperti a qualsiasi proposta, spetta ai proprietari decidere che cosa fare”.
“La nuova lega sarà composta sia da club che già esistono, che da altri che ancora non ci sono”. E c’è un’altra novità. “Potrebbero esserci dei club di calcio che al momento non hanno una squadra di basket che vogliono investire”. Il costo di iscrizione varia dai 250 ai 500 milioni di dollari. E secondo la Gazzetta dello Sport proprio Inter e Milan sarebbero tra i club interessati al progetto. I fondi Oaktree e RedBird – che gestiscono nerazzurri e rossoneri – hanno dei contatti diretti con la governance NBA: la nuova franchigia milanese che potrebbe andare a crearsi non avrebbe, ovviamente, alcun legame con l’Olimpia. Tra gli altri top club europei di calcio che potrebbero aderire all’iniziativa spuntano i nomi di Real Madrid, Barcellona, PSG, Bayern Monaco, Manchester City e Fenerbahce.
Ma con la nascita di NBA Europe, cosa ne sarà dell’Eurolega? Il vice commissioner della lega americana Tatum ha annunciato che ci sono già stati degli incontri tra le parti, ma una vera risposta ancora non c’è. Garantire la presenza parallela di entrambe le competizioni non è scontato e nemmeno così certo: alla base di tutto ci deve essere un equilibrio che possa garantire la convivenza delle due realtà. La rivoluzione di NBA Europe – e del basket europeo – passa anche da questo.
L’ingresso nei confini europei è solo l’inizio di un progetto che ha come scopo quello di unire due mondi. “In futuro potremmo vedere una nuova competizione che coinvolga squadre della NBA e di NBA Europe, una sorta di NBA Cup con formazioni americane ed europee, o persino un torneo sul modello del Mondiale per Club della Fifa dell’estate scorsa, nell’ambito di un’integrazione sempre più organica”. Insomma, per una volta è il calcio a suggerire la formula migliore. E non viceversa. Manca ancora una comunicazione scritta e ufficiale da parte dell’NBA, ma quella che sembrava solo una suggestione ora può davvero rappresentare l’inizio di un nuovo modello destinato a durare nel tempo.