Corriere della Sera, 16 novembre 2025
«Con l’Italia prospettive su energia, difesa, sicurezza. I centri per migranti? Dipende dal Patto europeo»
Il primo vertice intergovernativo Italia-Albania di Villa Doria Pamphilj, a Roma, ha ribadito il rapporto sempre più stretto tra i due Stati e quello personale (e politico) tra i premier Giorgia Meloni ed Edi Rama. Il primo ministro balcanico si è addirittura spinto a dire che Italia ed Albania sono un «unico Paese». Anche se la polemica – politica e giudiziaria – sui centri per migranti italiani in territorio albanese causa qualche mal di testa. «Quello che posso dire è che anche su questo dossier siamo stati e siamo al fianco del governo italiano», dice Rama in un’intervista al Corriere.
Primo ministro, qual è il passo ulteriore delle relazioni tra Albania e Italia?
«Il vertice tra i due governi è uno sviluppo storico nelle strette relazioni strategiche tra l’Albania e l’Italia. Apre nuove prospettive di cooperazione in settori chiave di interesse reciproco come l’energia, la difesa o la sicurezza delle frontiere, oltre che sul piano geopolitico, senza dubbio».
Si è parlato molto dei centri per migranti italiani realizzati nel Nord dell’Albania: a che punto siamo con queste strutture?
«Non ho nulla da aggiungere oltre ciò che ha spiegato molto bene la vostra presidente del Consiglio».
(«Non tutti hanno compreso la validità del modello» del protocollo sui migranti – ha detto la premier nella conferenza stampa congiunta —, «tanti hanno lavorato per frenarlo o bloccarlo ma noi siamo determinati ad andare avanti»)
Primo ministro, mi permetto di insistere: questi centri funzionano oppure il loro modello va rivisto?
«Il nuovo Patto europeo sulla migrazione ci mostrerà come evolveranno questi centri. E il gruppo di Paesi coinvolti è considerevole».
Ci sono state molte accuse sulla gestione di questi centri in Albania, in particolare sulle spese considerevoli sostenute per gestire pochi migranti. Per non parlare delle questioni giuridiche. Cosa risponde?
«Le accuse ormai sono parte integrante della nostra vita, che viene sommersa ogni giorno dal fango infinito dei social network, mentre la velocità vertiginosa con cui gira il mondo dell’informazione rende sempre più difficile capire la verità, dato che le gambe delle bugie sono diventate ancora più veloci nel fare il giro del mondo. L’Albania non ha investito un solo euro in questo progetto, quindi almeno in questo caso non possiamo essere accusati come al solito».
Quali sono i dossier che i due Paesi stanno affrontando insieme in questi mesi?
«L’adesione europea dell’Albania nel quadro di ciò che, giustamente, la presidente del Consiglio Meloni definisce la “riunificazione europea”, i progetti infrastrutturali, energetici e militari comuni, e naturalmente il fronte comune contro i traffici e l’immigrazione illegale».
L’ingresso del suo Paese nell’Unione europea al momento non si concretizza: quanto siamo lontani?
«L’Albania si trova in un momento decisivo. Questi giorni apriamo anche il capitolo finale dei negoziati di adesione ed entro il 2027 vogliamo chiuderli».
Che ruolo si aspetta che svolga Roma per l’Albania in questo iter?
«L’Italia è un’avvocata tradizionale dell’Albania nell’Ue. È la nostra voce più forte a Bruxelles. Il mio Paese non potrà mai ripagare all’Italia il grande debito morale per tutto ciò che ha fatto per noi. Gli albanesi non dimenticheranno mai quel debito».
L’Italia arriva da anni in cui, a livello europeo, non è sembrata molto presa in considerazione, complice l’instabilità politica. Oggi qual è il ruolo dell’Italia a Bruxelles?
«Giorgia Meloni ha portato la rappresentanza dell’Italia a un altro livello nell’arena internazionale, e questo ormai è un’opinione diffusa globalmente. Tutti vogliono sapere cosa pensa la presidente del Consiglio italiana su ogni problema che preoccupa la comunità internazionale».
Con Donald Trump alla Casa Bianca e l’alleanza strategica Russia-Cina-India, l’Ue sembra messa all’angolo.
«Sì, è vero. Ma in un certo senso questi sviluppi rappresentano una grande opportunità per il risveglio dell’Unione europea».
Il dossier Ucraina rimane aperto. È venuto il momento per Kiev di cedere i territori alla Russia – come chiedono alcuni – o l’integrità è il prerequisito per qualsiasi negoziato?
«L’Albania sostiene pienamente l’integrità territoriale dell’Ucraina e nessuna soluzione che intacchi i suoi confini sovrani può essere accettata come definitiva. Ma allo stesso tempo è davvero preoccupante che l’Europa non abbia ancora un suo piano di pace. E spero molto che non arrivi in ritardo quanto la fine stessa della guerra».