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 2025  novembre 16 Domenica calendario

Il Cile sceglie: nostalgia di Pinochet o la sorpresa dei nuovi comunisti

Accanto al Río Mapocho, il fiume che attraversa Santiago e che durante la dittatura di Pinochet si trasformò in un lugubre cimitero a cielo aperto, con i corpi dei dissidenti trascinati dalla corrente, migliaia di persone rendono omaggio al dittatore. Sono i sostenitori di Johannes Kaiser, il “Milei” cileno, vera sorpresa di questa tornata elettorale. Il noto youtuber ultraconservatore ed estimatore di Pinochet, è tra i candidati favoriti al primo turno delle elezioni presidenziali di oggi. Al suo evento c’è chi vende spillette con il ritratto di Pinochet, chi veste lo slogan “Il Cile dice no al comunismo” e perfino chi distribuisce finte carte d’identità del dittatore.
Il Cile vota oggi e il panorama appare polarizzato, anche in seguito alla delusione nei confronti dell’uscente governo di centro sinistra di Gabriel Boric. Secondo i sondaggi, fra gli otto candidati che si presentano, i due che dovrebbero passare al ballottaggio finale del prossimo 14 dicembre, sono la rappresentante della coalizione di sinistra e politica del Partito Comunista cileno Jeannette Jara (con il 30% di intenzione di voto) e il candidato di ultradestra José Antonio Kast (con il 21%). Ma nelle ultime settimane Johannes Kaiser, 49 anni, è salito fino al 16%.
Le elezioni di oggi sono particolarmente imprevedibili: per la prima volta dal 2012 il voto è obbligatorio, e ciò significa che ci sono circa 6 milioni che normalmente si astenevano e di cui è ora difficile prevedere la preferenze.
Fra le persone che hanno seguito l’ultimo evento della campagna del candidato ultra, c’è Veronica, 41 anni, che indossa una t-shirt grigia su cui si legge “Anti woke”, «la dittatura di Pinochet è stata una benedizione e se servisse per ripristinare l’ordine sarei favorevole al ritorno di un regime». Mentre Antonio, 64 anni, aggiunge: «Lo voto perché parla di problemi reali, si vede che è un politico vicino alla gente».
Kast si era già candidato alle presidenziali del 2021, e molti elettori che lo hanno supportato allora, oggi voteranno per Kaiser. Questo succede perché il politico di destra, noto sostenitore del regime di Pinochet, di famiglia tedesca il cui padre faceva parte del partito nazista, ha abbassato i toni, cercando di attirare il voto dei cittadini di destra più moderata. «Anche se queste elezioni potrebbero sembrare estremamente polarizzate – spiega Paulina Astroza, politologa dell’Universidad de Concepción – la campagna per il primo turno è stata tuttosommato moderata. I due principali candidati, Kast e Jara, partono da posizioni agli antipodi (una comunista e uno di ultradestra), è vero. Ma se si leggono i loro programmi, sono entrambi più vicini al centro. Se al primo turno dovesse imporsi Kaiser, invece il discorso cambierebbe».
Nel 2021, quando Kast ha corso per il ballottaggio finale contro il progressista Gabriel Boric, la sua campagna era stata radicale, con frasi come: «Se Pinochet fosse vivo, oggi voterebbe per me». A quell’epoca il Cile stava vivendo un momento di tensioni, sulla scia della rivolta sociale iniziata nel 2019. Ma l’estremismo aveva penalizzato Kast, facendogli perdere il secondo turno con una differenza netta. La paura di un presidente di estrema destra aveva spinto la popolazione ad affidarsi al più moderato Boric.
Kast ha realizzato l’ultimo evento della sua campagna in una delle principali arene per concerti di Santiago, il Movistar Arena, davanti a oltre 10mila persone. Mentre sui megaschermi scorrono le immagini dei luoghi più turistici del Cile, chi assiste all’evento canta “Chi non salta, comunista è” e “Boric finalmente se ne va”. La scelta di focalizzare la sua campagna sulla sicurezza e l’immigrazione fa presa sui presenti, fra cui Carmen, 64 anni che dice: «Ho un piccolo banco al mercato e non mi sento più sicura. Ho bisogno di un cambio radicale e Kast lo può fare».
Circa 20mila persone sono accorse infine a seguire la chiusura di campagna di Jeannette Jara, la favorita. Militante del partito comunista sin da quando aveva 15 anni, Jara a fine giugno ha sbaragliato la concorrenza alle primarie della sinistra cilena, ottenendo ben il 60% dei voti. In questi mesi, è riuscita ad attirare sia l’interesse dei cittadini di sinistra più radicale, quanto di quelli più moderati, grazie a una campagna chiara e pragmatica. La leader punta soprattutto a contrastare l’aumento del costo della vita, rafforzare la sicurezza e migliorare la sanità pubblica. E se, da un lato, Kast si è allontanato da Pinochet e dalle proposte più estreme, Jara si è distanziata dal Partito Comunista e anche dal governo di Gabriel Boric (di cui era Ministra del Lavoro). Un altro dato che influenzerà il voto infatti è la delusione degli elettori verso l’attuale presidente Boric, la cui approvazione a fine legislatura è scesa sotto il 30%.
Migliaia di volontari negli ultimi mesi si sono dedicati alla campagna porta a porta di Jeannette Jara, andando soprattutto nei quartieri popolari per spiegare ai cittadini il programma casa per casa. Uno degli ultimi, si è svolto a Quinta Normal, zona popolosa e umile della città. Mentre i volontari bussano alle finestre e alle porte dei cittadini, distribuendo gadget e volantini, molti autisti strombazzano urlando “Jara presidenta!”. È l’ora del tramonto e una vicina del quartiere, dalla finestra di casa assicura: «Io la voto sicuramente, ma questa volta ho davvero paura che non ce la faremo contro l’ultradestra». E in effetti una vittoria di Jara oggi non le da alcuna garanzia sul secondo turno, dove verosimilmente le destre saranno unite.