La Stampa, 16 novembre 2025
L’Eldorado dei latitanti
Non si esagera a definire Dubai un Eldorado della criminalità. La Camorra, in primis. Poi gli albanesi e quegli imprenditori italiani spavaldi finiti nei guai con la giustizia. Tutti loro sanno bene che tra i grattacieli degli Emirati Arabi si conduce la bella vita perlopiù al riparo dalla scure della legge. Un accordo di estradizione con l’Italia è stato ratificato nel 2018, ma il tutto è molto complesso: in gioco ci sono i delicati equilibri economici e della diplomazia. Anche gli accordi per lo scambio di informazioni con i Paesi occidentali ci sono, ma nella città degli Emiri la parola chiave continua ad essere il riserbo. Almeno sino ad oggi.
Gli investigatori che si occupano di Antimafia hanno un faro acceso su questo luogo leggendario, crocevia di soldi e di interessi legati alla droga, all’immobiliare, al riciclaggio. E c’è un nome, rilevante più di altri. È quello del broker della Camorra Raffaele Imperiale, classe ’74, ora collaboratore di giustizia. Originario di Castellammare di Stabia, a fine Anni 90 inonda di cocaina l’intera Campagna. I numeri? Da capogiro. In un anno riusciva a smuovere anche otto tonnellate di polvere bianca per un giro di affari che superava i trecento milioni di euro. Imperiale si sposta in Olanda, ad Amsterdam, dove gestisce un Coffee shop e, ovviamente, lo stupefacente. Faceva arrivare la droga dalla Colombia, dal Brasile, dall’Ecuador, l’acquistava a seimila euro al chilo per poi rivenderla in Europa a un prezzo cinque volte superiore. La sua storia si intreccia con guerre di mafia nostrane e non solo. Ma è alla fine del 2013 che, racconta un’inchiesta della procura di Napoli, Imperiale segna un ulteriore salto di qualità verso una sorta di cartello globale: lascia l’Olanda e si trasferisce a Dubai, «territorio buono per fare investimenti». Con trenta milioni di euro comprerà pure l’isola artificiale di Taiwan nel complesso di The World. Diventa insomma pioniere di anni d’oro in cui la Camorra investe negli Emirati per ripulire il denaro «sporco» e lì si nasconde per sfuggire alle manette. Uno tra tanti è il boss Raffaele Mauriello, «o chiatto», che, con la benedizione di Impieriale, da un grattacielo sul Golfo Persico continuava a gestire ingenti quantità di stupefacente. E a bere champagne.
Anche Imperiale viene arrestato nel 2021 e consegnato alle autorità italiane. Adesso collabora con la giustizia: i segreti custoditi a Dubai, lui li conosce bene. E li conosce tutti.
A godere della latitanza dorata non sono solo i camorristi e tra gli esempi più eclatanti c’è l’imprenditore Danilo Coppola. Spavaldo, senza scrupoli, ripara negli Emirati per sfuggire a una condanna definitiva a sette anni per il crac del Gruppo Immobiliare 2004, di Mib Prima e di Porta Vittoria. Dal settembre 2022 su di lui pende un mandato d’arresto internazionale, ma Coppola, che in passato finì pure nella lista dei cinquanta uomini più ricchi d’Italia, è a Dubai. Poi si sposta ad Abu Dhabi. Sfrontato, pubblica anche dei video su Instagram in cui si dice innocente e attacca i magistrati. Resta al sicuro sino all’anno scorso, quando viene arrestato dall’Interpol ed estradato. Il Guardasigilli Carlo Nordio si disse estremamente «soddisfatto» e una nota del ministero sottolineò «le intense attività giuridico-diplomatiche». Tanti i colloqui con l’allora ministro della Giustizia emiratino, sul tavolo «diverse richieste di estradizione italiane ancora pendenti». Nordio dichiarò: «Non può esservi nessuna impunità per chi commette crimini in Italia e cerca rifugio all’estero». E molto della questione in fondo sta tutta lì, nella collaborazione fin qui a singhiozzo delle autorità locali.
Dei giorni scorsi è la notizia del sequestro di una villa nella Capitale, due auto di lusso e conti correnti in Italia e all’estero per oltre due milioni di euro nei confronti di Giancarlo Tulliani, ex cognato di Gianfranco Fini. Coinvolto in un’inchiesta della Guardia di finanza di otto anni fa su fondi ricavati da attività illecite, gestiti da una rete di società e intermediari in Italia e nel mondo e reimpiegati in attività finanziarie e nell’immobiliare, in primo grado era stato condannato a sei anni per riciclaggio. Ma Tulliani ha lasciato il Paese ed è tutt’ora latitante. Dove? Ovviamente a Dubai.