repubblica.it, 16 novembre 2025
Non solo dazi, ecco perché la bistecca costa sempre di più
Anche chi non è vegetariano potrebbe a breve convertirsi a un’alimentazione a base di broccoli e ceci. I costi della carne stanno infatti salendo alle stelle spingendo i più accaniti estimatori della bistecca ad eliminarla dal carrello della spesa. Il 2026 si prospetta come un anno in cui uno dei prodotti più consumati dagli italiani si trasformerà in un vero e proprio bene di lusso. Ma il problema non è solo nostro. Anzi. L’impennata della carne bovina, causata dalla crisi dell’offerta globale, accomuna tutto il mondo. Il Financial Times spiega come le dimensioni delle mandrie si sono ridotte a causa delle condizioni meteorologiche sempre più estreme, degli elevati costi di produzione e delle malattie.
Quanto pesano i dazi
Un ulteriore problema è rappresentato dai prezzi da record amplificati dai dazi doganali di Trump, in particolare quelli sul Brasile, che è ancora oggi il più grande esportatore mondiale di carne bovina. Trump naturalmente ha respinto le accuse e se l’è presa contro gli agricoltori e contro i giganti della lavorazione della carne che dominano la lavorazione negli Stati Uniti. Il presidente ha ordinato al Dipartimento di Giustizia di indagare sui “Big Four” – Tyson Foods, Jbs Usa, Cargill e National Beef – per presunta collusione manipolazione dei costi, accusandoli di aver trasferito ai consumatori i costi inferiori del bestiame. Negli Stati Uniti, il prezzo medio di mezzo chilo di carne macinata ha raggiunto il record di 6,32 dollari ad agosto, con un aumento del 13% in un anno, mentre le bistecche crude hanno raggiunto una media di 12,22 dollari al chilo, con un aumento dell’11%.
Cosa succede in Italia
In Europa, nel Regno Uniti e naturalmente in Italia l’inflazione alimentare sta mettendo a dura prova i bilanci delle famiglie. Le analisi più recenti dell’Ismea, l’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare, pubblicate a ottobre 2025 fotografano la filiera della carne in Italia e in Europa. Ebbene: negli ultimi mesi il settore della carne nel nostro Paese si è trovata al centro di una duplice dinamica: da un lato l’aumento dei costi di produzione e dei prezzi al consumo, dall’altro una riduzione della domanda interna, in particolare per le carni bovine, tradizionalmente più costose.
Anche secondo quanto riporta il consorzio del Vitellone bianco i prezzi della carne bovina in Italia hanno subito un notevole aumento negli ultimi anni, sia all’ingrosso che al dettaglio, con incrementi che vanno dall’100% per le mucche al 50% per i vitelloni. E a settembre 2025 nelle nostre aziende c’erano 534 capi in meno di razza marchigiana, 1506 capi in meno di razza chianina e 133 capi in meno di razza romagnole rispetto a settembre 2024.
La situazione in Europa
In Gran Bretagna, secondo l’Energy and Climate Intelligence Unit, i prezzi della carne bovina sono aumentati di quasi il 25 per cento nell’ultimo anno, diventando uno dei cinque prodotti alimentari di base, insieme a burro, latte, cioccolato e caffè. E se in Irlanda e Uk, gli agricoltori hanno dovuto far fronte a prezzi più elevati di fertilizzanti e mangimi dopo l’invasione russa dell’Ucraina, la siccità in Francia e Spagna ha ridotto la disponibilità di foraggio e costretto i produttori a ridurre i livelli di allevamento.