repubblica.it, 18 novembre 2025
Venezuela, l’ultima arma di Maduro: i dronisti di Putin per respingere i marines di Trump
L’unica arma che può dare speranza ai generali venezuelani che vedono la grande flotta americana schierata davanti alle loro coste. Putin non può aiutare Maduro con missili a lungo raggio e caccia Sukhoi, indispensabili per la guerra in Ucraina, ma non rinuncia a soccorrere il suo alleato più importante in Sudamerica. E così gli avrebbe messo a disposizione un sostegno meno visibile e comunque significativo: un team di istruttori per insegnare ai militari di Caracas come trasformare i droni in uno strumento micidiale.
L’ipotesi circola da alcuni giorni tra i servizi segreti occidentali e adesso è stata rilanciata dal sito investigativo francese Intelligence online. La missione sarebbe arrivata il 28 ottobre nella capitale venezuelana a bordo del velivolo Ilyushin Il-76 della Aviacon Zitotrans, una compagnia ombra sanzionata per avere operato al servizio della Wagner. Si tratta soltanto di dieci uomini, che posseggono però una competenza unica: sanno come costruire e utilizzare i droni guidati da un cavo in fibra ottica. Bombe volanti che si spingono fino a 40 chilometri di distanza e sono immuni dalle contromisure elettroniche e dagli altri apparati di disturbo in dotazione al Pentagono. Nella stiva del quadrireattore avrebbero trasferito numerosi kit per modificare i normali quadricotteri in kamikaze che non si riesce a intercettare.
L’unità speciale Rubicon
I tecnici del Cremlino apparterrebbero all’unità speciale Rubicon, un reparto creato per volontà del ministro della Difesa Belusov per conquistare la superiorità nel campo delle bombe volanti, che sta creando seri problemi all’esercito di Kiev. Il personale dei Rubicon viene selezionato e preparato con cura: ha il compito di scoprire le basi dei dronisti ucraini e distruggerle, attività che viene compiuta in maniera sistematica sul fronte di Donetsk e di Zaporizhzhia. Ogni squadra è composta di piloti giovanissimi, di ingegneri e di veterani delle truppe d’assalto che conoscono la realtà della battaglia. Li comanda il colonnello Sergey Budnikov, un ufficiale dei fanti di marina che ha passato due anni in prima linea. Questa natura multidisciplinare li rende in grado di adattare mezzi e tattiche a seconda degli sviluppi sul terreno: avrebbero ad esempio inventato i nuovi “quadricotteri da imboscata”, che atterrano in prossimità delle strade per colpire di sorpresa i convogli nemici.
La testata cita fonti del Gur, il servizio segreto militare ucraino, secondo le quali i russi si troverebbero nella base di Fuerte Tiuna, un’installazione alle porte della capitale molto protetta. Lì si sarebbero subito messi al lavoro per formare i droneros di Maduro. Il Venezuela dispone di velivoli teleguidati iraniani, sia del modello Shahed 136 usato in massa dai russi sia della versione Mohajer-2. In parte sono stati assemblati da una fabbrica locale, inaugurata nel 2012 dall’allora presidente Chavez.
La lezione degli Houthi
Questi ordigni hanno creato parecchie difficoltà all’Us Navy durante la campagna nel Mar Rosso contro gli Houthi yemeniti, obbligando caccia e fregate a scagliare dozzine di costosissimi missili terra-aria per abbattere incursori low cost. La lezione ha spinto il Pentagono a introdurre nuovi schemi di difesa e sperimentare sistemi innovativi, come gli schermi di microonde che “friggono” gli apparati elettronici dei droni. Bisogna capire se risulteranno efficaci contro i quadricotteri guidati via cavo: armi che non possono impensierire le navi americane ma sono potenzialmente devastanti contro l’eventuale sbarco di marines sul terreno.