Corriere della Sera, 16 novembre 2025
Fondi per le armi, alt di Salvini: «C’è corruzione in Ucraina»
Sull’Ucraina la maggioranza registra i «però» e i «ma» di Matteo Salvini. Il leader della Lega premette che finora il suo partito ha votato con la maggioranza «tutti i pacchetti di sanzioni e tutti gli invii di aiuti, umanitari e non». Ora però – o ma, appunto – la Lega fa notare che «sono emersi fatti nuovi di assoluta gravità e grande rilevanza». La possibilità che parte dei soldi destinati all’Ucraina abbia «ingrassato il patrimonio personale di gente vicina a Zelensky, mentre migliaia di ragazzi erano al fronte» pretende chiarezza «assoluta e tempestiva». Perché, ragiona il leader del Carroccio, «pensare che i soldi degli italiani e degli europei per gli aiuti militari e civili finiscano nelle ville e nei gabinetti d’oro è sconcertante».
La campagna elettorale delle Regionali prende così una nuova piega: più che di Veneto, Puglia e Campania nel centrodestra ci si divide sul sostegno al governo ucraino, attraversato dagli scandali. Fratelli d’Italia evita la contrapposizione con la Lega. I colonnelli di Giorgia Meloni, sempre attenti a non avere nemici a destra, tacciono. Ha parlato per tutti venerdì Guido Crosetto, ministro della Difesa. Ci pensa Antonio Tajani, capo di Forza Italia e titolare della Farnesina, a ribadire che «l’Italia farà la sua parte» e che «questo non significa che non si debba continuare ad aiutare l’Ucraina per due corrotti». Anzi, sempre Tajani annuncia di aver già informato il Copasir del dodicesimo pacchetto di aiuti militari a Kiev, probabilmente l’ultimo del 2025. Anche se da Palazzo San Macuto, sede del Copasir, fanno sapere di non aver ricevuto alcuna informazione sulla nuova tranche. Si tratta di una delibera che coinvolge i ministeri degli Esteri, della Difesa e dell’Economia. È attesa in settimana. Mancherebbero le «firme» dei vertici del ministeri coinvolti, fra questi quello di via XX Settembre, a trazione leghista, guidato da Giancarlo Giorgetti. Anche un’incomprensione alimenta il clima di sospetti nella maggioranza, soprattutto al termine di una settimana puntellata dall’annullamento del viaggio di Crosetto a Washington per aderire al progetto americano Purl, dopo i dubbi del Carroccio. Una posizione, quella di Salvini sulle armi da acquistare dall’America, che da Fratelli d’Italia registrano come incoerente, visto che si tratta di un’indicazione del presidente Donald Trump.
Tuttavia questi sono dettagli, perché ora il dibattito nel centrodestra è sul sostegno all’Ucraina per il 2026, sostegno che passerà da un voto del Parlamento. Meloni è preoccupata per lo scandalo che ha colpito il governo di Kiev, certo. Dentro FdI ricordano che già altri ministri ucraini in passato sono stati allontanati. D’altronde la scorsa estate ha tenuto banco anche il caso della legge sulle agenzie anticorruzione, bocciata da Bruxelles e tornata indietro.
Le frizioni sul sostegno all’Ucraina attraversano la maggioranza e rimbalzano nel campo delle opposizioni. Elly Schlein, segretaria del Pd, dal palco del Dumbo a Bologna per l’assemblea degli amministratori dem, ringrazia il sindaco di Kharkiv e «rinnova vicinanza e solidarietà a tutto il popolo ucraino che continua a subire violentissimi attacchi criminali dalla Russia di Putin». Squillano nel Pd le parole di Filippo Sensi contro le dichiarazioni di Salvini «che mi fanno orrore e vergogna, forse più vergogna per lui che orrore. Con gli ucraini sotto le bombe e i missili del suo Putin». Carlo Calenda (Azione) sottolinea, con rammarico, che l’Italia è tra gli ultimi Paesi europei a non aver ancora acquistato armi dagli Usa. Sul fronte opposto, ecco Riccardo Ricciardi del M5S che registra «il fallimento delle politiche guerrafondaie di Meloni e Von der Leyen e il suicidio politico dell’Europa». Insomma fronti frastagliati nelle coalizioni. A guidare sono le proposizioni avversative di Salvini in vista della copertura militare nel 2026.