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 2025  novembre 15 Sabato calendario

Marsiglia, ucciso il fratello dell’attivista anti-narcos

Il fratello minore dell’attivista ecologista Amine Kessaci, figura di primo piano nella lotta al narcotraffico a Marsiglia, è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco vicino alla più grande sala concerti della città. Giovedì, in pieno giorno, Mehdi Kessaci, 20 anni, è stato raggiunto da due killer in moto mentre era seduto nella sua auto appena parcheggiata. Non aveva precedenti, e sognava di diventare poliziotto.
Amine Kessaci aveva intrapreso la sua battaglia contro i narcotrafficanti dopo la morte, nel 2020, di un altro fratello, Brahim, trovato carbonizzato in un’auto. Cresciuto nei quartieri nord, aveva fondato l’associazione “Conscience” per sostenere legalmente e psicologicamente le famiglie colpite dalla violenza dei clan e per cambiare lo sguardo sulle vittime indirette della guerra della droga. Oggi vive sotto protezione: il procuratore di Marsiglia, Nicolas Bessone, non esclude che l’omicidio di Mehdi sia un «assassinio d’avvertimento» destinato a lui. «Se fosse così, avremmo superato una nuova soglia nell’orrore». Il sindaco Benoît Payan parla di «cambiamento di dimensione terrificante», mentre il ministro della Giustizia, Gérald Darmanin, evoca «un punto di svolta spaventoso». Le minacce contro l’attivista si sono moltiplicate dopo l’uscita del suo libro “Vivre et mourir en terre de narcotrafic“, vivere e morire nella terra del narcotraffico, una lunga lettera al fratello Brahim. Amine racconta che Brahim era l’unico della famiglia di sei fratelli ad essere caduto nella droga.
Dopo aver fondato la sua associazione, nel 2024 Amine si era candidato alle europee con la lista di Marie Toussaint per portare la voce dei giovani dei quartieri popolari, sfiorando poi l’elezione alle legislative in un collegio in cui sfidava il Rassemblement National. «La politica non mi ha mai teso la mano, allora ho deciso di prenderla alla gola. Brahim, sei tu che mi ci hai spinto il giorno in cui sei bruciato in una macchina», scrive nel suo libro l’attivista.
Sullo sfondo di questo nuovo omicidio c’è anche l’attesa del processo previsto nel 2026 per l’agguato costato la vita a Brahim e ad altri due uomini, un caso che aveva già segnato profondamente Marsiglia e aperto il dibattito sulla “cartellizzazione” del narcotraffico locale, sempre più simile ai modelli sudamericani. Le bande come la DZ Mafia, il gruppo Yoda o i “Nouveaux Blacks” si contendono il territorio con una violenza crescente. Se fino a pochi anni fa le vittime della guerra della droga appartenevano agli ambienti del traffico, oggi le mafie locali reclutano adolescenti come manovalanza e non esitano più a minacciare magistrati e direttori di carceri. Un salto di qualità che fa temere a Marsiglia una nuova spirale di violenza.