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 2025  novembre 14 Venerdì calendario

Epstein, su Trump insulti e minacce: «Solo io posso farlo cadere»

 I 23 mila documenti di Jeffrey Epstein, inclusi email e sms, diffusi dai deputati repubblicani illustrano la rete eccezionale di contatti nel mondo della politica e degli affari del finanziere incriminato per traffico sessuale di minorenni, morto in prigione nel 2019. È uno sguardo sulle sue comunicazioni quotidiane tra il 2011, quando Trump era una star della tv e iniziava a pensare alla politica mentre Epstein cercava di riabilitare la propria immagine dopo la condanna in Florida, e la primavera 2019. Tra i messaggi non sembra essercene nessuno tra Epstein e Trump, ma emerge una certa ossessione del finanziere per il presidente, molto tempo dopo la rottura della loro amicizia. In diverse email Epstein si riferisce a Trump in termini dispregiativi («scemo», «demente») e suggerisce di avere informazioni che potevano danneggiarlo. In uno strano messaggio inviato a se stesso il 1° febbraio 2019, afferma che Donald era a conoscenza degli abusi sessuali sulle minorenni ma non vi partecipò: «Trump lo sapeva e venne a casa mia molte volte in quel periodo. Ma non si fece mai fare massaggi».
L’interprete
Epstein si presenta come il miglior interprete della mente di Trump, come una persona che lo conosceva bene e «che è in grado di farlo cadere». E diverse persone influenti sembrano interessate a ottenere informazioni. Cerca inoltre di influenzare o consigliare governi stranieri durante il primo mandato di Trump. Allo stesso tempo ci sono messaggi che suggeriscono che Epstein o i suoi consiglieri credessero di avere informazioni compromettenti sulle attività finanziarie e immobiliari di Trump. Nel 2012, Epstein invia una mail a uno dei suoi avvocati, Reid Weingarten, e gli chiede che qualcuno scavi nelle finanze di Trump, incluso il mutuo per Mar-a-Lago e un prestito di 30 milioni di dollari. Quando la campagna presidenziale di Trump è ormai promettente, nel dicembre 2015, Epstein chiede a Landon Thomas Jr, allora reporter del New York Times: «Vorresti delle foto di Donald con ragazze in bikini nella mia cucina?». Thomas risponde «sì!» ma non le avrebbe ricevute. Pochi mesi dopo, nel marzo 2016, Epstein è agitato per la pubblicazione del libro di James Patterson Filthy Rich che parla anche di lui; il giornalista Michael Wolff gli consiglia di presentare una contro-narrazione: «Diventare una voce anti-Trump ti dà una copertura politica che sicuramente non hai adesso». Pochi mesi prima di finire in prigione, Epstein sembra suggerire, nello scambio con un amico, che così stiano «cercando di far cadere Trump», ma «è folle, perché io sono quello che potrebbe farlo cadere». Nel giugno 2019, tre settimane prima dell’arresto, il suo commercialista Richard Kahn gli scrive di aver esaminato le finanze di Trump trovandovi «nove cose interessanti» sui debiti, le entrate e la sua fondazione.
Chi altro viene citato
C’è una mail in cui il finanziere propone di offrire ai russi informazioni su Trump: «Penso che potresti suggerire a Putin che Lavrov potrebbe farsi un’idea parlando con me», scrive nel giugno 2018 all’ex premier norvegese Thorbjørn Jagland, allora segretario generale del Consiglio d’Europa. Jagland risponde che ne parlerà all’assistente del ministro degli Esteri russo. Epstein cita l’ex ambasciatore russo all’Onu Vitaly Churkin: «Capì Trump dopo le nostre conversazioni».
Con Larry Summers, ex segretario del Tesoro di Bill Clinton e presidente dell’Università di Harvard, ci sono diversi messaggi: Epstein gli dice che Trump è «al limite della follia», gli dà consigli sulla relazione con una donna. Summers, al ritorno da Riad nel 2017, gli scrive che i sauditi pensano che «Donald sia un clown, sempre più pericoloso per la politica estera». In un altro messaggio Summers afferma: «Si dice che le donne hanno metà del quoziente intellettivo del mondo, senza dire che sono più del 51% della popolazione». E poi: «Sto cercando di capire perché l’elite americana pensa che se uccidi tuo figlio picchiandolo e abbandonandolo è irrilevante per l’ammissione a Harvard, ma se ci hai provato con delle donne 10 anni fa non puoi lavorare in un network o un think tank. NON RIPETERE QUESTA IDEA».
Epstein è in contatto con l’ex avvocata della Casa Bianca di Obama Kathryn Ruemmler, che nel 2018 – quando lavorava in uno studio legale – prende in giro la gente «grassa» del New Jersey e discute con lui del caso di Stormy Daniels. Epstein esclama: «So quanto è sporco Donald». Il finanziere scrive al fondatore di PayPal, Peter Thiel, amico del vicepresidente J.D. Vance, complimentandosi per le sue «esagerazioni su Trump, non bugie» e lo invita nella sua isola nei Caraibi (un portavoce dice che non c’è mai stato). A Steve Bannon, ex stratega di Trump, Epstein scrive nel 2018: «Ci sono molti leader di Paesi con cui possiamo organizzare» (se Bannon è d’accordo a passare 8-10 giorni in Europa). A Peggy Siegal, nota pubblicista, chiede nel 2011 di contattare Arianna Huffington per aiutarlo a pulire la sua reputazione invitando reporter a indagare su Virginia Giuffre (pare che Siegel non lo abbia fatto). Epstein avverte il «Duca» (il principe Andrea) nel 2011 che sta per uscire un articolo sul Daily Mail sulle accuse di Giuffre. Il Duca è preoccupato: «Non posso più sostenere altro».