Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  novembre 15 Sabato calendario

Usa, in attesa da 20 anni della pena di morte viene graziato il giorno prima dell’esecuzione

Quando il condannato a morte Tremane Wood ha aperto gli occhi, ha visto una luce bianca e fredda. La testa gli faceva male. Il labbro era spaccato. Ma non era l’aldilà. Era l’infermeria del penitenziario di stato di McAlester, Oklahoma. Wood era stato ricoverato dopo essere caduto dalla branda, disidratato e stressato da oltre vent’anni in attesa dell’esecuzione, che sarebbe dovuta avvenire per iniezione letale.
Il detenuto aveva trascorso una vita in carcere da condannato a morte per l’omicidio di un ragazzo di 19 anni. A digiuno da ventiquattr’ore, trasferito nella stanza delle esecuzioni e ormai certo che la fine fosse arrivata, Wood aveva perso i sensi per la troppa emozione, dopo l’incontro con i legali che gli avevano comunicato l’annullamento della condanna. La sera prima era stato trasferito nel braccio della morte in attesa dell’esecuzione, ma il governatore dell’Oklahoma, il repubblicano Kevin Stitt, lo ha graziato, commutando la sentenza in ergastolo senza possibilità di uscire.
La storia, oltre a raccontare un epilogo a sorpresa, è anche un caso giudiziario, perché Wood, 46 anni, ha sempre sostenuto di non essere stato lui a compiere l’omicidio, ma il fratello, condannato all’ergastolo e morto in carcere. I due avevano tentato di rapinare Ronnie Wipf, un ragazzo cresciuto in una comunità hutterita, un gruppo religioso cristiano anabattista nel Montana, ma le cose erano finite male e il ragazzo era stato ucciso a coltellate. La famiglia della vittima aveva chiesto clemenza, per motivi religiosi, e il governatore ha citato nella sentenza il loro “amore cristiano”.
Gruppi noprofit avevano scoperto una serie di errori nel processo: Wood era stato difeso da un avvocato d’ufficio alcolizzato e svogliato. L’accusa, si è scoperto poi, aveva offerto premi ai testimoni se avessero confermato le accuse. Nonostante la Corte Suprema avesse respinto la richiesta di clemenza, anche alcuni repubblicani dell’Oklahoma avevano chiesto al governatore di annullare la condanna a morte.
La settimana scorsa il board del dipartimento di giustizia dell’Oklahoma aveva votato 3-2 per la commutazione della pena. Il governatore ha deciso per la grazia, la seconda in sette anni. I pubblici ministeri hanno criticato la decisione. L’accusa ha descritto Wood come un criminale pericoloso che ha fatto una vita da capo gang in carcere, trafficato droga, usato telefoni cellulari di contrabbando e ordinato attacchi contro altri detenuti. Wood, che aveva testimoniato davanti al board attraverso un video, ha ammesso di aver violato la legge, ma ha negato di essere un assassino. «Non sono un mostro – ha detto – Non sono un assassino. Non lo sono mai stato e non lo sarò mai». Lo attende il carcere a vita, come il fratello.
I suoi legali parlano di sollievo. Lui ha dedicato poche ma sentite parole per il governatore: “Posso solo dirgli grazie”.