Corriere della Sera, 16 novembre 2025
Trump rompe con l’alleata Maga. Lei: «Temi lo scandalo Epstein?»
I loro rapporti erano in crisi da mesi, ma la rottura è stata sancita venerdì da un post sul social network del presidente, «Truth»: Donald Trump ha tolto il suo appoggio alla deputata repubblicana della Georgia Marjorie Taylor Greene, una dei suoi più vecchi alleati.
MTJ (spesso chiamata semplicemente con le sue iniziali) è una paladina del movimento Maga (Make America Great Again). Di lei Steve Bannon disse una volta che puntava a fare la vicepresidente di Trump. Un tempo derisa dai democratici perché suggerì che gli incendi in California fossero causati da un laser sparato dallo spazio controllato da banchieri ebrei, si era vista dire nei giorni scorsi in tv dalla presentatrice del programma «The View»: «Forse dovresti unirti ai Democratici, Marjorie». Ma lei aveva replicato: «Non sono una Democratica, entrambi i partiti hanno fallito». È l’incredibile parabola di una politica che era diventata punto di riferimento di Trump al Congresso (gli passava anche i deputati al telefono durante il voto) e che indossò il cappellino «Make America Great Again» e gridò «Bugiardo» al presidente Biden durante il discorso sullo stato dell’Unione del 2024.
Ora Trump la accusa di essersi spostata «troppo a sinistra» e nelle prossime primarie repubblicane per il seggio della Georgia che lei occupa da tre mandati appoggerà un altro candidato. La chiama «traditrice» e «Marjorie Taylor Brown» perché «l’erba verde (green) diventa marrone quando inizia a marcire». Trump scrive che «tutto sembra essere iniziato quando le ho mandato un sondaggio che diceva che non dovrebbe correre per il Senato o per governatrice, era al 12%, non aveva chance (a meno che ovviamente non avesse avuto il mio endorsement, che stava per ottenere!). Ha detto a un sacco di gente che era dispiaciuta perché non le rispondevo al telefono... non posso prendere ogni giorno le telefonate di una pazza farneticante».
Greene ha risposto su X che il presidente «mente su di me» e che ora ha ricevuto «una valanga di minacce», «alimentate e istigate dall’uomo più potente del mondo». MTJ è una dei 4 repubblicani che hanno firmato la petizione che porterà la Camera a votare la prossima settimana sulla pubblicazione di tutti i file di Epstein.
I sondaggi dicono che solo 4 su 10 elettori repubblicani approvano la gestione di Trump del caso Epstein. MTJ scrive su X che è «incredibile» quanto Trump «stia lottando per impedirne la pubblicazione» e si chiede «che cosa ci sia in questi file e quale Paese stia esercitando tanta pressione su di lui». Aggiunge che Trump dovrebbe dedicare invece tutte queste energie al costo della vita: «La maggior parte degli americani vorrebbe che lottasse così tanto per aiutare gli uomini e le donne dimenticati d’America che sono stufi delle guerre all’estero, che finiscono in bancarotta cercando di dare da mangiare ai figli e stanno perdendo la speranza di realizzare il sogno americano». La deputata ha postato un sms da lei inviato a Trump venerdì e sostiene che abbia provocato la rottura (gli suggeriva di aprire una inchiesta su Epstein e i Clinton) e un altro sms in risposta a «Natalie» (probabilmente Natalie Harp, assistente di Trump) che le scriveva che il caso Epstein è una truffa dei democratici. «Ho appoggiato il presidente Trump con troppo del mio tempo prezioso, dei miei soldi, anche quando quasi tutti i repubblicani gli avevano voltato le spalle» conclude la deputata su X «ma non venero o servo Donald Trump. Io venero Dio, Gesù è il mio salvatore e servo il mio distretto GA14, e il popolo americano».
Negli ultimi mesi, quando donatori e consulenti del partito si erano opposti alla sua candidatura come senatrice o governatrice credendo che non potesse vincere, Greene aveva preso sempre più posizioni sgradite ai repubblicani e a Trump. Era contraria alla partecipazione degli Usa nell’attacco israeliano in Iran. Ha detto che «guardare leader stranieri che entrano alla Casa Bianca non aiuta gli americani». Ha attaccato il suo partito durante lo shutdown, dicendo che «non ha un piano» per l’assistenza sanitaria. Ha detto che il programma di Trump sta finendo con essere «America Last» (l’America per ultima) anziché «America first».