Corriere della Sera, 16 novembre 2025
L’educazione affettiva? Nei romanzi
Chi è che insegnerà l’educazione sessuale o sentimentale o affettiva ai nostri figli e alle nostre figlie? Quali figure professionali o morali saranno le più adatte? Gli psicologi e le psicologhe? I filosofi? Gli scienziati? La psicoterapeuta o l’esperto dell’età evolutiva? Basterà un’ora alla settimana? Due o tre ore? E quelle due ore le aggiungiamo all’orario ordinario curricolare oppure decidiamo di sforbiciare l’italiano e la geostoria o piuttosto la matematica? E anche se si trovasse una soluzione che accontenti tutti: una volta usciti migliori dalle due ore di educazione affettiva, il mondo degli adulti che cosa offre? Massacri, sopraffazioni, disprezzo, urla, bugie, bufale, minacce, non discussioni ma baruffe persino in Parlamento, insulti, evasioni fiscali e sanatorie agli evasori, «fuori dalle palle» eccetera. Consapevoli di tutto ciò, vogliamo trovare una via ragionevole perché l’educazione affettiva non resti nel novero delle buone intenzioni naufragate nell’oceano dell’inutilità tipo l’alternanza scuola-lavoro? Chiunque la faccia, dovrà essere accompagnato da un bravo insegnante di letteratura, di quelli e di quelle che sanno leggere e appassionare (ce ne sono tanti e tante). Sarà la volta buona che finalmente la scuola riuscirà a fare apprezzare la lettura ai ragazzi e alle ragazze, se l’educazione sessuale o affettiva, chiamiamola come vogliamo, passerà attraverso le pagine dei grandi romanzi. Provare ad avvicinare gli adolescenti a certe scene conturbanti raccontate da Hemingway, all’iniziazione del giovane Adso nel Nome della rosa; sfogliare Agostino per farsi aiutare da Moravia; lasciarsi sorprendere da García Márquez e da Vargas Llosa; cercare non in Alina Reyes o in Elfriede Jelinek ma in Toni Morrison, in Antonia Byatt, in Doris Lessing per ritrovare il sesso pensato e vissuto dalle donne. E ci sono pagine molto intense anche nell’Amica geniale di Elena Ferrante. L’elenco sarebbe sterminato. Da leggere, da commentare e da discutere. Con cautela ma, per piacere (per piacere), con coraggio.