il Fatto Quotidiano, 18 novembre 2025
Elezioni regionali, per il seggio vale tutto: tuffi, promesse e pacchi di pasta
C’è chi ha messo dei pacchi di pasta vicino alla finestra, si potrebbe dire chiedendo perdono a Lucio Dalla. Ma la campagna elettorale per le Regionali, feroce campo di battaglia per le care vecchie preferenze, è questo e altro: in Veneto, Puglia e Campania i candidati stanno ricorrendo alle tecniche più fantasiose per assicurarsi il seggio. Promesse esagerate, gadget, colpi di testa e, appunto, la sempre utile distribuzione di beni di prima necessità, purché con nome e faccione del candidato impressi sulla confezione.
Lo sa bene Matteo Romanello, candidato con Fratelli d’Italia in Veneto. Da settimane gira i mercati con in mano mezzo chilo di pasta, preferibilmente penne rigate, per ricordare che lui è “della pasta giusta”. Vecchie tecniche elettorali declinate in maniera simile da un altro big di FdI in Veneto, l’eurodeputato Sergio Berlato, noto per la vicinanza al mondo dei cacciatori. Berlato ha fatto preparare migliaia di gadget da far sbiancare la cultura woke: accendini a forma di doppietta per gli uomini, kit da cucito per le donne. Per chi non se ne accaparra uno gratis c’è pure la strada del concorso, lanciato via social dell’eurodeputato. Basta fare la foto a un santino elettorale, citare l’hashtag giusto e si può vincere l’ambito accendino modello fucile. A occhio, perderanno in pochi.
In Campania è la fiera delle promesse. Tanto per capire il clima a destra: il governo ha proposto un condono edilizio, Edmondo Cirielli vuole aumentare le pensioni minime di 100 euro e Gianfranco Librandi, vicesegretario regionale di FI, promette di far diventare il caregiver (cioè chi fornisce assistenza a persone malate o anziane, anche in famiglia) un lavoro retribuito a partire da 1.400 euro al mese. Vasto programma.
Per convincere gli elettori, il leader campano di FI Fulvio Martusciello ha lanciato una campagna di volantinaggio particolare. Non in piazza, non davanti alle fabbriche, ma ai caselli autostradali di Torre Annunziata, Ercolano, Castellammare e San Giorgio: “Ci comporteremo come quelli che negli anni 70 e 80 vendevano i biscotti al casello – dice Martusciello – Alla fine non potevi non comprarli”. Tocca ingegnarsi e in Campania si è raggiunta una certa raffinatezza.
Nelle liste di Forza Italia è candidato Gennaro Di Paolo, classe 1938, da una vita dirigente di Alleanza Nazionale e poi di Forza Italia attivo soprattutto a Torre Annunziata. Con una certa malizia, si è registrato all’ufficio elettorale con al dicitura “detto Cirielli”, tante volte qualcuno faccia una X sul simbolo Forza Italia e voglia ribadire il voto al candidato governatore pure nello spazio dedicato alle preferenze. In quel caso, volenti o nolenti, si vota Di Paolo.
Vale tutto. Detto delle autostrade, guai a ignorare le spiagge. Chiedere ad Antonio De Sabato, consigliere comunale Avs a Foggia candidato a sostegno di Antonio Decaro in Puglia. Evidentemente appassionato di dadaismo, De Sabato ha pubblicato un video in cui spiega il suo programma elettorale subito dopo essersi tuffato in mare vestito dalla testa ai piedi, con tanto di giacca. “Serve una politica che cambia le vite”, dice, trovandoci forse un nesso col tuffo.
Della stessa coalizione fa parte Antonio Tutolo, candidato nella civica di Decaro, non meno folkloristico: da settimane fa i comizi stando in piedi nel cassone di un pickup, ovviamente bardato di scritte, loghi e foto. Soprannome? “Capatosta”. Premio all’onestà va invece alla 5Stelle Giusy Albano, che in quanto a promesse è auto-referenziale (dunque da prendere sul serio): “Mi candido per il territorio – riporta Repubblica in un virgolettato – ma soprattutto lo faccio per la mia impresa, perché le imprese possono crescere se il territorio cresce”.
Non che Decaro stia facendo qualcosa per raffreddare gli entusiasmi. Sulla casa, per esempio, ha promesso 30 mila euro sull’unghia e a fondo perduto alle famiglie con Isee sotto i 30 mila euro per comprare la loro prima casa. Il tutto accanto all’aumento delle residenze per i fuori sede (anche fino a “1.500 alloggi”) e “la riqualificazione edilizia di 5.500 immobili pubblici”. I soldi, almeno in campagna elettorale, non sono mai un problema.