Libero, 16 novembre 2025
Intervista a Gianni Morandi sul tennis
A Torino ci sarà oggi un tifoso speciale di Jannik Sinner. È un ragazzo di 80 anni che è stato, come la Volpe Rossa, un golden boy della canzone negli anni ’60 ed è arrivato per accendere l’Inalpi Arena in onore del fenomeno di Sesto Pusteria. Lui è Gianni Morandi, invitato per uno show che si terrà prima della finale.
Morandi, lei è un tifoso di tennis? Non lo era soprattutto di calcio e del suo Bologna?
«Non ho mai giocato seriamente a tennis ma mi piace perché è uno sport dove il fisico e la testa devono andare sempre in sintonia. Se parliamo del mio Bologna non so che aggiungere, sta andando come un treno. Italiano è molto bravo, la società ha fatto il massimo e i giocatori sono una famiglia».
Cosa canterà prima della finale?
«Terrò un breve show con alcune delle mie canzoni, sarà un po’ l’antipasto del tour nei palasport del 2026. Ci vorrà il fisico, eh: io non ho i 24 anni di Sinner ma ne compio fra meno di un mese 81!».
Però sta pensando di girare l’Italia, dalla prossima primavera. Il via da Conegliano, il 15 aprile.
«Il presupposto sono i 60 anni di una canzone che amo molto e che darà il titolo al tour: C’era un ragazzo Tour 2026 ispirato a C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones».
La scaletta dei concerti l’ha fatta comporre dai fan, un’idea originale.
«Vero, i social servono anche a questo: ho chiesto di suggerirmi le canzoni che loro volevano cantassi e ne è uscita la scaletta».
A Torino canterà anche l’inno d’Italia?
«Sì, e sarà bello perché lo farò insieme alle 12.000 persone dell’Inalpi Arena. È sempre un’emozione perché io mi inorgoglisco quando c’è da cantare l’inno».
Sinner è come lei negli anni ’60: un ragazzo prodigio.
«In realtà lo vedo un po’ diverso dal sottoscritto 20enne. Io entrai nel mondo della canzone in modo esuberante, quasi da dilettante allo sbaraglio. Jannik è serio, concentrato, già un uomo fatto alla sua verde età. È un campione immenso».
Cosa le piace del suo modo di vivere il tennis?
«La costante ricerca del miglioramento nei colpi. Mi dicono gli esperti che sia migliorato anno dopo anno e che lo abbia fatto attraverso il lavoro in modo sempre umile, da questo si vede che è uno straordinario professionista. È il segreto per essere al top, in ogni settore».
Il metodo per arrivarci, al top, è lo stesso del suo.
«Io ci ho messo anni e sono andato a lezione di musica per migliorare e l’ho fatto anche dopo un periodo buio negli anni ’70 quando non riuscivo più a ottenere successi».
Jannik assomma il lavoro duro al talento.
«Penso che chiunque faccia sport a questi livelli non possa basarsi soltanto su una di queste due doti. Lui si allena molto perché sa che deve salire di livello contro Alcaraz. Lo dice sempre anche quando vince uno slam».
Il suo allenatore Darren Cahill ha detto: Sinner darà il meglio di sé fra i 28 e i 32 anni.
«Quelli della maturità. E pensare che, ora, ne ha solo 24 e ha già vinto praticamente tutto. Ma se lo dice Cahill c’è davvero da credergli. Quindi immaginate cosa sarà Jannik fra quattro-cinque anni».
Panatta sostiene che Alcaraz abbia un tennis più talentuoso mentre Sinner sia più costante.
«Sono i due campionissimi attuali ma senza il lavoro non basta il talento. Anche nel canto».
A proposito, dicono alcuni maligni che Sinner non sia italiano a tutti gli effetti.
«È un’ eccellenza del nostro paese, nel mondo è una bandiera come lo sono la Ferrari, Armani, Bocelli. È italianissimo, Sesto Pusteria è in Trentino Alto Adige mica in Patagonia».
C’è una canzone che associa a Jannik?
«Beh, direi Uno su mille ce la fa. Lui è riuscito a diventare numero 1 del tennis ed è stato il primo italiano. Mentre gli altri 999 erano alle sue spalle».
Il ragazzo Sinner piace molto alle mamme.
«Si vede che è un ragazzo educato, e questo è già una bella cosa. Poi mi piace perché quando vince, magari dominando l’avversario, esce dal campo quasi dispiaciuto. E lo fa in modo naturale, genuino. Penso sia rimasto lo stesso ragazzo di Sesto Pusteria».