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 2025  novembre 14 Venerdì calendario

Cdu e AfD insieme: un presagio per Berlino?

C’è un dettaglio nazionale, non irrilevante, nel voto all’Europarlamento: la Cdu ha votato con l’estrema destra AfD. E i rappresen-tanti di Alternative für Deutschland lo celebrano. «È un giorno storico per le aziende tedesche ed europee e per la democrazia – ha detto l’eurodeputata AfD Mary Khan-Hohloch —. Con la caduta del cordon sanitaire, una maggioranza di destra ha indebolito il Green Deal». Non è la prima volta, si può obiettare, anche se mai si è trattato di misure così importanti. E c’è un precedente nazionale: quando Friedrich Merz, prima delle elezioni tedesche di febbraio fece passare una mozione anti-migranti con il loro sì, rompendo il tabù e scatenando proteste di piazza. Il teorema con cui lo giustificò, allora, suona più o meno così: se una legge è giusta, non vi rinuncio solo perché la vota anche l’AfD. Ma non ci si può girare dall’altra parte, quando il Brandmauer (il muro tagliafuoco) cade a Bruxelles. Tanto più se sta vacillando in Germania a livello locale, nei Länder. Sono diverse le città nell’Est, in cui un sindaco «indipendente» (magari con ex tessera Cdu) governa senza rifiutare i loro voti. «Se ho da cambiare un lampione – dice Alexander Vogt, primo cittadino di Halle – posso parlare anche con loro». Non è l’unico. L’anno prossimo ci sono cinque elezioni regionali: nell’Est l’AfD è prima ovunque. In Sassonia-Anhalt e in Meclemburgo-Pomerania è data tra il 38 e il 40%. Difficile capire come si potrà escluderli dal governo, anche perché servirebbe una coalizione con tutti-dentro (Linke e Bsw inclusi). C’è chi, come il politologo Ulrich von Alemann, scommette che il Brandmauer cadrà già in questa legislatura, appunto nei Länder. Con conseguenze difficili da prevedere. Se il cordone sanitario non tiene in alto e in basso, come si mantiene al centro, ossia a livello nazionale? Non solo. Se la Cdu aprisse davvero, poniamo in una regione, all’AfD, è difficile pensare che la Spd possa restare nel governo Merz. E nell’annus horribilis 2026 l’impensabile – l’instabilità politica della Germania – si potrebbe anche materializzare.