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 2025  novembre 16 Domenica calendario

"Sui magistrati uccisi ho visto una carognata"

Oggi Rita Dalla Chiesa ha 77 anni.
Ne aveva 35 quel 3 settembre del 1982. Alle nove di sera suo padre, il generale Carlo Alberto, che era stato inviato a Palermo per dare un colpo alla mafia, uscì dall’ufficio della prefettura e salì su una utilitaria Autobianchi. Al volante sua moglie Emanuela Setti Carraro. Poche centinaia di metri e una Bmw guidata da Calogero Ganci, esponente di Cosa Nostra, superò l’auto del generale e si fermò. Scese dalla Bmw Antonio Madonia armato di un fucile mitragliatore. 30 colpi sul parabrezza. Il generale e la moglie morirono sul colpo. Intanto una moto Honda aveva affiancato l’auto dell’agente di scorta che fu messo fuori gioco e ucciso con altri 10 colpi.
Onorevole Dalla Chiesa, è possibile che un magistrato famoso come Gratteri legga in TV dichiarazioni false contro la separazione delle carriere attribuendole a Giovanni Falcone?
«È grave che un magistrato come lui legga dei testi dei quali non ha verificato l’autenticità. Ma quello che mi stupisce di più è che qualcuno, che Gratteri ha definito una persona molto importante, lo abbia chiamato al telefono per proporgli questo testo. E che lui, senza nessun controllo successivo, abbia preso questo testo e lo abbia proclamato in televisione».
Usando il nome di Falcone.
«Esatto: questa forse è la cosa più grave. Tu non puoi in Tv usare il nome di Falcone attribuendogli opinioni che Falcone non aveva».
Lei conosce Gratteri?
«Sì, conosco un po’ Gratteri. Mi pare una persona per bene. Un magistrato di campagna. Ha vissuto la sua vita da Pm chiuso nelle caserme dei carabinieri, nei conventi, sempre a rischio attentati. Quando era in Calabria gliel’avevano giurata. Una sera ci siamo ritrovati a mangiare una pizza insieme, dopo un convegno. Mi ricordo che lui mi disse: “Questa è libertà”. Gli chiesi: quale? Mi rispose: “La pizza”».
È dura la vita per certi magistrati?
«Sì. Io queste cose le ho vissute sulla mia pelle con mio padre. Perciò non mi aspettavo questo da Gratteri. Proprio perché lui ha vissuto la sua mancanza di libertà mi sarei aspettata più prudenza, più rigore».
«Il Fatto Quotidiano» oltre a pubblicare un falso Falcone ha pubblicato anche un falso Borsellino.
«La sinistra in questa battaglia referendaria appena cominciata sta raccontando balle colossali. Non sanno più a cosa attaccarsi. Allora si aggrappano a due persone della statura di Falcone e Borsellino. E sperano così che la gente dica: beh, se Falcone e Borsellino erano contro la separazione delle carriere...».
È una mancanza di rispetto nei loro confronti?
«No: è una carognata».
Il giornalista Andrea Scanzi, sempre in tv, ha espresso disprezzo per Giorgia Meloni accusandola di avere tradito Borsellino, sempre citando la dichiarazione falsa...
«Sì, Meloni è scesa in politica da ragazza dopo la morte di Borsellino. Ci sono delle morti che sono strappi ideologici. E Scanzi ci costruisce polemiche fasulle. Io dico: Tu, Scanzi, prima di parlare e di accusare Meloni, almeno informati!»
Hanno chiesto scusa.
«Beh, non potevano fare altro».
Lei ha conosciuto Falcone e Borsellino?
«Conosco bene Falcone. Oh, scusi, mi è scappato il tempo al presente. Quando mio papà fu ucciso, lui ci chiamò, a noi tre figli. Noi gli consegnammo il diario di mio padre. Ci fidavamo. E lui ha potuto capire tante cose da quel diario. Andammo da lui a Roma al comando dei carabinieri. Si sedette alla scrivania e vicino a lui c’era un altro signore. Falcone ha capito dalla mia faccia che di fronte a quel signore mai avremmo parlato. Allora lo fece uscire. Prese una risma di fogli bianchi, impugnò la sua penna stilo e dalle 3 del pomeriggio alle 9 di sera ha scritto, scritto, scritto, tutto di suo pugno».
Fu dura la vita di Falcone a Palermo.
«Falcone in quegli anni a Palermo è stato massacrato, chiudevano le sue inchieste nel cassetto, lo ostacolavano in tutti i modi. Ha passato gli ultimi anni della sua vita in un inferno vero».
Borsellino lo conosceva?
«Borsellino sapevo chi fosse. Falcone se l’è sempre aspettata la morte. Borsellino forse no. Poi visse quei 57 giorni dopo la morte di Falcone solo nell’attesa. E lo hanno ucciso il giorno che voleva portare la mamma dal medico. Ho conosciuto sua moglie Agnese. Grande donna».
Suo padre ha combattuto la mafia e ci ha lasciato la vita. Come giudica l’antimafia di oggi?
«Dipende dalle persone. A me pare più che altro che fare antimafia sia diventato un modo per farsi pubblicità. Poi ci sono persone che lottano davvero contro la mafia, ma non appaiono sui giornali o in tv. L’antimafia vera non è quella che urla in tv. Però abbiamo una presidente antimafia che è bravissima. È una donna, giovane, preparata. Si chiama Chiara Colosimo».
Come è stato possibile che il capo di Cosa Nostra, Messina Denaro, abbia potuto girare liberamente per la Sicilia per 30 anni?
«Per me non è possibile. Lui era assolutamente coperto. Lui era tranquillo. E non era la mafia a proteggerlo. C’era una rete politica.
Magistratura, politica, giornalismo. È ora di smantellarla».
La separazione delle carriere migliorerà la giustizia italiana?
«Secondo me si. C’è assoluto bisogno della separazione delle carriere. C’è bisogno anche che i giudici paghino quando sbagliano. Meno amicizia tra inquirenti e giudicanti».
La gente chiede giustizia giusta e sicurezza.
«Già, ma i nostri carabinieri e i nostri poliziotti vengono aggrediti, picchiati, presi a colpi di molotov, e quelli che li aggrediscono andrebbero messi in prigione. E invece no. Io non mi fido di un giudice che non difende il cittadino ma il delinquente».
Berlusconi e la giustizia...
«Noi abbiamo avuto un presidente, Berlusconi, che è stato inseguito tutta la vita con false accuse. E quest’uomo è andato avanti comunque. Era molto forte. Ma la giustizia non ci ha fatto una bella figura. Ha perso credibilità».
I magistrati stanno ostacolando la politica che fa il governo per contenere l’immigrazione clandestina.
Perché lo fanno?
«Perché i magistrati vogliono il potere».
Il referendum sarà un plebiscito pro o contro Meloni?
«Sarà un plebiscito contro la Meloni ma che gli si ritorcerà contro».