La Stampa, 15 novembre 2025
L’ora del Titanic
Va all’asta per un milione di sterline l’orologio d’oro di uno dei passeggeri di prima classe del Titanic. Isidor Straus, che viaggiava con la moglie Ida. Ricchissimi. Tra i più ricchi sulla nave, si dice. Erano i proprietari dei grandi magazzini Macy’s di New York. All’epoca, quando nel 1902 aprirono il famoso store di Herald Square, nel cuore di Manhattan, copriva un intero isolato ed era il negozio più grande del mondo. Isidor era sbarcato a Ellis Island da povero ebreo di origine tedesca, come altri milioni di immigrati. Quando ancora America significava un’opportunità per tutti, quando la ricerca della felicità non erano solo parole scritte dai padri costituenti. Lui era stato tra i fortunati. Non solo aveva fatto fortuna, aveva creato un impero, era un magnate.
L’orologio è stato ritrovato sul cadavere, fermo alle 2,20, l’ora dell’affondamento, nella notte in cui la nave urtò l’iceberg il 14 aprile del 1912. Il corpo di Isidor fu recuperato nell’Atlantico e tra gli effetti personali c’era questo orologio da tasca, marca Jules Jurgensen, oro 18 carati, con le sue iniziali, regalo della moglie. Fu restituito alla famiglia e tramandato di generazione in generazione.
Isidor e Ida erano una coppia molto famosa a New York. La morte insieme nel naufragio del Titanic li ha resi immortali. James Cameron si è ispirato a loro nel finale del film Titanic, dove una coppia di anziani si abbraccia mentre la nave sta affondando. Sono Isidor e Ida, che non hanno voluto separarsi. Loro che si abbracciano avvolti dalle onde basta a creare il mito di una storia d’amore. Chissà. Forse era un matrimonio stanco e grigio, vai a sapere. A Ida offrono un posto in una scialuppa di salvataggio delle donne. Lei rifiuta. La frase precisa nessuno la sa, ma secondo la leggenda dice: «Abbiamo vissuto insieme tutti questi anni, dove vai tu vado anche io». Un ufficiale dell’equipaggio, vista l’età di Isidor, si offre di lasciargli il suo posto. Lui rifiuta. Sempre la leggenda vuole che Ida abbia dato la costosa pelliccia alla sua cameriera, per ripararsi dal gelo. Sarà l’unica a salvarsi sulla sua scialuppa. Il corpo di Ida invece non sarà mai trovato.
Forse sono solo leggende, ma che importa. Il Titanic è fatto apposta per nutrire la leggenda. Ci sono tutti gli elementi per giustificare l’ossessione. Che altro era, quella dei cinque milionari morti nel sottomarino Titan che tentava di raggiungere i tremila metri di fondale dove è adagiato il relitto? Un ossessione che alimenta film, narrazioni e la fame dei collezionisti. Ogni storia intorno al Titanic diventa un capitolo a parte. C’erano 2.200 persone a bordo, quindi 2.200 storie da raccontare tramite i loro oggetti. O forse 2.200 capitoli di una stessa storia.
Intorno al Titanic c’è tutto quello che serve per dare vita alle storie. Ci sono i ricchi e i poveri. C’è la gloria e il fallimento. La forza e la debolezza. I sommersi e i salvati. C’è la perenne sfida dell’uomo verso la natura. Contro gli elementi (inutile dire chi ne esce vittorioso). C’è la velocità. La nave più veloce di sempre. Il lusso mai visto prima. C’è la fiducia nel progresso. La nave che “non può” affondare. All’asta del 22 novembre presso la Henry Aldridge & Son nel Wiltshire, Inghilterra, andrà anche una lettera (stima 150 mila sterline) scritta da Ida a bordo del transatlantico. La carta da lettere è intestata “On board R.M.S. Titanic”, il timbro postale “TransAtlantic7” significa che è stata affrancata nell’ufficio postale di bordo e poi consegnata con la posta a Queenstown, in Irlanda, prima di affrontare l’oceano. Scriveva Ida: «Che nave! Così grande e così magnificamente arredata. Le nostre camere sono arredate con il miglior giusto e nel modo più lussuoso. E sono vere stanze, non cabine!».
L’orologio di Isidor Straus è destinato a diventare uno dei cimeli del Titanic più costosi mai venduti. Gli orologi vanno forte, a quanto pare. L’anno scorso è stato battuto per 1,5 milioni di sterline un altro orologio d’oro da tasca, quello regalato da alcune vedove a Sir Arthur Rostron, allora capitano della Carpathia, il piroscafo che salvò più di 700 sopravvissuti del Titanic. Sir Arthur invertì la rotta subito dopo che l’operatore radio della nave ricevette la richiesta di soccorso «abbiamo urtato un iceberg, venite subito». In meno di due ore era lì, altrimenti oggi racconteremmo di altri settecento cadaveri.
Poi c’è l’orologio di John Jacob Astor, anche lui ricco uomo d’affari newyorkese. E un’altra storia. J. J. Astor aveva 47 anni, affondò con la nave dopo aver messo Madeleine, la giovane moglie incinta, su una scialuppa di salvataggio e aver fumato un’ultima sigaretta. L’orologio fu recuperato sul cadavere, poi restaurato e indossato per tutta la vita dal figlio Vincent.
Per non parlare dell’altra celeberrima storia, raccontata dalla custodia del violino di Wallace Hartley. Il violinista e la sua orchestrina di otto elementi continuarono a suonare sul ponte del Titanic per calmare i passeggeri mentre il disastro si consumava intorno a loro. Solo all’ultimo Hartley ripose il violino nella custodia di pelle e se la legò addosso, forse per galleggiare meglio. Qualche giorno dopo il corpo fu ripescato con ancora la custodia attaccata addosso. Chi l’ha comprata nel 2012 per 290mila sterline non si è comprato una scatola di pelle bruciata dal sale e dal tempo, ma un pezzetto dell’immortalità del Titanic.