Corriere della Sera, 18 novembre 2025
«Economia in nero a 218 miliardi, evasione ridotta del 2% dal 2011»
In Italia «l’economia irregolare resta un fenomeno esteso e radicato, che ostacola la crescita e intacca i principi di equità su cui si fonda la convivenza civile. Contrastarla significa, certamente, recuperare risorse per il bilancio pubblico; ma, prima ancora, vuol dire rafforzare la credibilità delle istituzioni, difendere la dignità del lavoro e tutelare la libertà d’impresa. È un investimento nella capacità dell’Italia di crescere in modo duraturo ed equo». Il governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta sceglie l’inaugurazione dell’anno di studi 2025-26 della Scuola di Polizia economico finanziaria per attaccare il «sommerso», tuttavia è fiducioso, perché «i progressi dell’ultimo decennio dimostrano che il cambiamento è possibile».
Nel nostro Paese l’economia «non osservata» – cioè la somma di quella sommersa (prevalentemente generata da sotto dichiarazione del valore aggiunto e dall’impiego di lavoro irregolare) e delle attività illegali (attività produttive relative a beni e servizi illegali, o che, pur riguardando beni e servizi legali, sono svolte senza autorizzazione o titolo) – vale 218 miliardi di euro, pari al 10% del Pil, secondo una rilevazione Istat 2023 citata da Panetta. Quasi la metà è radicata al Nord mentre un terzo al Sud. Tutte risorse sottratte al bilancio pubblico dall’evasione fiscale, «che riduce la capacità di spesa dello Stato e accresce gli oneri per i contribuenti onesti, con effetti negativi sull’equità e sull’efficienza del sistema tributario».
I danni causati da questa economia che sfugge ai controlli e dalla criminalità richiedono dunque «un deciso investimento di risorse finanziarie e di persone» secondo il vertice di Via Nazionale, ma finora lo Stato non è stato inerme. «Dal 2011 l’incidenza dell’economia non osservata sul Pil è diminuita di 2 punti percentuali. La quota dei lavoratori irregolari è scesa. L’evasione fiscale in rapporto al prodotto si è ridotta di quasi un terzo – afferma il governatore —. Questi progressi riflettono la trasformazione del sistema economico e il rafforzamento della capacità operativa della pubblica amministrazione». Molto resta da fare, avverte Panetta, e «i benefici non si misurano solo in termini di gettito». La maggiore efficienza della pubblica amministrazione e i progressi nella digitalizzazione «hanno infatti migliorato la relazione tra amministrazione e cittadini, favorendo il rispetto spontaneo delle norme e rafforzando il patto civico su cui si regge la convivenza economica e sociale».
Bankitalia fa la sua parte: nel 2024 ha condotto 600 azioni di vigilanza e 43 accertamenti ispettivi con l’Unità di informazione finanziaria che ha trasmesso 3.000 segnalazioni di operazioni sospette alle procure italiane. Con la Guardia di Finanza collabora in tema di vigilanza sugli intermediari, trattamento delle banconote, antiriciclaggio e contrasto al finanziamento del terrorismo.
Per vincere sul sommerso «dobbiamo proseguire con determinazione sulla via delle riforme, rendere più efficiente l’amministrazione pubblica, sostenere il tessuto produttivo. La tecnologia rafforza questa azione – è convinto il governatore —: non dobbiamo temerla, ma governarla con intelligenza e lungimiranza». Però da sola non basta: «Richiede persone capaci di utilizzarla al meglio. È necessario accompagnare l’investimento in strumenti digitali con un pari investimento in capitale umano, diffondendo le competenze necessarie a sfruttarne pienamente i benefici che ne derivano». E Panetta ricorda che può essere impiegata anche con fini non positivi, così ha messo in guardia dalle criptovalute: nel primo semestre oltre 4.600 casi di operazioni sospette in Italia hanno riguardato l’uso di criptoattività.
«L’uso di strumenti tecnologici così potenti e di grandi moli di dati personali comporta il rischio che vengano lesi i diritti fondamentali dei cittadini. Vi è una tensione fisiologica tra innovazione e tutela della riservatezza, che il legislatore è chiamato a governare».