Corriere della Sera, 18 novembre 2025
«Ok» di Israele e 2.700 euro, l’inganno della finta ong per scappare dalla Striscia
Il caso è scoppiato dopo l’arrivo in Sudafrica, giovedì scorso, di circa 150 palestinesi provenienti da Gaza e privi dei documenti di viaggio necessari. Ma il charter partito dall’aeroporto israeliano di Ramon, con destinazione Nairobi e poi Johannesburg non è stato il primo a trasportare sfollati dalla Striscia.
La vicenda è stata portata alla luce da Al Jazeera e Hareetz che hanno svelato come il viaggio sia avvenuto in «stretto coordinamento» tra una organizzazione chiamata Al-Majd Europe e le autorità israeliane. Sul proprio sito, Al-Majd si definisce come una «organizzazione umanitaria fondata nel 2010 in Germania, specializzata nel fornire aiuti e supporto a comunità musulmane in zone di conflitto» con un portale per le donazioni che vanno da 50 a 1.500 dollari, ovvero «il costo del viaggio di una persona». Il dominio è registrato in Islanda. Per i contatti viene fornita una casella di posta elettronica con localizzazione a Sheikh Jarrah a Gerusalemme Est.
Il sito web di Al-Majd è stato diffuso via social di Gaza negli ultimi mesi. Invita i palestinesi che desiderano lasciare l’enclave a fornire i propri dati, e molti lo hanno fatto. Una delle società associate ad Al-Majd, denominata «Talent Globes», di proprietà di una persona con cittadinanza israeliana ed estone, conferma di aver partecipato all’«evacuazione dei palestinesi da Gaza». Dopo l’approvazione iniziale, ogni candidato riceve istruzioni per trasferire una somma di denaro all’organizzazione, che varia da 1.500 a 2.700 dollari. Poi il «candidato» viene aggiunto a un gruppo WhatsApp in cui sono condivisi gli aggiornamenti sulla partenza. Tutte le comunicazioni tra l’organizzazione e i gli sfollati avvengono esclusivamente tramite WhatsApp, da un numero di telefono che sembra essere israeliano.
Il primo gruppo, composto da 57 cittadini dell’enclave, ha lasciato la Striscia il 27 maggio. La sera prima, decine di palestinesi hanno ricevuto via WhatsApp la posizione della Striscia in cui dovevano presentarsi. A bordo di autobus sono arrivati al valico di Kerem Shalom. Dopo i controlli di sicurezza israeliani, sono arrivati all’aeroporto di Ramon, dove sono saliti a bordo di un aereo charter operato dalla compagnia rumena Fly Lili con scalo a Budapest, che ha poi proseguito, in quel caso, per l’Indonesia e Malesia.
I gazawi del secondo gruppo, arrivati invece a Johannesburg, sono stati trattenuti ore perché non avevano i documenti in regola. Per l’ambasciata palestinese in Sudafrica la loro partenza è stata gestita da «un’organizzazione non registrata e fuorviante che ha sfruttato le tragiche condizioni umanitarie della nostra gente a Gaza, ha ingannato le famiglie, ha raccolto denaro da loro e ha facilitato il loro viaggio in modo irregolare e irresponsabile. Questa entità ha poi tentato di disconoscere ogni responsabilità quando sono sorte complicazioni». Haaretz conferma che l’Ufficio per l’emigrazione volontaria, istituito presso il ministero della Difesa israeliano, ha incaricato Al-Majd di organizzare le partenze dei gazawi con il Coordinatore delle attività governative nei territori (il Cogat) dell’esercito israeliano che l’anno scorso ha deciso di «semplificare significativamente i requisiti di sicurezza per i palestinesi che lasciano Gaza». Durante una conferenza stampa congiunta con il primo ministro Benjamin Netanyahu lo scorso febbraio, Trump ha affermato che gli Stati Uniti avrebbero «preso il controllo» di Gaza e l’avrebbero trasformata in una «Riviera», mentre i palestinesi sarebbero stati trasferiti in una «bellissima zona» «un po’ lontana» da Gaza.