il venerdì, 15 novembre 2025
L’italiano che salvò la lingua dei Sami
È proprio vero che in qualunque angolo remoto del globo si vada si troverà sempre un italiano impegnato nelle attività più imprevedibili. Qui ad Inari, Lapponia finlandese, a 300 chilometri dal Circolo Polare Artico, incontriamo il quasi cinquantenne ingegnere Fabrizio Brecciaroli, marchigiano di Jesi, residente in Svizzera e periodico abitante di questo sperduto villaggio artico dove è impegnato da alcuni anni a ravvivare una lingua a rischio estinzione, una delle sette che i Sámi – la popolazione indigena delle zone settentrionali di Finlandia, Norvegia e Svezia – ancora oggi sparsi tra tre Stati, parlano.
La lingua si chiama Inari Sámi e alla fine degli anni 80 era sull’orlo dell’estinzione. Restavano soltanto quattro bambini in due famiglie a parlarla: tre fratelli da un lato e un ragazzo dall’altro. Furono i padri di quei piccoli a capire l’urgenza di agire, fondando Anaraskiela Servi, un’associazione che avrebbe segnato l’inizio di un percorso di rivitalizzazione linguistica e culturale. Da quell’iniziativa nacquero i primi asili in lingua madre, un’esperienza che continua tutt’oggi: tre strutture, due a Inari e una a Ivalo. Col tempo, quei bambini degli anni Novanta sono diventati adulti, hanno superato la trentina e oggi trasmettono la lingua ai propri figli.
La loro passione ha conquistato questo marchigiano che in Finlandia era arrivato per un master ma poi vi ha trovato l’amore e si è innamorato anche della lingua finlandese, prima ancora che dei Sami e della loro cultura. Brecciaroli è venuto in contatto con l’Inari Sámi grazie ai corsi online organizzati dall’università di Oulu, una delle città della zona, rivolti sia ai locali che a un pubblico internazionale. «A livello locale, siamo passati da due famiglie a venti o trenta famiglie. Una differenza enorme», osserva. A livello internazionale l’Inari Sámi ha conquistato un nuovo pubblico di studenti sparsi in tutta Europa. Come lui. «Ero in Svizzera, mi occupavo già di lingue e di traduzioni ma cercavo qualcosa di nuovo. Mi sono imbattuto in un corso e ho cominciato a seguirlo quasi per caso. All’inizio non ero mai stato a Inari e non conoscevo nulla di questo mondo: così sono diventato il primo italiano a parlare questa lingua».
Era il 2017. Nel giro di un paio d’anni, la passione si è trasformata in un impegno concreto: nel 2019 Brecciaroli decise di lasciare il lavoro da insegnante di italiano nella regione di Zurigo per dedicarsi completamente al progetto di questa nuova lingua.Da allora si divide tra la Svizzera e la Finlandia, lavorando alla promozione e alla tutela dell’Inari Sámi. Si occupa di traduzioni, pubblicazioni, materiali didattici, letteratura per ragazzi e antologie poetiche. Tra i progetti più significativi che segue ci sono le traduzioni di collane internazionali come Il diario di una schiappa, ma anche opere originali scritte direttamente in Inari Sámi, comprese produzioni di giovani autori e persino un romanzo di fantascienza. La vitalità editoriale è affiancata da riviste come Anarâš, che racconta la contemporaneità e le tradizioni di questa comunità e che Brecciaroli ci illustra nel suo ufficio del centro culturale Sajos a Inari, centro amministrativo dei sami finlandesi. «Ogni numero è una testimonianza di quanto la lingua non sia solo comunicazione, ma anche memoria e identità collettiva», spiega.
Nel 2025 l’associazione per la tutela dell’Inari Sámi ha ottenuto fondi europei tramite il programma Interreg Aurora, dedicato alla cooperazione transfrontaliera nel Nord Europa. L’obiettivo è sviluppare un nuovo dizionario online, capace di superare le lacune dei precedenti strumenti digitali. «I dizionari esistenti sono pieni di errori. Noi vogliamo costruirne uno affidabile, con i segni diacritici indispensabili per distinguere suoni e significati. È un lavoro enorme, ma necessario», dice lo studioso. «Rivitalizzare una lingua significa anche ridare dignità a una società che era stata compressa. Non è solo questione di parole: è cultura, memoria, futuro», conclude Brecciaroli prima di salutarci.