ilgiornale.it, 14 novembre 2025
No Meloni Day, scontri a Bologna. A Genova cartello contro il governo: “Quarto Reich”
Oggi è il “No Meloni Day” per gli studenti delle scuole medie e superiori, che hanno scelto di scioperare (ancora di venerdì) genericamente contro il governo, includendo tutta una serie di temi che partono dalla Palestina e arrivano fino alla riforma Valditara e alla Manovra. Da quel che si sta delineando, il fronte non è compatto perché da un lato ci sono i moderati della Rete degli Studenti Medi e l’Unione degli Universitari, che già alle prime ore del mattino hanno calato dal Pincio lo striscione “Agitiamoci” e dall’altra ci sono gli studenti radicali organizzati dalle organizzazioni comuniste Osa e Cambiare Rotta.
Questi hanno preso nettamente le distanze dai loro “colleghi” moderati con comunicati in cui li accusano di “appoggiare” il Pd e le organizzazioni sindacali e già da ieri sera diffondono sui social le immagini delle barricate create nelle scuole con l’obiettivo di impedire l’accesso a chiunque voglia dissociarsi dallo sciopero. “Blocchiamo tutto”, è il loro slogan. “Genova, manifestazione contro il governo. Questo è il livello (disgustoso) di chi ci critica. Il loro odio e le loro menzogne non ci fermeranno”, ha dichiarato Salvini mostrando uno dei manifesti che indica i ministri del governo, e la stessa Meloni, come “Quarto Reich”.
A Roma, invece, l’obiettivo degli studenti è raggiungere il ministero dell’Istruzione dove dicono, “chiederemo di essere ricevuti da Valditara, l’unico che non ci ha mai incontrato”. Questa è la richiesta del coordinatore nazionale dell’Unione degli studenti, tra i gruppi più moderati. “Soldi alla scuola non alla guerra”, scrivono i ragazzi di Osa. Vicino a un palo sono stati appoggiati i fantocci ripieni di carta con i volti della premier Meloni, della ministra Bernini e del senatore Gasparri. “Contro la finanziaria di guerra vogliamo minimo 20 miliardi per università e ricerca”, si legge su un altro cartello di Cambiare Rotta. Tra i manifestanti anche i ragazzi di Fridays for future che tornano in piazza per il clima. Alle 10 è partito anche un altro corteo organizzato dai collettivi autonomi che ha raggiunto il ministero dell’Istruzione e poi l’ufficio scolastico regionale: proprio davanti al Mim è stata lanciata della vernice rossa.
A Torino in testa al corteo ci sono i movimenti del Fridays for Future, che insieme ai collettivi si sono radunati davanti alla stazione di Porta Susa. “Le scuole scendono in piazza contro la guerra” è lo slogan scelto per unire le diverse componenti della protesta. Gli organizzatori parlano di una mobilitazione per “lottare per non essere travolti da questo sistema marcio che ci spinge nel baratro della guerra. Lottare per dimostrare che anche noi abbiamo potere”. Nonostante la pluralità di intenti, gli unici cori che si sono alzati nella mattinata sono solo quelli contro Israele e per la Palestina, al netto di qualche incursione di “Bella Ciao”. A Bologna le forze dell’ordine sono intervenuti con una carica di alleggerimento del momento in cui il corteo ha cercato di spingere il cordone di polizia per raggiungere la zona della fiera per contestare i ministri ospiti all’assemblea Anci. “Vieni qua senza manganello che ti ammazzo”, è la minaccia di uno dei manifestanti agli agenti di Bologna schierati. Al ponte di San Donato, la polizia in tenuta antisommossa ha bloccato il corteo a metà del ponte, impedendo il passaggio.
Alcuni studenti del corteo dei Collettivi milanesi si sono messi davanti alle transenne presidiate dalle forze dell’ordine all’imbocco di via Monforte, dove ha sede la prefettura, con un bavaglio bianco alla bocca. “Non chiuderete la bocca alla nostra protesta”, hanno detto da un camion.